lunedì 31 agosto 2009

Cacciati i piccioni davanti al “Menti”

SODDISFAZIONE. I volatili... colpivano l’entrata della sezione arbitri

Cacciati i piccioni
davanti al “Menti”

Da "Il Giornale di Vicenza" di Domenica 30 Agosto 2009, CRONACA, pagina 17

La fine dell’estate riporta usi e consuetudini: test, allenamenti, riunioni, prime partite della stagione. Ma quest’anno c’è una novità, che arriva direttamente dal Comune di Vicenza. L’Amministrazione ha infatti finalmente accolto gli appelli degli arbitri vicentini, ponendo fine allo scempio che da anni i piccioni effettuano nel parcheggio antistante la zona dei “distinti” dello stadio Menti, proprio dove la sezione “Bertoli” ha sede. L’Amcps ha infatti posizionato anche sotto la curva dei “distinti” gli spilli allontana piccioni e le reti antivolatile, un lavoro che allontanerà definitivamente i piccioni che da anni tormentano autisti e pedoni. Con soddisfazione anche delle Aim, che vedranno così aumentare i propri profitti nei parcheggi.Gli arbitri ringraziano quindi all’assessore Antonio Dalla Pozza, che ha preso a cuore le sorti della sezione cittadina. Il Comune ha contribuito al rilancio del prestigio della sezione, accettando di patrocinare il nuovo corso arbitri che si spera porterà alla sezione vicentina giovani leve pronte a calcare i campi della provincia.Inoltre, per migliorare la propria visibilità, la sezione vicentina ha realizzato nuove locandine, già visibili nel sito internet www.aiavicenza.it, che verranno appese negli istituti superiori della città per invogliare studenti e studentesse verso questa attività. Gli opuscoli informativi inoltre danno rilievo a Gianluca Barbiero, arbitro di punta della sezione vicentina, che milita in Can Pro.

venerdì 28 agosto 2009

“Strada Amica”: la polizia locale chiede il mediatore culturale

L’integrazione passa anche dalla sicurezza sulla strada. E’ questo il caso del progetto “Strada Amica”, che l’assessore Antonio Dalla Pozza ha presentato oggi in giunta. Si tratta di un’iniziativa che prevede l’introduzione di mediatori culturali per le nazionalità maggiormente rappresentate a Vicenza, con lo scopo principale di farli intervenire a supporto della polizia locale quando ad essere coinvolti in incidenti stradali sono stranieri. “Per realizzarlo - precisa Dalla Pozza - sarà ora necessario ottenere l’ok della Regione Veneto, alla quale chiediamo uno specifico cofinanziamento pari al 65% dei 293 mila euro necessari. In ogni caso la diminuzione degli incidenti diventerà fin dai prossimi mesi una priorità della nostra azione, in aggiunta agli interventi attuati in questo primo anno per la sicurezza del territorio. Sulle nostre strade gli incidenti devono diminuire, per questo dobbiamo agire sia sulla prevenzione sia sul controllo”.
Questo specifico progetto nasce proprio da un’analisi compiuta dal comando di polizia locale sui dati degli incidenti stradali: a fronte di una presenza di stranieri a Vicenza pari al 15 % della popolazione residente, il loro coinvolgimento negli incidenti stradali risulta del 30% sul totale. Rumene (12), marocchine (9), albanesi (6), ghanesi (6), oltre a provenienti dalla ex Jugoslavia le persone maggiormente coinvolte negli incidenti con stranieri rilevati dalla polizia locale. Nel 2009 tali incidenti sono stati complessivamente 95, con 77 feriti e 32 nazionalità estere interessate. Spesso complesse le operazioni di intervento, con problemi di comprensione e di diffidenza. Di qui la collaborazione tra assessorato alla sicurezza e assessorato alla famiglia e alla pace per cercare di attivare la figura del mediatore culturale. Il progetto prevede che i mediatori culturali, una volta selezionati e formati, collaborarino con i servizi sociali per i casi di marginalità e difficoltà di integrazione e, soprattutto, siano a disposizione della polizia locale per ogni necessità legata a problemi di comprensione di stranieri coinvolti in incidenti. Quindici i mesi indicati per l’attuazione dell’iniziativa, 1800 le ore di lavoro previste per i mediatori, da individuare preferibilmente tra le nazionalità rumena, marocchina, albanese, nigeriana, ghanese, senegalese, filippina, cinese, e dell’ex jugoslavia.
Tra i compiti del mediatore, non solo la presenza durante la rilevazione dell’incidente per chiarirne le dinamiche, ma anche azioni di prevenzione e di diffusione della conoscenza delle leggi e dei comportamenti, in incontri nei quali ricordare ai guidatori stranieri le regole del codice della strada. Ancora, con specifici accordi da sottoscrivere con enti come la motorizzazione, il mediatore potrà intervenire a supporto dello straniero che deve prendere la patente, rinnovarla o convertire la propria. Infine, potrà collaborare alla realizzazione di pubblicazioni multi lingue su questi argomenti.
Il progetto, infine, comprende il potenziamento del parco mezzi che la polizia locale dedica all’infortunistica stradale, con due nuove auto e una stazione mobile, e della tecnologia informatica utilizzata per questo servizio, oltre che un finanziamento per aggiungere 1300 ore di lavoro a quelle che gli agenti già dedicano al controllo della strada ed in particolare delle vie più soggette agli incidenti.

lunedì 24 agosto 2009

Notti tranquille: ancora sanzioni antiprostituzione e ai locali

Ancora un fine settimana di intenso lavoro per gli agenti di polizia locale impegnati nel servizio "Notti tranquille". Nel corso dei controlli eseguiti tra venerdì e domenica sera sono state 10 le sanzioni emesse nei confronti di clienti di prostitute. Ancora una volta viale San Lazzaro, viale Milano, la strada Padana verso Verona e lo Stadio le zone maggiormente interessate dal fenomeno.
Nelle stesse serate gli agenti hanno controllato anche numerosi pubblici esercizi della città: per sei locali sono scattate sanzioni perché sono risultati aperti oltre l’orario di chiusura, fissato per le ore 2.

Rifiuti abusivi e non differenziati: due sanzioni da parte di agenti in borghese.

Dalla Pozza: “Intensifichiamo il controllo ecologico richiesto dai cittadini”

Si rafforza il controllo della polizia locale sul corretto conferimento dei rifiuti urbani. Nei giorni scorsi, in seguito ad alcune segnalazioni di cittadini, agenti di polizia locale in borghese hanno pattugliato la zona di strada Ca Balbi: risultava infatti il ripetuto abbandono di rifiuti all’esterno dei cassonetti.
I controlli hanno dato esito positivo perché per due volte sono state accertate violazioni dell’ordinanza del 2002 che stabilisce le modalità di conferimento dei rifiuti urbani. In un caso la multa è scattata perché la persona che stava lasciando i rifiuti non era residente nel Comune di Vicenza, nell’altro caso perché il cittadino non aveva effettuato correttamente la separazione, conferendo nel cassonetto destinato al “residuo” materiali vietati come la plastica e la carta. Per entrambi i multati la contravvenzione è stata di 50 euro.
Si tratta – commenta l’assessore all’ambiente e alla sicurezza Antonio Dalla Pozzadi una rinnovata attenzione verso il servizio di controllo ecologico che la stessa delibera di febbraio sulla TIA, la tariffa di igiene ambientale, prevedeva, oltre che di una risposta concreta a segnalazioni giunte dai cittadini anche attraverso la stampa locale. Anche nei prossimi tempi agenti della polizia locale in borghese continueranno ad effettuare servizi di questo tipo, in particolare per scoraggiare i conferimenti abusivi da parte di persone che non risiedono a Vicenza e chi non adotta in modo corretto la raccolta differenziata”.

giovedì 20 agosto 2009

Addio alla ex Centrale del latte, nel futuro ecco giardini e negozi

Dal sito de "Il Giornale di Vicenza" www.ilgiornaledivicenza.it
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/79228_addio_alla_ex_centrale_del_latte_nel_futuro_ecco_giardini_e_negozi/
Giovedì 20 Agosto 2009, di Gian Marco Mancassola

A SAN BORTOLO. Il Pat indica una prevalente destinazione a parco pubblico. Saranno previsti spazi per associazioni e parrocchia, oltre a destinazioni commerciali. I capannoni abbandonati nel 2008 saranno demoliti al costo di 2 milioni di euro. Si salveranno solo gli uffici

Addio alla ex Centrale del latte
Nel futuro ecco giardini e negozi
Meno cemento, più verde. È l'equazione su cui il Pat cucirà il futuro dell'ex Centrale del latte. Se da tempo da destra e da sinistra si invoca una destinazione prevalentemente pubblica con annesso parco attrezzato per lo stabilimento ai margini di S. Bortolo, il Piano di assetto del territorio di prossima adozione indica la via da seguire per trasformare gli 11 mila metri quadrati di via Medici in uno spazio aperto ai vicentini. Il futuro sarà in gran parte parco, ma non tutto l'edificato sarà demolito e qualcosa sarà costruito.

BONIFICA E DEMOLIZIONI. I capannoni di via Medici sono stati definitivamente abbandonati un anno fa, quando la Centrale del latte si è trasferita nel moderno stabilimento di Vicenza est. Da un anno l'amministrazione Variati sta quindi elaborando una proposta per trasformare la struttura dismessa, avviando parallelamente una serie di indagini per scongiurare il rischio di brutte sorprese. In particolare, con una spesa di 20 mila euro è stata promossa una campagna di analisi in profondità per stabilire se vi sia presenza di inquinamento. I risultati, finora, escludono motivi di preoccupazione. Come spiega l'assessore all'Ecologia Antonio Marco Dalla Pozza, se questo sarà anche l'esito finale delle indagini, verrebbe confermato il budget stimato per demolire i capannoni: circa 2 milioni di euro.

UN PROGETTO IN REGALO. Il punto di partenza per la riflessione sul futuro dell'area è il progetto donato al Comune dai vertici della Centrale del latte all'inizio del 2008. L'impianto dei "Giardini di via Medici" è la creazione di un parco sull'85% della superficie. La sostenibilità economica verrebbe raggiunta con la costruzione di un edificio di pregio. «Questo potrebbe essere il punto di partenza - concede l'assessore Dalla Pozza, che da consigliere di opposizione si era vivacemente battuto per un futuro verde in via Medici - ma il nostro punto di arrivo è diverso. L'area dovrà avere una prevalente destinazione pubblica: con questo intendiamo la stragrande maggioranza della superficie a disposizione. Come accadrà con l'ex Zambon, l'equilibrio economico e urbanistico dovrà essere individuato all'interno del perimetro dell'area, senza ricorrere a forme di perequazione che coinvolgano altre aree».

ASSOCIAZIONI E NEGOZI. La destinazione pubblica non si esaurirà con il parco. Come spiega Dalla Pozza, nei piani di palazzo Trissino c'è anche la riqualificazione della palazzina di uffici che sorge nello spicchio più a nord: sarà salvata per essere convertita in un contenitore di sedi per le associazioni e i gruppi attivi. Da tempo la parrocchia del Sacro cuore chiede la possibilità di ampliare gli spazi dell'oratorio. Con l'ipotizzata chiusura al traffico dell'ultimo troncone di via Medici, davanti ai cancelli della Centrale, parrocchia, parco e palassociazioni diventerebbero un continuum. Sì, ma chi paga demolizioni, ristrutturazioni e allestimento del parco attrezzato? Una quota dell'area verrebbe riservata per creare edifici pubblici. La destinazione più probabile potrebbe essere il commercio di vicinato, al servizio del quartiere, ma non è escluso che possano vedere la luce anche residenze o uffici.

Gian Marco Mancassola

Ztl, telecamere spietate in centro, in un mese quattromila multe

http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/78955_ztl_telecamere_spietate_in_centro_in_un_mese_quattromila_multe/

Dal sito de "Il Giornale di Vicenza" on line del 19 Agosto, articolo di Gian Marco Mancassola


CENTRO STORICO. I numeri elaborati dalla polizia locale dall'8 luglio, quando è entrato a regime il nuovo sistema. Dai verbali 280 mila euro. Sono già mille le notifiche. L'ingresso più perforato è quello di contrà Carpagnon

Ztl, telecamere spietate in centro
In un mese quattromila multe

Quattromila multe in un mese. Le telecamere della zona a traffico limitato non danno scampo. Il centro storico si è trasformato in un videogame da cui conviene girare alla larga se non si possiede il fatidico permesso per circolare dentro il perimetro della Ztl. Dall'8 luglio è entrato a regime il sistema di telecontrollo degli otto varchi di ingresso al cuore del capoluogo. Nel primo mese di applicazione del "vigile elettronico" il comando della polizia locale ha contato 3.915 verbali. Tra l'8 luglio e il 6 agosto le casse comunali hanno incamerato oltre 280 mila euro.
I NUMERI. Dei 3.915 veicoli privi di pass, 3.505 indossano targa italiana, mentre 410 hanno targa straniera. Secondo i dati elaborati in contrà Soccorso Soccorsetto, a questi si aggiungono una sessantina di multe annullate poiché da verifiche successive è emerso che gli automobilisti avevano in realtà il diritto di circolare nell'area interdetta: tra i casi più diffusi vengono citati medici non ancora registrati o portatori di disabilità che possono mettersi in regola entro 48 ore. In media sono stati individuati 131 "portoghesi" al giorno, di cui 117 italiani e 14 stranieri. Una media che si è mantenuta costante durante tutto il primo mese dall'avvio del sistema di controllo a distanza, nonostante i ripetuti annunci, nonostante i nuovi cartelli applicati agli ingressi, nonostante l'arrivo dei primi verbali. Finora, infatti, sono già state notificate più di mille multe, relative alle infrazioni commesse fino al 16 luglio. Le altre sono in arrivo: qualcuno se ne vedrà recapitare più d'una. In contrà Soccorso Soccorsetto, con un certo sollievo, finora non hanno ricevuto alcuna lamentela, anche se per i ricorsi c'è ancora tempo.
IL BILANCIO. Ogni multa vale 74 euro: quindi finora il Comune ha racimolato quasi 290 mila euro. Cifre da capogiro, superiori alle previsioni. Basti pensare che nel bilancio 2009 era stata inserita un'entrata ipotetica di 500 mila euro. A questo ritmo, prima della festa dei Oto la quota sarà raggiunta e superata. «Abbiamo calcolato che entro la fine dell'anno gli ingressi irregolari catturati dalle telecamere saranno 20 mila», afferma l'assessore con delega alla sicurezza e alla polizia locale Antonio Marco Dalla Pozza. «Siamo soddisfatti - analizza l'assessore - perché siamo riusciti a far funzionare il sistema dopo molti anni di tentativi durante le precedenti amministrazioni e perché finora regge alla prova dei fatti, superando tutti i test. Non posso essere soddisfatto per l'alto numero di multe: delle multe non si è mai soddisfatti». Ne sa qualcosa proprio Dalla Pozza in persona, che ha sperimentato l'efficienza dei suoi agenti sulla propria pelle quando si è ritrovato il foglietto verdognolo sul parabrezza, firmato da due vigilesse, inflessibili nel sanzionare la sosta in piazza Biade, senza che il regolare permesso detenuto dall'assessore fosse ben visibile sul cruscotto. La multa è stata puntualmente pagata tre giorni dopo.
LE TELECAMERE. Le otto porte videosorvegliate alla Ztl sono così dislocate: in piazzale De Gasperi, via Montagna, contrà Motton San Lorenzo, corso Fogazzaro, contrà Porti, contrà S. Corona, contrà Gazzolle e contrà Carpagnon. L'ingresso più frequentato dagli irregolari è quello di contrà Carpagnon; il traffico minore, invece, spetta a contrà Porti. La valanga di multe si è prodotta tra luglio e agosto nonostante le ferie e nonostante due varchi siano stati in parte disattivati per cantieri stradali di ripavimentazione. È il caso di contrà Gazzolle e più di recente di contrà S. Corona.

Gian Marco Mancassola

L'assessore Dalla Pozza interviene sul tema dell'amianto

Coperture in amianto del Consorzio Agrario di viale Trento: il Comune le tiene monitorate dal 2001 e continua a sollecitare Anci per l’attivazione del progetto di mappatura delle zone da bonificare

E’ dal 2001 che il Comune tiene monitorate le coperture in amianto del Consorzio Agrario di viale Trento. Lo scorso 7 luglio il responsabile del Servizio prevenzione igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro dell’Ulss 6 ha sottolineato che per il personale occupato non risultano condizioni di rischio superiori a quelli della popolazione in generale. In ogni caso il settore comunale ambiente e tutela del territorio ha chiesto al Consorzio Agrario l’aggiornamento del Programma di manutenzione imposto dal Comune fin da 2002 e l’elenco degli interventi effettuati. Per le zone effettivamente danneggiate, peraltro di dimensioni ridotte, la proprietà dovrà procedere agli interventi di bonifica previsti: rimozione, confinamento, incapsulamento, dopo il parere dell’Arpav di cui si è ancora in attesa”. Così l’assessore all’ambiente e tutela del territorio Antonio Marco Dalla Pozza sull’annosa questione delle coperture in amianto del Consorzio Agrario di viale Trento. Il caso è tornato di attualità in seguito ad una recente interpellanza del consigliere comunale Sandro Guaiti, che ha ipotizzato un progressivo deterioramento delle coperture e ha inoltre chiesto all’assessore di creare un catasto dei siti da bonificare e di verificare la presenza di finanziamenti europei per agevolare i privati nello smaltimento di questo materiale pericoloso.“La mappatura delle zone interessate dall’amianto – spiega a questo proposito l’assessore - spetta per legge alla Regione: i proprietari dei capannoni che contengono questo materiale devono comunicare i dati del fabbricato all’Ulss di competenza, mentre gli amministratori di condominio hanno l’obbiligo di avvisare l’Arpav e di sospendere ogni attività di manutenzione in caso di scoperta di amianto friabile durante gli interventi di manutenzione”. “Il Piano regionale amianto – prosegue l’assessore, tentando di far luce sulla complessa vicenda - prevedeva che i censimenti delle zone da bonificare fossero effettuati da Arpav. In considerazione del sostanziale inadempimento dell’attività di ricognizione, nel febbraio del 2008 la Regione ha individuato nei Comuni i soggetti preposti alla formazione del catasto dei siti e all’azione informativa rivolta alla popolazione. A questo scopo ha stanziato 1 milione e 500 mila euro per tre annualità. Data l’esiguità dellla cifra rispetto ai 581 Comuni veneti, la giunta regionale ha deciso di dirottare il contributo all’Anci Veneto, affidandogli il compito di realizzare il catasto dei siti da bonificare”. “In realtà – commenta l’assessore – Anci deve ancora stipulare con Arpav la convenzione necessaria perché l’agenzia regionale garantisca adeguato supporto tecnico a tutta l’operazione. Ad oggi, malgrado le nostre ripetute richieste, non abbiamo notizia dell’avvio del progetto”. “Quanto ai finanziamenti europei – prosegue Dalla Pozza – il Servizio politiche comunitarie del Comune ha verificato che al momento non vi sono programmi gestibili dai Comuni né per la bonifica da amianto, né per la costituzione di mappature”. Ad ogni modo, a fronte di qualsiasi segnalazione, il settore comunale ambiente e tutela del territorio interviene per imporre la bonifica del materiale con l’amianto. A questo proposito i tecnici comuali ricordano che la presenza di amianto non comporta, di per se stessa, un pericolo per la salute delle persone, ma che la pericolosità si manifesta in caso di inalazione di polvere generata dallo sfaldamento delle strutture. Per questo motivo il materiale contenente amianto è considerato un rifiuto pericoloso e non deve assolutamente essere depositato nei cassonetti per la raccolta dei rifiuti urbani né abbandonato lungo strade, fossati o in qualsiasi altra area. Questo comportamento, se adottato da aziende, costituisce addirittura reato di natura penale.Il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto può essere fatto soltanto tramite ditte autorizzate. In attesa dell’intervento della ditta autorizzata e se si tratta di piccole quantità di materiale, i proprietari delle strutture danneggiate possono raccoglierle e trattenerle per un periodo massimo di due mesi. Queste le precauzioni da adottare nella raccolta: non frantumare ulteriormente il materiale e non calpestarlo per evitare la formazione di polveri contenenti fibre di amianto nell’ambiente circostante; indossare mascherina protettiva, guanti, gambali, tuta e occhiali protettivi; rinchiudere i frammenti raccolti e il materiale protettivo usato in sacchi di plastica, sigillandoli con nastro adesivo;controllare periodicamente il sacco per accertare la sua integrità. I proprietari dovranno chiedere dalla ditta autorizzata che porterà via i rifiuti contenenti amianto la copia della documentazione che li assolve da ogni responsabilità sullo smaltimento. L’elenco delle ditte autorizzate, fornito dallo Spisal dell’Ulss n. 6, è disponibile al settore ambiente e tutela del territorio: tel. 0444 221598. “Invito quindi – conclude Dalla Pozzatutti ad un grande senso di responsabilità in tema di amianto. Coloro che possiedono strutture in cui è presente questo componente devono essere attenti nel trattarlo, evitando di disperderlo nell’ambiente e cooperando con gli enti preposti al fine di un suo corretto smaltimento. Chi dovesse venire a conoscenza di luoghi in cui è presente amianto, invece, è opportuno non crei allarmismi, ma che si rivolga preventivamente al settore ambiente per verificare se il fatto è già noto.”

martedì 18 agosto 2009

Immigrati: Bankitalia, cresce presenza ma non tolgono lavoro a Italiani

Di seguito all'articolo comparso su tutti i siti di informazione nazionale (qui è riportato quello apparso su Asca), l'estratto dal rapporto della Banca d'Italia "Economie regionali. L'economia delle regioni italiane nell'anno 2008".

http://www.asca.it/copertina-IMMIGRATI__BANKITALIA__CRESCE_PRESENZA_MA_NON_TOLGONO_LAVOROA_ITALIANI-1733.html

IMMIGRATI: BANKITALIA, CRESCE PRESENZA
MA NON TOLGONO LAVORO A ITALIANI

La crescita della presenza straniera non si e' riflessa in minori opportunita' occupazionali per gli italiani, che sembrano invece accrescersi per i piu' istruiti e per le donne. Lo afferma uno studio della Banca d'Italia contenuto all'interno del rapporto sulle economie regionali del 2008.Le nuove generazioni di stranieri, che rappresenteranno una componente rilevante della futura forza lavoro nel Paese, registrano significativi tassi di abbandono scolastico e un livello di competenze inferiore a quello, gia' modesto nel contesto internazionale, degli italiani.Le difficolta' scolastiche degli stranieri sono piu' accentuate nel Mezzogiorno. Il processo di integrazione economico e sociale degli immigrati migliora con il perdurare della loro permanenza in Italia.L'incremento del numero di stranieri non si e' dunque associato a un peggioramento delle opportunita' occupazionali degli italiani, sebbene emergano differenziazioni tra i segmenti della popolazione. ''Nostre analisi - evidenzia la Banca d'Italia - che tengono conto delle diverse caratteristiche individuali e dei mercati locali del lavoro evidenziano in particolare l'esistenza di complementarieta' tra gli stranieri e gli italiani piu' istruiti e le donne.Per queste ultime, la crescente presenza straniera attenuerebbe i vincoli legati alla presenza di figli e all'assistenza dei familiari piu' anziani, permettendo di aumentare l'offerta di lavoro.L'afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie puo', inoltre, aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative, che richiedono qualifiche piu' elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani''.A partire dagli anni Novanta, si legge ancora nello studio, l'Italia e' divenuta meta di considerevoli flussi migratori dall'estero. La quota di popolazione immigrata e' passata dallo 0,6 per cento nel 1991 a quasi il 6 nel 2008.Nell'ultimo quinquennio il numero di stranieri residenti e' piu' che raddoppiato, portandosi a 3,4 milioni di persone.Sull'aumento hanno influito la regolarizzazione avviata nel 2002 che ha portato all'emersione di circa 650mila persone che gia' lavoravano in Italia e gli ingressi di cittadini europei divenuti comunitari recentemente.L'afflusso degli immigrati non ha interessato in maniera uniforme tutte le aree del Paese: l'incidenza della popolazione straniera e' oggi molto piu' elevata nel Centro Nord (quasi l'8 per cento) rispetto al Mezzogiorno (2,1 per cento). In Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte, dove si concentra il 45 per cento della popolazione italiana e si produce poco meno del 60 per cento del valore aggiunto nazionale, risiedono quasi il 70 per cento degli stranieri. L'afflusso di immigrati ha sostenuto la dinamica della popolazione residente, che tra il 2002 e il 2008 e' cresciuta del 4,6 per cento.

STRANIERI, REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE -11% RISPETTO A ITALIANI.

Secondo elaborazioni sull'Indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia, i redditi da lavoro dipendente nel settore privato degli stranieri sono inferiori di circa l'11 per cento a quelli degli italiani. E' quanto si legge in uno studio della Banca d'Italia contenuto all'interno del rapporto sulle economie regionali del 2008.Il differenziale salariale, oltre al minore livello di istruzione degli stranieri, e' attribuibile anche a una maggiore concentrazione in settori di attivita' e mansioni meno qualificate e in imprese meno produttive. Le retribuzioni degli stranieri nel Mezzogiorno sono piu' basse di quelle al Centro Nord. Il livello di istruzione dei lavoratori stranieri e' in media inferiore a quello degli italiani.Nel 2008, secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell'Istat, i lavoratori stranieri residenti in Italia rappresentavano il 7,5 per cento dell'occupazione complessiva; al Centro Nord l'incidenza era superiore al 9 per cento, a fronte del 3 nel Mezzogiorno.Il tasso di occupazione degli stranieri in eta' lavorativa era pari al 67 per cento, 9 punti percentuali in piu' rispetto agli italiani. Il divario e' in parte riconducibile a caratteristiche individuali, quali la minore eta' media degli stranieri e la necessita' di avere un lavoro per ottenere il permesso di soggiorno, in parte alla loro concentrazione nelle aree piu' sviluppate del Paese, dove e' piu' forte la domanda di lavoro. Il tasso di occupazione degli stranieri residenti nel Mezzogiorno era pari al 59 per cento, circa 9 punti percentuali in meno rispetto a quello del Centro Nord. E' ragionevole ipotizzare, si legge nello studio, che i piu' bassi tassi di occupazione nel meridione risentano della maggiore diffusione del lavoro sommerso e dei fenomeni di irregolarita'.

LA FOTOGRAFIA DEL LAVORATORE STRANIERO.

Nel 2008 gli occupati con cittadinanza estera di eta' compresa tra i 25 e i 65 anni in possesso al piu' di un titolo di studio corrispondente alla scuola media inferiore erano il 44 per cento, quasi 7 punti percentuali in piu' rispetto al corrispondente valore per gli italiani; quelli in possesso di una laurea erano circa il 13 per cento a fronte del 18 per gli italiani. Lo afferma uno studio della Banca d'Italia contenuto all'interno del rapporto sulle economie regionali del 2008.Il grado di istruzione degli stranieri e' inferiore nelle regioni meridionali, dove la quota di lavoratori immigrati in possesso di una laurea e' dell'8 per cento (5 punti in meno del Centro Nord) e la quota di stranieri con al massimo l'obbligo scolastico e' pari a circa il 65 per cento (13 punti in piu' che nel Centro Nord). Tali differenze sono riconducibili sia alle caratteristiche del sistema produttivo nelle due aree, sia ai divari in termini di rendimento dell'istruzione.Nel 2008, nelle regioni centro settentrionali oltre i tre quarti degli occupati stranieri erano operai, una percentuale piu' che doppia rispetto a quella degli italiani. Nel Mezzogiorno sono invece relativamente piu' diffusi gli stranieri che lavorano in proprio. Nel Centro Nord oltre il 40 per cento degli stranieri e' occupato nell'industria e nelle costruzioni. Nel Mezzogiorno, al contrario, l'occupazione straniera e' maggiormente concentrata nell'agricoltura, nel settore alberghiero e della ristorazione, nel commercio al dettaglio e nei servizi alle famiglie. All'interno dei diversi settori di attivita', gli stranieri tendono a svolgere mansioni a minore contenuto professionale e a lavorare in imprese meno produttive. Il 44 per cento degli immigrati e' impiegato in occupazioni non qualificate o semiqualificate (a fronte del 15 per cento degli italiani); tale percentuale sale a quasi il 60 per cento nel Mezzogiorno. Inoltre, secondo i dati dell'indagine condotta dalla Banca d'Italia su un campione di imprese industriali, la quota di stranieri extracomunitari e' piu' elevata nelle imprese piu' piccole, a piu' bassa produttivita' e meno aperte al commercio internazionale.
Dal notiziario ASCA del 18 Agosto 2009, http://www.asca.it/index.php


http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/ecore/sintesi/eco_reg_2008/economia_regioni_italiane_2008.pdf

L’ECONOMIA DELLE REGIONI ITALIANE
NELL’ANNO 2008

Nell’ultimo decennio l’aumento dell’occupazione, soprattutto nel Centro Nord, è stato sostenuto da rilevanti afflussi di immigrati dall’estero. Gli stranieri hanno oggi un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani e redditi da lavoro significativamente inferiori. Un approfondimento illustra come a quest’ultimo fenomeno abbiano contribuito un più basso livello di scolarità degli immigrati, una maggiore concentrazione in imprese meno produttive, il prevalente utilizzo in mansioni a ridotto contenuto professionale. Gli stranieri residenti nel Mezzogiorno hanno un’istruzione, tassi di occupazione e redditi da lavoro inferiori rispetto a quelli del Centro Nord. La crescente presenza straniera non si è però riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani, che al contrario, sembrano accresciute per gli italiani più istruiti e per le donne. In particolare, l’offerta di lavoro femminile italiana si è giovata dei maggiori servizi per l’infanzia e per l’assistenza agli anziani.

L’IMMIGRAZIONE NELLE REGIONI ITALIANE (∗)

(∗) A cura di Antonio Accetturo (Sede di Milano) e Sauro Mocetti (Sede di Bologna). Alcune delle evidenze riportate in questo approfondimento sono il risultato di lavori che fanno parte del progetto di ricerca “L’immigrazione in Italia: caratteristiche e conseguenze economiche”.

L’afflusso di immigrati dall’estero nell’ultimo decennio ha sostenuto la crescita dell’occupazione in Italia, contribuendo a contrastare il progressivo invecchiamento della popolazione. Gli stranieri hanno un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani e percepiscono redditi da lavoro significativamente inferiori; a ciò contribuiscono un più basso livello di scolarità e una maggiore concentrazione in settori e mansioni a minore contenuto professionale e in imprese mediamente meno produttive. Gli stranieri residenti nel Mezzogiorno hanno un’istruzione, dei tassi di occupazione e dei redditi da lavoro inferiori a quelli del Centro Nord.
La crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani, che sembrano invece accrescersi per gli italiani più istruiti e per le donne. Le nuove generazioni di stranieri, che rappresenteranno una componente rilevante della futura forza lavoro nel Paese, registrano significativi tassi di abbandono scolastico e un livello di competenze inferiore a quello, già modesto nel contesto internazionale, degli italiani. Le difficoltà scolastiche degli stranieri sono più accentuate nel Mezzogiorno. Il processo di integrazione economico e sociale degli immigrati migliora con il perdurare della loro permanenza in Italia.

L’impatto demografico dell’immigrazione

A partire dagli anni novanta, l’Italia è divenuta meta di considerevoli flussi migratori dall’estero. La quota di popolazione immigrata è passata dallo 0,6 per cento nel 1991 a quasi il 6 nel 2008. Nell’ultimo quinquennio il numero di stranieri residenti è più che raddoppiato, portandosi a 3,4 milioni di persone. Sull’aumento hanno influito la regolarizzazione avviata nel 2002 che ha portato all’emersione di circa 650 mila persone che già lavoravano in Italia e gli ingressi di cittadini europei divenuti comunitari recentemente.
L’afflusso degli immigrati non ha interessato in maniera uniforme tutte le aree del Paese: l’incidenza della popolazione straniera è oggi molto più elevata nel Centro Nord (quasi l’8 per cento) rispetto al Mezzogiorno (2,1 per cento). In Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte, dove si concentra il 45 per cento della popolazione italiana e si produce poco meno del 60 per cento del valore aggiunto nazionale, risiedono quasi il 70 per cento degli stranieri.

I dati delle anagrafi comunali non includono gli stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale. Secondo la stima della fondazione Iniziative e studi sulla multietnicità (Ismu), nel 2008 gli stranieri irregolari ammonterebbero a circa 650 mila. Una quota ampia della componente irregolare dell’immigrazione contribuisce all’attività economica del Paese: sulla base delle ultime stime dell’Istat, nel 2006 gli stranieri irregolarmente presenti nel nostro Paese contribuivano all’input di lavoro complessivo con circa 350.000 unità di lavoro, un valore in linea con quello dell’Ismu per quell’anno. In base ai dati Istat, l’indice di irregolarità (pari al rapporto tra il numero di istanze di regolarizzazione presentate nella sanatoria del 2002 e lo stock di permessi di soggiorno esistenti) era elevato nel Mezzogiorno e relativamente più contenuto nel Nord Est.

L’afflusso di immigrati ha sostenuto la dinamica della popolazione residente, che tra il 2002 e il 2008 è cresciuta del 4,6 per cento. Nel Mezzogiorno il saldo migratorio con l’estero ha compensato il deflusso dei residenti verso le aree più sviluppate del Paese. La crescita della popolazione al Centro Nord è stata trainata dall’ingresso di cittadini stranieri e, in misura più contenuta, dai flussi migratori interni provenienti dalle regioni meridionali, a fronte di un saldo naturale negativo.
Gli immigrati sono mediamente più giovani rispetto agli italiani: oltre l’80 per cento ha meno di 45 anni a fronte del 50 per cento della popolazione italiana; quelli con meno di 15 anni sono quasi il 20 per cento (meno del 14 per cento tra gli italiani). L’incidenza di questo secondo gruppo è piuttosto rilevante nel Nord, anche a causa di un maggiore radicamento del fenomeno migratorio in tale area.
La più giovane età degli immigrati e il maggiore tasso di fecondità contribuiscono a ridurre gli squilibri demografici connessi con l’invecchiamento della popolazione. Secondo le previsioni demografiche dell’Istat, la popolazione residente al Centro Nord potrebbe superare nel 2050 i 43 milioni di persone, circa il 12 per cento in più rispetto a quella attuale. All’aumento vi contribuirebbe unicamente la componente straniera, a fronte di un leggero calo della popolazione italiana. Il tasso di dipendenza, misurato dal rapporto tra la popolazione con oltre 65 anni e il numero di persone in età da lavoro (tra i 15 e i 64 anni), passerebbe dall’attuale 30 a circa il 58 per cento; in assenza del fenomeno migratorio aumenterebbe al 68 per cento. Nel Mezzogiorno, invece, il contributo dell’immigrazione sarebbe molto più scarso e si accompagnerebbe a un calo della popolazione; il tasso di dipendenza si porterebbe a quasi il 70 per cento, pressoché in linea con quanto avverrebbe in assenza dei flussi migratori previsti.

L’occupazione straniera e l’impatto sui mercati locali del lavoro

Nel 2008, secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, i lavoratori stranieri residenti in Italia rappresentavano il 7,5 per cento dell’occupazione complessiva; al Centro Nord l’incidenza era superiore al 9 per cento, a fronte del 3 nel Mezzogiorno.
Il tasso di occupazione degli stranieri in età lavorativa era pari al 67 per cento, 9 punti percentuali in più rispetto agli italiani. Il divario è in parte riconducibile a caratteristiche individuali, quali la minore età media degli stranieri e la necessità di avere un lavoro per ottenere il permesso di soggiorno, in parte alla loro concentrazione nelle aree più sviluppate del Paese, dove è più forte la domanda di lavoro. Il tasso di occupazione degli stranieri residenti nel Mezzogiorno era pari al 59 per cento, circa 9 punti percentuali in meno rispetto a quello del Centro Nord. È ragionevole ipotizzare che i più bassi tassi di occupazione nel meridione risentano della maggiore diffusione del lavoro sommerso e dei fenomeni di irregolarità.

Elaborazioni sui dati dell’Ismu, disponibili per la sola Lombardia, mostrano una notevole differenza nei tassi di occupazione femminili a seconda del paese di origine. L’incidenza delle donne occupate è particolarmente alta per quelle originarie dei paesi dell’Europa centro orientale (comunitarie o extracomunitarie) e dell’America centro meridionale; notevolmente più bassa per le donne del Nord Africa, del Medio e Vicino Oriente e dell’Asia centrale.

Secondo elaborazioni sull’Indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, i redditi da lavoro dipendente nel settore privato degli stranieri sono inferiori di circa l’11 per cento a quelli degli italiani. Il differenziale salariale, oltre al minore livello di istruzione degli stranieri, è attribuibile anche a una maggiore concentrazione in settori di attività e mansioni meno qualificate e in imprese meno produttive. Le retribuzioni degli stranieri nel Mezzogiorno sono più basse di quelle al Centro Nord.
Il livello di istruzione dei lavoratori stranieri è in media inferiore a quello degli italiani. Nel 2008, gli occupati con cittadinanza estera di età compresa tra i 25 e i 65 anni in possesso al più di un titolo di studio corrispondente alla scuola media inferiore erano il 44 per cento, quasi 7 punti percentuali in più rispetto al corrispondente valore per gli italiani; quelli in possesso di una laurea erano circa il 13 per cento a fronte del 18 per gli italiani. Il grado di istruzione degli stranieri è inferiore nelle regioni meridionali, dove la quota di lavoratori immigrati in possesso di una laurea è dell’8 per cento (5 punti in meno del Centro Nord) e la quota di stranieri con al massimo l’obbligo scolastico è pari a circa il 65 per cento (13 punti in più che nel Centro Nord). Tali differenze sono riconducibili sia alle caratteristiche del sistema produttivo nelle due aree, sia ai divari in termini di rendimento dell’istruzione.

Nostre elaborazioni sulla base dei dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie e dell’Ismu mostrano che i rendimenti dell’istruzione e dell’esperienza lavorativa conseguite nel paese di origine sono positivi, ma significativamente inferiori a quelli dei lavoratori italiani con caratteristiche simili. Inoltre, i rendimenti dell’istruzione per gli stranieri insediati al Centro Nord sono superiori a quelli del Mezzogiorno. Il processo di integrazione e assimilazione delle competenze si rafforza all’aumentare della permanenza; la retribuzione degli stranieri, pur restando inferiore a quella dei lavoratori italiani, crescerebbe infatti più rapidamente per ogni anno di esperienza maturata in Italia.

Nel 2008, nelle regioni centro settentrionali oltre i tre quarti degli occupati stranieri erano operai, una percentuale più che doppia rispetto a quella degli italiani. Nel Mezzogiorno sono invece relativamente più diffusi gli stranieri che lavorano in proprio. Nel Centro Nord oltre il 40 per cento degli stranieri è occupato nell’industria e nelle costruzioni. Nel Mezzogiorno, al contrario, l’occupazione straniera è maggiormente concentrata nell’agricoltura, nel settore alberghiero e della ristorazione, nel commercio al dettaglio e nei servizi alle famiglie. All’interno dei diversi settori di attività, gli stranieri tendono a svolgere mansioni a minore contenuto professionale e a lavorare in imprese meno produttive. Il 44 per cento degli immigrati è impiegato in occupazioni non qualificate o semiqualificate (a fronte del 15 per cento degli italiani); tale percentuale sale a quasi il 60 per cento nel Mezzogiorno. Inoltre, secondo i dati dell’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di imprese industriali, la quota di stranieri extracomunitari è più elevata nelle imprese più piccole, a più bassa produttività e meno aperte al commercio internazionale.

Emergono inoltre specializzazioni etniche nelle occupazioni. Tra le comunità più importanti, oltre il 40 per cento degli uomini provenienti dai paesi della ex Jugoslavia e dalla Romania lavora nel settore delle costruzioni; percentuali analoghe di africani lavorano nell’industria, di immigrati dall’Asia Occidentale nel commercio e nella ristorazione; un indiano su quattro lavora nell’agricoltura. Per la componente femminile, emerge una forte specializzazione nei servizi sociali e alle famiglie, dove lavorano intorno al 70 per cento delle donne ucraine, ecuadoriane e peruviane, e oltre l’80 per cento delle cingalesi e filippine. Il processo di segmentazione per etnia sul mercato del lavoro rifletterebbe anche effetti di network. Tali specializzazioni avrebbero effetti, a loro volta, sulla distribuzione geografica degli stranieri: la domanda di lavoro domestico è, per esempio, più marcata nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni con una maggiore incidenza di popolazione anziana.

La rapida crescita della popolazione straniera ha determinato anche un aumento della quota di imprese individuali gestite da immigrati: alla fine del 2008 quelle con un titolare extracomunitario erano oltre 240 mila, pari al 7 per cento del totale delle imprese attive (4,4 per cento nel Mezzogiorno, a fronte di valori superiori all’8 nelle altre aree del Paese). Le ditte straniere registrerebbero, inoltre, maggiori difficoltà di accesso al credito rispetto a quelle costituite da italiani.

Analisi condotte in Banca d’Italia indicano che il costo del credito per le ditte individuali costituite da extracomunitari è, a parità di caratteristiche dell’impresa e dell’imprenditore, superiore di circa 60 punti base a quello per le ditte costituite da nati in Italia. Il differenziale tra i tassi praticati agli imprenditori immigrati e a quelli italiani è superiore per le ditte insediate al Centro Nord. L’aumento della lunghezza del periodo trascorso dal primo accesso dell’impresa al sistema bancario comporta una diminuzione del differenziale di costo applicato alle ditte di immigrati rispetto alle altre, suggerendo che possa riflettere una maggiore difficoltà iniziale nella valutazione del merito di credito. Tutti i tipi di banche praticano tassi di interesse più elevati alle ditte individuali straniere, sebbene le banche di credito cooperativo operino delle maggiorazioni relativamente più contenute; tali banche potrebbero risultare avvantaggiate nell’interagire con imprese la cui valutazione del rischio è largamente basata su informazione non codificabile e sarebbero quindi in grado di selezionare meglio la clientela. Il differenziale di costo varia anche a seconda del continente d’origine: è più alto per gli immigrati provenienti dall’Asia e dall’Europa dell’Est.

L’incremento del numero di stranieri non si è associato a un peggioramento delle opportunità occupazionali degli italiani, sebbene emergano differenziazioni tra i segmenti della popolazione. Nostre analisi che tengono conto delle diverse caratteristiche individuali e dei mercati locali del lavoro, evidenziano in particolare l’esistenza di complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne. Per queste ultime, la crescente presenza straniera attenuerebbe i vincoli legati alla presenza di figli e all’assistenza dei familiari più anziani, permettendo di aumentare l’offerta di lavoro. L’afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie può, inoltre, aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative, che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani.

Nelle regioni del Centro Nord, maggiormente interessate dall’immigrazione dall’estero è aumentato l’afflusso di italiani laureati, a fronte di una modesta riduzione di quelli con un titolo di studio più basso. Per quest’ultimo effetto, la maggiore concentrazione degli stranieri nelle regioni centro settentrionali ha incontrato una domanda di lavoro, prevalentemente nel settore industriale, che in passato era soddisfatta dall’immigrazione interna dal Mezzogiorno.

La situazione scolastica dei giovani stranieri

I ricongiungimenti familiari e i più elevati tassi di fecondità delle donne straniere hanno determinato un forte aumento del numero dei giovani stranieri. Nell’anno scolastico 2007-08 gli alunni con cittadinanza non italiana erano circa 570 mila, pari al 6,4 per cento del totale; l’incidenza era più elevata al Nord (oltre il 10 per cento). Quelli nati in Italia erano circa un terzo. Il grado di integrazione scolastica degli studenti stranieri si rifletterà sulla qualità del capitale umano disponibile nei prossimi anni nel nostro Paese. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro, circa uno straniero su quattro di età compresa tra i 15 e i 19 anni ha abbandonato la scuola con al più la licenza di terza media, una percentuale significativamente superiore a quella degli italiani (12 per cento); nel Mezzogiorno la percentuale degli abbandoni è ancora più elevata (circa uno tre). Quasi uno su due ha accumulato un ritardo nella scuola secondaria inferiore, una percentuale circa cinque volte superiore a quella degli italiani. Tra i giovani stranieri, quelli nati all’estero hanno una probabilità di essere in ritardo doppia rispetto a quelli nati in Italia, evidenziando le maggiori difficoltà di apprendimento e di integrazione degli immigrati di prima generazione. Tra gli iscritti alla secondaria superiore, in entrambe le aree del Paese emerge la tendenza degli stranieri a iscriversi negli istituti tecnici o professionali (tre su quattro a fronte di circa la metà degli italiani).
Il ritardo degli studenti stranieri rispetto agli italiani, e le maggiori difficoltà di quelli residenti nel Mezzogiorno, sono confermati anche dai dati dell’indagine Programme for international student assessment (PISA) che misura le competenze degli studenti quindicenni. L’obiettivo principale della terza edizione dell’indagine, condotta nel 2006 dall’OCSE, era la rilevazione delle competenze scientifiche. Quasi uno studente straniero su due aveva scarse competenze a fronte del 23 per cento per gli studenti italiani, un’incidenza già superiore a quella della media OCSE. Gli stranieri di prima generazione (giovani nati all’estero da genitori stranieri) hanno in media competenze inferiori rispetto a quelli di seconda generazione (giovani nati in Italia da genitori stranieri). Come per gli italiani, il Mezzogiorno mostra un’incidenza di studenti stranieri con scarse competenze significativamente superiore a quella delle restanti aree del Paese: quasi tre su quattro a fronte di circa il 40 per cento nel Centro Nord.Nostre elaborazioni mostrano che il divario territoriale dei giovani stranieri in termini di tassi di abbandono e livello delle competenze acquisite non si riduce in misura significativa se si considera il diverso background della famiglia d’origine.

lunedì 17 agosto 2009

Sms alla guida, il video choc della polizia inglese

Dal sito de Il Corriere della Sera online www.corriere.it

Nelle immagini tre ragazze in un'incidente perchè chi era alla guida scriveva un messaggio

Sms alla guida, il video choc della polizia

In Inghilterra la polizia ha deciso di trasmettere il filmato durante le lezioni di guida per sensibilizzare i giovani

MILANO - Mandare sms mentre si guida aumenta il rischio di incidenti stradali. Lo hanno stabilito diversi studi e confermato diverse statistiche. Certo, lo sa anche un bambino che scrivere un messaggino sul cellulare mentre si va in auto è pericoloso, a volte può risultare addirittura mortale. Sanzioni e l'inasprimento del codice della strada sembra, non bastano. Già, perchè sono ancora moltissimi i guidatori, soprattutto giovanissimi, che tengono il telefonino incollato all'orecchio o si destreggiano nel mandare un sms. La brutta abitudine fa sì che si perda d'occhio la strada per almeno cinque secondi. Ed è proprio in questo lasso di tempo che avvengono tantissimi incidenti.
VIDEO - Ecco perchè la polizia inglese a Gwent, nel Galles, è ricorsa ad un rimedio estremo. Estremo dal punto di vista dell'impatto: un video di circa 4 minuti nel quale un gruppo di tre amiche (tutte attrici del luogo) in viaggio in auto sulle strade del Galles si schiantano rovinosamente, per un paio di volte, contro altre vetture. La causa: la ragazza alla guida stava mandando un messaggino col suo cellulare. Il breve e drammatico filmato, girato da Peter Watkins-Hughes e postato sul portale di YouTube, ha lo scopo di ridurre tali incidenti e sensibilizzare i guidatori più giovani; con sequenze scioccanti che, spiega la BBC, http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/wales/8203120.stm verranno mostrate durante le lezioni nelle scuole della regione.
RISCHIO - Da una recente ricerca del Virginia Tech Transportation Institute, negli Stati Uniti, è emerso che parlare al cellulare mentre si guida aumenta di un terzo il rischio di incidenti. Mentre per parlare al telefono si può continuare a guardare la strada, scrivere messaggi fa distogliere lo sguardo a intervalli tra i 4,6 e i 6 secondi. Secondo lo studio, nel momento in cui si compone un numero di telefono o lo si cerca in rubrica il rischio sale di 2,8 volte per poi ridursi a 1,3 mentre è in corso la conversazione. Quando si è intenti a inviare un messaggio, il rischio sale invece di 23,2 volte.

Elmar Burchia
17 agosto 2009

http://www.corriere.it/esteri/09_agosto_17/gb_guida_nurchia_e8f9a040-8b44-11de-8977-00144f02aabc.shtml

La "corte dei miracoli" non è più a Monte Berico

DOPO L'ORDINANZA COMUNALE. Dal Santuario sono sparite decine di accattoni. Ora i fedeli possono raggiungere il luogo di culto senza essere "disturbati". Dopo le prime multe, allontanati i mendicanti. In questi ultimi due giorni ben 40 mila fedeli in chiesa

La "corte dei miracoli" non è più a Monte Berico

Vicenza. In questi mesi sono stati definiti "professionisti dell'elemosina" oppure accattoni. Sono intervenuti gli stessi frati di Monte Berico che fin dal maggio scorso non ne potevano più delle lamentele dei fedeli. «I medicanti sono talmente tanti che sono diventati un sorta di "ghigliottina" per i fedeli. Un passaggio obbligato e nemmeno tanto piacevole. Non si tratta di un'immagine d'effetto, ma purtroppo rappresenta solo la realtà per quanto cruda possa essere...» aveva dichiarato padre Giuseppe Zaupa , priore dei frati di Monte Berico sulle pagine del nostro Giornale. Dopo l'ordinanza del Comune, che vieta di chiedere l'elemosina in prossimità dei luoghi di culto, la situazione è completamente cambiata e i Servi di Maria che prestano servizio nel santuario mariano sono i primi ad accorgersene: «Finalmente chi vuole raggiungere il tempio non deve passare attraverso alcuna corte dei miracoli - afferma il priore - Certo, non tutti se se ne sono andati. Ma forse sotto i portici sono rimasti solamente quelli che non hanno nulla per sopravvivere».Il giro di vite voluto dall'Amministrazione comunale guidata da Achille Variati ha avuto i suoi effetti. Le contravvenzioni sono servite da deterrente, soprattutto per chi - la maggior parte dei mendicati che la domenica mattina raggiungevano Monte Berico su pulmini , che li scaricavano sotto i portici e davanti alla chiesa - erano spesso vittime di una sorta di racket. Lo denunciò, anche Roberto Ciambetti, consigliere regionale della Lega Nord: «Non possiamo - ribadì più volte- permettere a queste persone di farla franca e il fatto che si sentano impuniti non fa altro che motivare e rafforzare malviventi e sfruttatori di ogni genere nel proseguire con i loro atteggiamenti criminosi». La miseria come stile di vita non poteva essere accettata né dai religiosi né tantomeno dai fedeli, spesso impauriti dall'arroganza e dall'insistenza di queste persone.«Fortunatamente il Comune è riuscito a mettere fine a questa situazione - ribadisce con forza padre Zaupa - perchè la povertà, quella vera vive di dignità e chiede la misericordia della gente, dei fedeli e dei passanti; di quanti sono in grado di capire al di là di un sguardo, di una parola, di un gesto. Mentre per i mendicanti di "mestiere" la vita è fatta sì di miserie, ma culturali e, soprattutto, mentali».Il giorno di Ferragosto a Monte Berico, in occasion della Festa dell'Assunta, sono saliti quasi ventimila fedeli. Tanti. Tantissimi a detta dei frati del convento. E ieri l'affluenza è stata sugli stessi livelli: «Ormai questo santuario - aggiunge ancora il priore - è diventato una meta non solo per i vicentini e per gli italiani provenienti da altre città, ma anche per gli stranieri di confessioni diverse che hanno fatto della Madonna del Santuario un punto di forza imprescindibile per la loro fede. Per cui abbiamo in chiesa fedeli ortodossi, ma non solo. Si tratta di persone che, non avendo un posto dove pregare, si ritrovano in una chiesa dove, evidentemente, riescono a riscoprire quella spiritualità di cui hanno bisogno e che non riescono a sentire in un altra chiesa».

Chiara Roverotto

http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/78437_la_corte_dei_miracoli_non__pi_a_monte_berico/

Causin: "Non ci interessa il Galan-quater"

Dal sito di Andrea Causin ( http://www.andreacausin.it/ )

CAUSIN A GIORGETTI: "IL PD E' UNITO.
NON CI INTERESSA IL GALAN-QUATER,
MA UNA NUOVA POLITICA PER IL VENETO"

«Per garantire la poltrona a Galan per la quarta volta il Pdl di Giorgetti accetterebbe qualsiasi soccorso. Al Pd non interessano le poltrone, ma una nuova politica per il Veneto». Lo afferma Andrea Causin, candidato alla segreteria regionale del PD per la mozione Franceschini.
«Le dichiarazioni insensate del coordinatore del Pdl Giorgetti dimostrano, ancora una volta, che il Pdl non si rende conto di ciò che accade nella nostra regione – attacca Causin – Mentre 96 artigiani su 100 dichiarano di soffrire per colpa della crisi e mentre si moltiplicano, come evidenziato dalla stampa in questi giorni, le richieste di vestiario e alimenti ai centri Caritas e della Croce Rossa per effetto della perdita dei posti di lavoro, Giorgetti immagina insensate alchimie per garantire, unico caso in Italia, per la quarta volta la seggiola a un governatore che per primo non sembra essere troppo preoccupato e attivo sul versante della crisi e i costi umani che questa situazione economica sta producendo sulle persone e sulle attività».
«Invece di guardare in casa del Pd, che sta invece elaborando un’agenda politica per il Veneto in vista del congresso di ottobre, Giorgetti spieghi ai veneti qual è il progetto del Pdl per i prossimi 5 anni. Ai veneti non interessa sapere se Galan farà il quarto mandato. Né interessano i tg e le soap opera in dialetto. Ai veneti interessa sapere se la politica riuscirà a garantire le condizioni di sviluppo, la qualità del lavoro e i servizi alla persona. Il dibattito di questi giorni, che avrebbe dovuto avere al centro l’agenda politica del Veneto di domani, dimostra con evidenza che il centrodestra è a fine corsa. Solo polemica per le sedie, per le quali accetterebbero qualsiasi patto, qualsiasi soccorso, come quello avuto dalla Lega in questi anni. E nessuno straccio di idea».
14 Agosto 2009

http://www.andreacausin.it/partito-democratico/causin-a-giorgetti-%c2%abil-pd-e-unito-non-ci-interessa-il-galan-quater-ma-una-nuova-politica-per-il-veneto%c2%bb/

Andrea Causin: il PD non è la stampella di nessuno

Dal sito di Andrea Causin ( http://www.andreacausin.it/ )

IL PD NON E' LA STAMPELLA DI NESSUNO, LA POLITICA DELLE ALLEANZE RICHIEDE LA CHIAREZZA COME CONDIZIONE NECESSARIA

La fase congressuale rappresenta per il PD del Veneto una grande opportunità.Un tempo per mettere al centro del dibattito le grandi questioni economiche e sociali della regione, e per costruire i presupposti per affrontare i grandi e veloci cambiamenti che caratterizzano il Veneto, con responsabilità di governo. Nei comuni, ma anche sul versante dell’amministrazione regionale.La condizione perché ciò avvenga è che non ci siano infingimenti.Il fatto che il congresso avvenga su mozioni tematiche e con tre diversi candidati è certamente un buon inizio, contrariamente a quanto pensano in molti.Per costruire una linea condivisa infatti, c’è bisogno di confronto, di chiamare le cose con il loro nome e di esplicitare le differenze. Se ciò non avvenisse ci sarebbe unanimismo, quello stesso unanimismo che ha portato le forze del cento sinistra ad essere progressivamente distanti dalla realtà Veneta.Ci sono tre aspetti sulla quale vale la pena soffermarci e dai quali vale la pena di partire.Il primo è un dato di fatto.Negli ultimi 15 anni il centro – sinistra in veneto è diventato progressivamente residuale al punto che il PD, l’erede dello spazio politico di Margherita – DS prima, e dell’Ulivo poi, si è attestato a poco più del 20% in occasione delle Europee del 2009. Governa 1 provincia su 7 e poco più di 100 dei 583 comuni del Veneto.C’è una grande responsabilità, legata alla modalità con cui è finita l’esperienza del governo dell’Unione, esperienza che oggi qualcuno, anche dalle parti del PD vorrebbe anacronisticamente riproporre.Non si è arrivati però a questo punto per caso, ma perché non c’è stato il coraggio di proporsi in modo autorevole di fronte ai grandi cambiamenti che hanno attraversato la nostra regione.L’incremento del numero dei migranti, che erano 36.000 nel 92 e oggi sono oltre 500.000; la trasformazione dei processi produttivi, culminati nella crisi che attanaglia il nostro sistema economico da metà 2008 e il relativo costo umano, che tocca sia i piccoli imprenditori sia i lavoratori dipendenti. L’incremento della domanda di sicurezza, di sanità e di assistenza.Si è arrivati a questo punto perché non si è investito nella prospettiva del partito – società. Un partito, si radicato e forte, ma capace di dare spazio all’operaio, come all’imprenditore, al piccolo artigiano, al medico e alla ricercatrice, ecc. Spazio inteso non come “spazio estetico”, ma come ruoli di responsabilità.La distanza dall’elettorato è stata marcata anche dal mancato rinnovamento, dall’incapacità di trasformarsi dal partito di amministratori e professionisti della politica (non in senso negativo) al partito in cui possono assumere ruoli di responsabilità, portando le relative istanze, i diversi settori vitali della società Veneta.Il secondo aspetto è legato al fallimento del centro – destra in Veneto.Galan ha molte responsabilità. E’ stato soprattutto ostaggio della Lega, che è cresciuta in Veneto grazie alle campagne di istigazione della paura e del sospetto. Campagne contraddette sistematicamente dalle scelte politiche operate a Roma, in Parlamento. E’ responsabile del fatto che si sono fatte nuove strade senza una visione strategica delle infrastrutture, come del fatto che rimaniamo l’unica regione d’Italia a non avere lo Statuto, del fatto che non si è adottato un piano socio sanitario oppure della dinamica per la quale la maggior parte della disponibilità finanziaria corrente del bilancio regionale viene trattenuta e spesa dagli assessori, anziché dai comuni.Il terzo aspetto riguarda lo spazio politico nuovo che si apre per il PD in Veneto.Il fallimento delle politiche del centro – destra e una rinnovata capacità del PD di intervenire in modo forte rispetto al Veneto, marcando una idea di sviluppo che parte dalle potenzialità della nostra regione (la cultura del lavoro, la capacità di fare impresa, la collocazione geografica strategica, il patrimonio turistico e ambientale, le reti di solidarietà…), offrono uno reale possibilità di crescita del consenso.E’ chiaro che il PD non può essere autosufficiente per governare. Una delle sfide del congresso è quella di aprire una seria riflessione rispetto alla politica delle alleanze.Uno scenario che è un po’ più complesso di quello che qualcuno immagina.L’unica direzione possibile delle alleanze, a mio parere, è quella della coerenza dei valori (la visione del Veneto) e della condivisione di massima di un programma.Se è vero, come va affermando qualcuno in questi mesi, che tra la Lega e PdL vi sono due visioni diverse di Veneto e che il governatore è insofferente e intristito dai ricatti continui della Lega e dei falchi del PdL, ebbene mi pare che sia giunto il tempo che queste differenze vengano esplicitate e le contraddizioni emergano. Non come voci di corridoio, sensazioni, ma attraverso atti amministrativi e scelte.Il PD, qualsiasi sia l’esito del congresso, non farà la stampella di nessuno che dovesse trovarsi in difficoltà all’ultimo momento, soprattutto quando questo qualcuno ha rappresentato per 15 anni il centro destra nel massimo livello istituzionale della Regione.La condizione necessaria per la costruzione di un programma e di una prospettiva condivisa per il Veneto di domani è la chiarezza. Senza questa chiarezza, qualsiasi ipotesi è puramente accademica e fuori della realtà.
12 Agosto 2009

domenica 16 agosto 2009

«Lista bipartisan», è scontro Pdl-Pd

POLITICA. Giorgetti apre al centro. Calearo: «Candidato? Sarà Galan»

«Lista bipartisan»
È scontro Pdl-Pd

Zanettin plaude, Giaretta no «Prima scarichino la Lega»

Da "Il Giornale di Vicenza" di Sabato 15 Agosto 2009, Cronaca, pag.19, di Marco Scorzato

Il rimescolamento delle alleanze politiche venete in vista delle Regionali del 2010 resta un tema bollente. L’ultimo fronte di dibattito è stato aperto da Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia e coordinatore veneto del Pdl. Da un lato, Giorgetti precisa che «l’alleanza fondamentale rimane con la Lega Nord»; dall’altro però, ed è ciò che rimbomba, ritiene «possibile ragionare per costruire una forza civica con altri soggetti politici sui temi del Veneto». Con chi? L’Udc, innanzitutto, e - dice - «penso a personalità come Paolo Costa, ma anche Massimo Cacciari e Laura Puppato». Tutti del Partito democratico.L’ipotesi di una “coagulazione bipartisan tendente al centro” - imperniata sul governatore Giancarlo Galan - continua a agitare il dipattito. Era stata innescata da Costa (Pd) e alimentata da Antonio De Poli (Udc) - in questo caso in aperta chiave anti-Lega. E dopo che lo stesso Galan è intervenuto sparando un colpo al cerchio («c’è anche un Pd che mi piace») e uno alla botte («con la Lega abbiamo lavorato bene») e lasciando di fatto aperta ogni ipotesi, le parole di Giorgetti fanno ribollire il confronto. Pierantonio Zanettin, coordinatore vicentino del Pdl in tandem con Sergio Berlato, applaude al ragionamento di Giorgetti: «Lista bipartisan? Può essere un’ipotesi su cui lavorare, un’opportunità per il Veneto». Ma c’è il concreto rischio di infastidire la Lega e di rompere con l’alleato romano: «È evidente che questi sono messaggi che oggi vengono spediti dal Pdl veneto ai vertici romani per rivendicare un’autonomia d’azione. Galan, d’altronde, ha la personalità per poter avanzare certe richieste. E per me può benissimo governare altri 5 anni». L’ipotesi di alleanze bipartisan senza steccati ideologici è invece vissuta con sentimenti ambivalenti in casa Pd. A qualcuno non dispiace: Angelo Guzzo, fra i più influenti tra i democratici vicentini, vedrebbe con interesse l’ipotesi di un impegno di Galan sotto insegne “civiche”; altri sono perplessi; altri ancora sono freddi e critici. Paolo Giaretta, segretario regionale, dice che «i democratici sono contrari a qualsiasi pateracchio» e invita Giorgetti a «rompere prima con la Lega per poi, eventualmente, interpellare il Pd». Secca la chiusura di Andrea Causin, candidato alla segreteria veneta per la mozione Franceschini: «Per garantire la poltrona a Galan per la quarta volta il Pdl di Giorgetti accetterebbe qualsiasi soccorso - afferma -. Al Pd non interessano le poltrone, ma una nuova politica per il Veneto». E attacca il Pdl e Galan, definendoli distanti dai problemi reali: la crisi e costi sociali che essa comporta. A rendere ancora più succoso il dibattito è il deputato vicentino del Pd Massimo Calearo: «Credo - ha dichiarato ieri da Cortina - che il presidente della Regione lo farà ancora Galan. La Lega fa governo a Roma e opposizione in casa. A Bossi - ha aggiunto, riferendosi all’ipotesi di un candidato del Carroccio alla poltrona di Galan - credo darebbe fastidio avere un governatore forte sul territorio, perché su ogni cosa deve decidere lui».

sabato 15 agosto 2009

Galan alleato del Pd? «Se fa una lista civica...»

VERSO LE REGIONALI. Acceso dibattito sugli schieramenti. Sbrollini cauta: «Il presidente alza la posta a centrodestra»

Galan alleato del Pd?
«Se fa una lista civica...»

Guzzo apre: «Ragioniamo senza gabbie ideologiche» Il governatore: «C’è un Pd buono e uno ambiguo»

Un’alleanza Pdl-Pd per conquistare le prossime elezioni regionali? O meglio un’alleanza Galan-Pd, allargata magari all’Udc, con l’obiettivo di spiazzare la Lega Nord? Sembra fantapolitica agostana, e forse lo è. Il fatto è che l’ipotesi di un (clamoroso) rimescolamento delle alleanze in Veneto, in questa estate di fibrillazioni (reali) tra Pdl e Carroccio a livello nazionale, è un tema caldissimo.A rompere gli schemi, qualche giorno fa, era stato Piero Fassino, auspicando per il Pd un approccio non ideologico alle alleanze. Paolo Costa, democratico dialogante con i forzisti, aveva rilanciato, suggerendo di “salvare il soldato Galan”. E al terzo giorno, dopo che anche l’Udc, con Antonio De Poli, aveva invitato il governatore a ripresentarsi come conducator anti-Lega e con altri alleati, Galan ha voluto dire la sua. Infuocando ancor più il dibattito. Da un lato dice che c’è un Pd che gli piace, «quello serio e postivo rappresentato da Laura Puppato», sindaco di Montebelluna. Ma c’è anche «il Pd ambiguo di Flavio Zanonato», sindaco di Padova, «e quello umorale di Massimo Cacciari», a Venezia. «Sono tre Pd: con quale di questi dovrei discutere?».Un fatto è certo: Galan non vuole (non vorrebbe) che il prossimo candidato presidente fosse deciso ad Arcore, nell’ennesima cena Bossi-Berlusconi. Tanto più se all’ora del dolce spuntasse un nome leghista (Tosi o Zaia?). E non le manda a dire. «Ciò che di vero c’è - ha dichiarato all’Ansa - è che il Veneto ama risolvere i propri problemi facendo affidamento sulle proprie forze: non ama essere eterodiretto».In casa Pd sono ben consapevoli dell’umore del presidente. «Galan dice che c’è un Pd che gli piace? Mi sembra una boutade estiva - dice Daniela Sbrollini, deputata “franceschiniana” -. Prima che al Pd, Galan sta parlando ai suoi a Roma, ad un centrodestra che sta palesando le sue difficoltà». Sulla credibilità di certi rimescolamenti Sbrollini è «cauta». Però aggiunge: «Ho sempre pensato che le alleanze si costruiscono sul territorio e sulla base di programmi condivisi. Il Pd vuole capire se c’è davvero chi ha il coraggio di aprire un dialogo, senza preclusioni».Di «boutade» parla anche Massimo Cacciari («non mi stupisce che tutto parta da Costa, vicino al centrodestra), mentre nel Pd vicentino ci sono voci più possibiliste: «Il Pd non può rassegnarsi a fare battaglia ideologica di minoranza - afferma Rosanna Filippin, candidata bersaniana alla segreteria regionale -Per trasformare il nostro progetto in governo servono alleanze, a partire dai programmi. È possibile che al tavolo del confronto si sieda anche Galan? Mi pare difficile che voglia essere “salvato”, ma non impossibile».Ancora più aperta è la linea di Angelo Guzzo: Il Pd veneto, che sulla carta è destinato all’opposizione, potrebbe interrogarsi per realizzare un progetto allargato di governo. Su due pilastri: contenuti e leadership condivisi, non per una logica di potere, ma per tentare di fa r uscire il Pd dalle gabbie ideologiche. Anche perché il 90% del percorso regionale è amministrativo». Inquest’ottica «l’Udc è uno dei primi interlocutori, ma anche la Liga Veneta e le forze civiche. Galan? Non so se con lui si possa trovare un denominatore comune. Però se fondasse una sua civica, una “Lista Galan” allora potremmo stare al gioco».

Da "Il Giornale di Vicenza" di Venerdì 14 Agosto 2009, Cronaca, pag.17, di Marco Scorzato

«Non sarà il Pd a salvare il soldato Galan»

«Non sarà il Pd a salvare il soldato Galan»

Roma.
Governatore Giancarlo Galan, si mormora un «famolo strano»: lei governatore nel 2010 con Udc e Pd.

Fantapolitica?«E con quale dei tre Pd dovrei discutere?».

Come tre Pd?«Con quello rozzo e ambiguo del sindaco di Padova Zanonato; con quello umorale e lagunare del sindaco di Venezia Cacciari; o con quello serio del sindaco di Montebelluna Laura Puppato, che stimo molto?».

Al di là dell’ironia, è una «boutade» estiva?«È un’ipotesi lanciata dall’ex sindaco di Venezia Paolo Costa e ripresa dal uddicino Antonio De Poli: parlano a nome personale».

Insomma, l’appello di Costa «salvate il soldato Galan» per prefigurare nuove alleanze?«Non devo essere salvato da nessuno. Non mi sento né isolato né in pericolo».

Tutto bene con gli alleati?«La convivenza tra Pdl, Lega e Udc funziona. Stiamo governando bene in Regione e benissimo a livello nazionale. Certo, se fossimo più capaci a renderlo noto».

Rendere noto cosa?«I successi del centrodestra: federalismo fiscale, inflazione azzerata, Italia in pole position nell’uscita dalla crisi, ottimi risultati nella lotta alla criminalità organizzata».

A livello locale, però, la sua Regione fa gola al Carroccio. Come la mettiamo?«Tutti hanno diritto di reclamare il primo posto. Ricordo soltanto che la Lega è un punto sotto il Pdl: noi al 29 per cento, loro al 28».

Non molla eh?«Non sono uomo per tutte le stagioni, decidano i vertici del partito».

Gianpaolo Dozzo, pezzo grosso leghista del Veneto, ha ventilato l’ipotesi di correre da soli alle regionali del 2010. Preoccupato?«Ma va, sarebbe un massacro per loro».

Insomma, la vedremo leader del centrosinistra?«Macché. Sono uno dei fondatori di Forza Italia e ne sono orgoglioso. Certo, in politica, parafrasando Machiavelli, da cosa nasce cosa».

A cosa allude?«Alla realtà dei fatti. Come negare che in Veneto ci siano movimenti magmatici in corso?».

Oddio, un altro caso Sud nel Nord-Est?«Non me lo sono inventato io. I vertici del mio partito sanno che a Vittorio Veneto comune importante, mica Asigliano o Nogarole, il Pdl è spaccato in due? E non sono stato io a volerlo. Come gli altri casi».

Quali casi?«A Bassano, Valdobbiadene e Cison di Valmarino, alle ultime elezioni amministrative, il Pdl s’è presentato senza Lega. Ma io che c’entro?».

Però lei ogni tanto spariglia.«Lo prendo come un complimento: sono liberale, libertario e libertino, nel senso Settecentesco del termine».

Diciamo che ogni tanto è politicamente autonomo?«Non ragiono per steccati ideologici. Se Cacciari dice una cosa giusta su Porto Marghera perché dargli addosso per forza?».

Con Cacciari va d’accordo?«Vado d’accordo anche col presidente della Provincia di Trento Dellai e andavo d’accordo con l’ex sindaco di Trieste Illy, e con questo?».

Con la Lega meno?«Dipende. Se pensa ai vessilli e ai dialetti meno. Ma sono soltanto azioni fatte così, per distinguersi».

C’è pure chi mormora che parte di Confindustria la vedrebbe bene a capo di un listone Galan-Pd-Udc.«Ci sono industriali di sinistra, questo sì. Alcuni anche miei amici. Non vedo lo scandalo».

Insomma, i suoi confini ideologici sono labili?«Noi veneti non li abbiamo, siamo nati con Marco Polo che andava in giro per imparare; non con Cristoforo Colombo che lo faceva per fare schiavi».

Matrimoni eretici in vista, quindi?«No. La convivenza tra Pdl, Lega e Udc è positiva, più che positiva. Però non è causa mia se in Veneto Lega e Pdl sono due partiti che navigano a vista».



Da "Il Giornale" di venerdì 14 agosto 2009, di Francesco Cramer

Casini alla battaglia del Veneto: basta Lega, al Pd piace Galan?

Verso le Regionali Il governatore apre ai democratici: stimo sindaci come la Puppato. Il Carroccio: noi soli? Vedremo. Udc incoerente

Casini alla battaglia del Veneto:
basta Lega, al Pd piace Galan?

Il segretario regionale pd Paolo Giaretta: «Se il governatore rompe con Berlusconi? Magari avesse questo coraggio: ma sono sogni di mezza estate. Certo, in un ballottaggio tra Galan e Tosi voterei il primo»

ROMA - «Sostenere Formigoni o Galan non dovrebbe essere solo un problema dell' Udc. È indifferente il Partito democratico al problema di arginare la Lega?». La domanda è di Pier Ferdinando Casini e arriva nel momento di massima tensione per il futuro dei due governatori, che vedono la loro poltrona messa a rischio dalle pretese della Lega. È soprattutto il Veneto la regione più in sofferenza. Perché sembra saltata l' ipotesi di uno scambio tra Formigoni e il ministro dell' Interno Roberto Maroni. Conseguenza: la Lega rimarrebbe a mani vuote in Lombardia ed è difficile pensare che rinunci anche all' altra roccaforte del Nord, il Veneto. Per questo Giancarlo Galan è insofferente. E per questo l' Udc si muove. Il portavoce Antonio De Poli la vede così: «Pdl, Udc e Margherita insieme nel 2010: una grande forza per governare la Regione». Casini spiega: «La Lega sta alzando il tiro e non è un caso. Bossi non è certo uno sprovveduto: parla di dialetti, bandiere e gabbie salariali pensando a Veneto, Lombardia e ai loro presidenti». Di qui la richiesta al Pd di arginare la Lega: «Domanda un po' provocatoria, ma prima o poi l' opposizione dovrà scegliere tra la testimonianza e la politica». Dal Pd qualche segnale arriva. Paolo Costa, sul Corriere, ha invitato il Pd a «salvare il soldato Galan». Andrea Causin, candidato di Franceschini alla segreteria, mette qualche paletto: «Il governatore è insofferente e intristito dai ricatti della Lega? Mi pare il momento che queste differenze siano esplicitate. Non faremo la stampella di nessuno». Paolo Giaretta, attuale segretario regionale, risponde a Casini: «Indifferenti? Ma se all' Udc in passato abbiamo offerto nel Veneto alleanze comuni, tutte rifiutate». E ora? «Un Pdl contro la Lega in Veneto è impossibile: cadrebbe il governo». Ma un Galan che molla Berlusconi, in un listone appoggiato da voi e Udc? «Magari avesse questo coraggio: ma son sogni di mezza estate. Certo, in un ballottaggio tra Galan e Tosi voterei il primo. Anche se la sua pratica di governo è distante dal riformismo che vogliamo». È lo stesso Galan, in un' intervista al Corriere Veneto, ad aprire al Pd: «Tra certe posizioni politicamente ipocrite di Zanonato e l' imprevedibilità lagunare di Cacciari c' è una bella differenza. E poi c' è il Pd di Laura Puppato (sindaco di Montebelluna; ndr) che stimo». Galan nota «un' incompatibilità tra fasce del Pdl e la Lega» e pare combattivo: «Sul mio futuro decideranno loro, ma non possono regolare il traffico ovunque. Non sono uomo di tutte le stagioni: però, non so come e in che ruolo, nel 2010 ci sarò». Anche se, maligna qualcuno, alla fine potrebbe farsi da parte in cambio di un ruolo importante nel governo. E la Lega? Berlusconi, a Porta a Porta, aveva dato per sicuro il Veneto alla Lega, salvo poi smentire. Ma nella Liga veneta più di uno teme che Bossi si faccia convincere dal Cavaliere. Gianpaolo Dozzo, nel suo piccolo, ha fatto un sogno: «Ho guardato le stelle cadenti e ho espresso un desiderio: che la Lega corra da sola in Veneto». Il ministro Luca Zaia è molto meno romantico: «Deciderà Bossi, insieme a Berlusconi». L' Udc, dice, sbaglia: «È di un' incoerenza estrema: fino a un anno fa il Pd era il gran nemico e ora De Poli vuole allearsi con loro. Troppa fantapolitica e troppo millantato credito». Roberto Rao, Udc, replica: «Certe risposte repentine danno l' idea di quanto la Lega sia preoccupata».

Trocino Alessandro

Da "Il Corriere della Sera", 13 agosto 2009, pagina 9
http://archiviostorico.corriere.it/2009/agosto/13/Casini_alla_battaglia_del_Veneto_co_9_090813044.shtml

È la Lega l' ostacolo del laboratorio Veneto

La lettera

È la Lega l' ostacolo del laboratorio Veneto

di Antonio Cancian

Caro direttore, la lettera scritta da Paolo Costa, oggi membro federale del Pd, già europarlamentare nonché sindaco di Venezia, pone più di una difficoltà a chi, come il sottoscritto, s' interroga sul futuro politico del Veneto. Le interessanti riflessioni di Costa, alla ricerca di «un vero atto di autonomia regionale» che consenta di non rispettare i vincoli degli attuali steccati politici nazionali, suonano come dette dall' esterno, secondo una estemporaneità che le rende subito deboli, perché non frutto di un confronto politico in atto nel Pdl e nel Pd. Di qui l' imbarazzo che provo nello scrivere una «lettera» su questioni che sono presenti nell' immaginario politico di molti all' interno dei due partiti. Ammettiamo pure che alcune fondamentali idealità, che si impongono come unificanti valori nazionali, quali il senso della tolleranza, dell' accoglienza-integrazione, del cercare ciò che favorisce il superamento dei «confini» e delle separatezze d' ogni genere, possano rappresentare un qualche collante tra Pdl e Pd. Ciò detto, restano in campo ostacoli politici e ideologici ancora troppo imponenti per poter immaginare il Veneto quale terra pronta a un «laboratorio» sostenuto dal «miglior Pdl e dal miglior Pd». Infatti, come si conciliano tra loro, proprio in Veneto, il Pd dal volto rozzo e ambiguo di alcuni esponenti e la confusa imprevedibilità di altri «democratici»? Insomma, è per davvero riformista o riformatore il Pd, sia a Venezia sia a Roma? È pur vero che la Lega non sempre si è schierata dalla parte del rivoluzionario riformismo interpretato da Giancarlo Galan, ma è anche vero che il Pd veneto ossessivamente si è perso in sterili modi di fare opposizione che l' hanno, anche sul piano elettorale, molto penalizzato. Va bene parlare del Veneto di domani, ma come si fa ad ignorare l' Italia di oggi in cui gran parte del Pd continua a vedere Silvio Berlusconi come la personificazione del male? Ancora: può essere Giancarlo Galan un «uomo per tutte le stagioni»? Fin qui ho accennato a temi e problemi relativi al Pdl e al Pd, ma se certi discorsi passano dal «sottovoce veneto» alle lettere sui giornali nazionali, qualche ragione ci sarà pure. Mi limito ad indicarne almeno una. La Lega nel Veneto di Galan ha rappresentato una componente di maggioranza sostanzialmente leale e rispettosa degli impegni assunti con l' elettorato. Purtroppo oggi la Lega si propone secondo scelte prossime all' autoisolamento. Partito-macchina che chiede e pretende (e quasi sempre ottiene) l' occupazione di centri di potere e di sottopotere. Tutto ciò ha provocato nelle recenti elezioni vari gradi di rifiuto e di distacco da parte di molti amministratori locali, di molti elettori, nei riguardi di alleanze in cui era presente la Lega. Questo è un fatto che, evidentemente, non può non far riflettere coloro che pensano al futuro politico del Veneto.

Antonio Cancian

europarlamentare del Pdl

Da "Il Corriere della Sera", 11 agosto 2009, pagina 12
http://archiviostorico.corriere.it/2009/agosto/11/Lega_ostacolo_del_laboratorio_Veneto_co_9_090811011.shtml

«Ora il Pd per vincere aiuti il soldato Galan»

La lettera

«Ora il Pd per vincere aiuti il soldato Galan»

di Paolo Costa

Caro direttore il prossimo anno a questa data il Veneto conoscerà il suo governatore. Se disporrà anche di un programma adeguato a gestire quella che augurabilmente sarà l' uscita dalla crisi globale sarà dipeso dalla nostra capacità di identificare, oggi, le poche cose che veramente occorrerà fare a Venezia, o pretendere vengano fatte a Roma e Bruxelles, e le avrà affidate a protagonisti capaci di raccogliere su queste il consenso. Un obiettivo difficilmente raggiungibile limitandosi a cercar di ridurre il conflitto permanente tra Pdl e Lega. La storia insegna che la fusione a tavolino di programmi che rispondono a strategie politiche divergenti porta prima o dopo a disastri politici. Alla ricerca di una «alleanza compatibile con il programma» occorre invece un atto di vera autonomia regionale che ci liberi dal vincolo di dover rispettare gli steccati nazionali: Pdl-Lega, da un lato, e Pd-IdV e Sinistra radicale, dall' altro. Con il Pdl al 29%, la Lega al 28% e il Pd al 20%, secondo il dato della regione restituitoci dalle europee, il perno di ogni futura alleanza per il Veneto può essere teoricamente costituito da ogni coppia dei tre partiti maggiori: Pdl-Lega, Pd-Lega, ma anche Pdl-Pd. È qui che entra in ballo il merito delle politiche da portare avanti nell' interesse del Veneto. Il Mose, il Passante e il rigassificatore, i simboli della politica del fare dei quali va fiero Galan, sono stati ottenuti tutti «contro» la Lega. Sull' altro lato, senza dover inseguire l' antipolitica e il giustizialismo alla Di Pietro, il Pd si sarebbe rattrappito su una opposizione senza identità? Il Veneto di domani non ha bisogno di essere tirato un giorno verso un riformismo di stampo europeo e il giorno dopo sulla strada opposta del protezionismo localista, intrinsecamente separatista. Il Veneto ha bisogno di politiche «nazionali» delle infrastrutture, della giustizia civile, dell' Università e della ricerca, dell' «immigrazione-accoglienza-integrazione» e non solo «immigrazione-sicurezza», ma anche di una rivoluzione fiscale «nazionale» di lotta all' evasione e di efficienza ed equità nella spesa. Tutti risultati che non si otterranno mai proponendosi spocchiosamente di fare da soli, pretendendo che Roma devolva a Venezia poteri nazionali che a Venezia non si potrebbero esercitare utilmente. Il Veneto deve al contrario coltivare le alleanze politiche e territoriali che portino prima di tutto il Paese a darsi quella strategia di modernizzazione di stampo europeo che è nelle corde riformiste del miglior Pdl e del miglior Pd. Questo non postula alcun abbandono del bipolarismo e della democrazia dell' alternanza, anche se potrebbe richiedere un passaggio da «grande coalizione» alla tedesca. Solo che per «salvare (il meglio della politica de) il soldato Galan» il discrimine deve passare tra i «ponti abbassati» della modernizzazione ancorata ai valori europei contro i «muri eretti» dalla miopia localista o dallo sciacallaggio antipolitico.

Paolo Costa

ex sindaco di Venezia e membro federale del Pd

Da "Il Corriere della Sera", 9 agosto 2009, pagina 11
http://archiviostorico.corriere.it/2009/agosto/09/Ora_per_vincere_aiuti_soldato_co_8_090809024.shtml

venerdì 14 agosto 2009

Ordinanza anti-lucciole, in un anno 212 verbali

IL BILANCIO. L’assessore Dalla Pozza ha illustrato i risultati raggiunti a dodici mesi dall’entrata in vigore

Ordinanza anti-lucciole
In un anno 212 verbali

«Anche le disposizioni contro alcol, accattonaggio e bivacco hanno reso la città più pulita e vivibile»

«Le ordinanze non hanno lo scopo di “far cassa”, mirano piuttosto a risolvere i problemi». Ad un anno dall’entrata in vigore delle misure anti-prostituzione l’assessore alla sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza traccia un primo bilancio dei risultati raggiunti. «Non è stato l’unico provvedimento - ha spiegato - ci siamo infatti occupati di parchi ed aree verdi, di bivacchi con camper e roulotte, di accattonaggio e di consumo d’alcol. Non regole “stravaganti” come quelle adottate in alcuni centri, quanto risposte concrete per rendere la città sempre più vivibile».
PROSTITUZIONE. In un anno l’ordinanza ha colpito 212 volte e 103 sanzioni da 500 euro sono già state pagate. Basta un rapido conto per capire che si tratta di una cifra non indifferente: 51.500 euro sono entrati nelle casse comunali, altrettanti arriveranno a breve. Il numero dei ricorsi, infatti, è irrisorio: in un anno sono stati solo nove. Capita spesso che le persone fermate chiedano di pagare subito, in contanti, forse per paura di essere scoperte dalle famiglie. Non mancano neppure le richieste di rateizzare l’importo. In 82 casi su cento ad essere multati sono stati i clienti, solo in diciotto su cento, invece, sono state le prostitute (quando il loro abbigliamento era discinto). Altro dato riguarda le aree della città: al primo posto, per multe, viale San Lazzaro (89), quindi la strada padana verso Verona (42), via dello Stadio (33) e viale Verona (18). «Sappiamo che quest’ordinanza non potrà, da sola, debellare il fenomeno. Per questo servirebbero incisivi interventi legislativi - ha aggiunto l’assessore - ma sicuramente abbiamo contribuito a migliorare la situazione a Vicenza». Gli interventi compiuti, principalmente dalla Polizia locale, sono stati mirati e si sono concentrati nelle zone più “calde” e negli orari più a rischio, ovvero dalle 21 alle 23. Se nel 2008, poi, le stime parlavano di 120-140 prostitute a Vicenza, oggi queste sono meno della metà. Una cinquantina, attive soprattutto nella zona del residence Campiello dove, comunque, a breve sarà installata una telecamera, oltre ad un grande cartello per segnalarla. Prevenzione, repressione ma anche finalità sociale. In due casi, grazie all’azione condotta, le prostitute hanno deciso di lasciare la strada e sono state aiutate con un percorso protetto di reinserimento.
CAMPER E ROULOTTE. Lo scorso 5 agosto 2008 è entrata in vigore anche l’ordinanza contro i bivacchi, per contrastare un fenomeno radicato soprattutto nella zona nord ed est della città. In questo caso le sanzioni di 350 euro sono state 31, ma solo tre quelle pagate. «L’obiettivo comunque - ha considerato Dalla Pozza - è far sì che le aree occupate vengano ripulite e lasciate libere».
ACCATTONAGGIO. In aprile il sindaco ha emanato una nuova ordinanza, abrogando così l’atto della precedente amministrazione, perché considerato di più difficile applicazione. Sono 57 i verbali della polizia locale che prevedono una sanzione di 50 euro (pagata in 10 casi) e la confisca del denaro.
ALCOL E PARCHI. Dall’ottobre 2007 le sanzioni anti-alcol sono state 247: 74 accertate in via Gorizia, 50 in via Napoli, 31 in Campo Marzo e 21 in viale Roma. «Ne sono state pagate una parte minima ma a contare - ha detto Dalla Pozza - è il sequestro di alcolici». Più contenuti i numeri dell’ordinanza che disciplina il comportamento nei parchi, nei giardini e nelle altre aree verdi attrezzate della città. In un anno, infatti, le sanzioni sono state solo dodici. «Le ordinanze - ha concluso l’assessore - si sono rivelate un ottimo deterrente. Se consideriamo i bivacchi con camper e roulotte e l’accattonaggio, possiamo dire che hanno colpito immediatamente il bersaglio e che questi fenomeni sono subito scomparsi».

Da "Il Giornale di Vicenza" di Giovedì 13 Agosto 2009, Cronaca, pag.14, di Claudia Milani

martedì 11 agosto 2009

Vigilesse, sorrisi e buon senso

Da "Il Giornale di Vicenza" on line, Spazio dei lettori, Lettere
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/lettere/Lettere/76439_vigilesse_sorrisi_e_buon_senso/

Egregio Direttore,
è mia consuetudine, e chi si rivolge al mio ufficio lo sa, non affrontare mai il tema delle sanzioni comminate dalla Polizia Locale, negli ultimi tempi giunto per un paio di volte all’attenzione dei suoi lettori attraverso la rubrica delle lettere al giornale. Esistono già organi, ai quali non posso e non devo sostituirmi, preposti all’esame dei ricorsi che chi è stato sanzionato può legittimamente proporre. Francamente però faccio fatica a non rispondere alla lettera del Signor Bussolaro. Tanto più se quel lettore non scrive per lamentarsi d’essere stato multato, il che sarebbe quasi comprensibile, ma per ergersi a difensore d’ufficio dei sanzionati ed assumere la veste del censore nei confronti della Polizia Locale, del Comandante Rosini e dell’Amministrazione, menando giudizi a destra e manca, quasi fosse stato presente in entrambi gli episodi, con incrollabili certezze degne di miglior causa.
Verrebbe a pensare che il lettore, forse, abbia avuto più volte occasione di avere a che fare con la Polizia Locale di Vicenza ed abbia il dente levato per questo. Ma sicuramente non sarà così, e sbaglio io a pensarlo. Prendere una multa scoccia sempre. Scoccia anche all’assessore Dalla Pozza, sanzionato giustamente una settimana fa dai “suoi” vigili per non avere esposto il contrassegno sul parabrezza dell’auto parcheggiata in Piazza Biade. E a nessuno, nemmeno all’assessore, vien certo da pensare – con il sorriso sulle labbra – all’agente che ha elevato la sanzione, mentre si fa la fila in posta col bollettino in mano. Da qui però a fare considerazioni ingenerose e qualunquistiche come quelle del lettore, ne passa.
Ma, come al solito, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E allora, è evidente che “fa notizia” chi scrive al giornale perché ha ricevuto una multa, magari aggiungendo particolari sul comportamento del “vigile” in quel frangente (e chissà perché mai anche su quelli del sanzionato), e non invece chi riceve un sorriso o un’informazione dagli agenti di Polizia Locale. Come pure “fa notizia” quel tale che scrive che, secondo lui, i gamberi di fiume muoiono se immersi nell’acqua del nostro acquedotto, anziché i tanti che ci invitano quotidianamente a promuovere maggiormente la diffusione nelle famiglie del consumo di “acqua del sindaco”, valutandone correttamente l’ottima qualità.
Non voglio a mia volta, anche perché non è nel mio stile, fare il difensore d’ufficio: tutti, a partire da me, sbagliamo, e forse talvolta sbagliano anche gli agenti di Polizia Locale, spesso al lavoro in situazioni di elevata tensione se non addirittura di pericolosità. Per questo è mia abitudine verificare, quando il sanzionato me lo faccia presente, se il comportamento degli agenti sia stato rispettoso del rapporto col cittadino. Il Comandante Rosini sa bene quanto io tenga a ciò, ed in questi casi sul mio tavolo arrivano le relazioni degli agenti coinvolti nella segnalazione, della quale normalmente cerco di appurare la veridicità. Per questo, d’intesa col Comandante, abbiamo richiesto all’Assessorato al Personale che vi sia un’attività formativa continua rivolta principalmente a chi opera a diretto contatto col cittadino sul territorio.
Questo è quello che fanno le aziende per il personale del “front office”, questo è quello che vogliamo anche noi. Perché a noi non interessa l’autoassoluzione, ma migliorare costantemente il rapporto col cittadino, nell’ambito delle leggi dello Stato che la Polizia Locale deve far rispettare. Se c’è qualcosa da migliorare, lo vogliamo fare accettando serenamente anche le critiche, quando hanno una finalità costruttiva e servono a correggere gli errori.
L’unico che però pensa di non fare mai errori, evidentemente, è il lettore che scrive. In realtà sbaglia, e parecchio, quando colpisce ingiustamente le vigilesse, che secondo lui, oltre a non sorridere, guarderebbero le persone con “cipiglio feroce” durante il loro lavoro. La realtà è chiaramente diversa. E quelle vigilesse, che “non guarderebbero in faccia” nessuno, sono le stesse che quotidianamente pattugliano, senza “altezzosità” di sorta ma con tanta dedizione al lavoro, zone “calde” della città come Via Napoli o Campo Marzo; sono le stesse che si fermano, magari ben oltre l’orario di lavoro, per rilevare di notte un incidente mortale; sono le stesse che prestano soccorso agli automobilisti coinvolti in un tamponamento, rincuorandoli fino all’arrivo dell’ambulanza; sono le stesse che danno informazioni ai turisti, o che accompagnano a casa un anziano che si sente poco bene.
Gli esempi che ho citato non sono casuali, ma sono tutte segnalazioni giunte da cittadini a me o al mio ufficio, per evidenziare comportamenti encomiabili di agenti della Polizia Locale di Vicenza. Io sì posso dire di aver visto in azione le “mie” vigilesse. Le ho viste nelle notti in cui le ho accompagnate in pattuglia, ed in cui ho avuto modo di apprezzarne la professionalità, la cortesia verso i cittadini, il tanto “buon senso” ed il sorriso stampato in volto anche alle tre di notte, nonostante il freddo e la fatica, mentre probabilmente il lettore dormiva tranquillo nel suo letto.
Per questo respingo fermamente le considerazioni del lettore sull’operato della Polizia Locale, senza dubbio lecite anche se non condivisibili, come pure l’idea che l’Amministrazione abbia dato disposizioni agli agenti di essere scortesi col cittadino. Tutt’altro. Le respingo perché so, e come me lo sa la maggioranza dei cittadini, che non è così, neppure parzialmente. Per me la vicenda si chiude così. Ma resto a disposizione, se il Signor Bussolaro vorrà prendere contatto con il mio ufficio, per accompagnarlo al Comando della Polizia Locale dove potrà apprezzare tutto ciò che ogni giorno la Polizia Locale fa per i cittadini di Vicenza, lui compreso, e non contro di loro.

Antonio Marco Dalla Pozza
Assessore alla Sicurezza
del Comune di Vicenza
08.08.09

«Perché le vigilesse non sorridono mai?»
Nel giornale di sabato 1 agosto la signora Morsoletto lamenta un fatto a dir poco allucinante e cioè che in sede di contestazione della “cintura di sicurezza allacciata irregolarmente in modo tale da eludere la sorveglianza delle forze dell’ordine” , la “vigilessa” si sia rifiutata di dare una occhiata all’impegnativa del medico curante - che la signora recava con sè - attestante una menomazione alla spalla e la necessità di ulteriori cure. Non solo ma, da quanto si evince dall’articolo, i solerti verbalizzanti avevano omesso di includere nel verbale di contravvenzione la circostanza della attestazione medica (che da sola avrebbe chiuso il caso), aggiunta successivamente dopo insistente richiesta della cittadina. Quest’ultima circostanza mi fa pensare veramente male! Ritengo che i signori vigili sapessero che l’art. 172 del codice della strada consente l’esonero dall’obbligo di allacciamento delle cinture agli utenti affetti da particolari patologie, il cui accertamento compete esclusivamente al medico ed al suo insindacabile giudizio professionale. Qualche giorno fa un caso per molti versi analogo. Una signora - cui viene contestato l’uso del telefonino alla guida - chiede di controllare se il proprio portatile (tra l’altro rinchiuso in una borsa depositata sui sedili posteriori) avesse ricevuto chiamate in entrata od in uscita. La vigilessa si rifiuta. In entrambi i casi i tutori dell’ordine hanno invitato, con molta altezzosità, le controparti a rivolgere le proprie rimostranze al giudice di pace, alla faccia della collaborazione e della trasparenza dei rapporti tra dipendenti pubblici e cittadini che pagano le tasse, con tutto quello che ne deriva. Nel mezzo, una lettera al Giornale dell’avv.Rosini, Comandante la Polizia locale di Vicenza, il quale difende a spada tratta, l’onore e la professionalità dei propri vigili, difesa oltre ogni misura parziale - in quanto lo stesso ha sentito soltanto una campana - e, comunque, priva di contenuti tecnici relativi alla fattispecie narrata. Bene, caro comandante, le ricordo che lei non è il titolare di una azienda privata con scopo di lucro (9 milioni di euro in tre anni di multe pagate in massima parte dai cittadini di Vicenza sono un bel fatturato), né il difensore d’ufficio dell’operato delle persone che ha il compito di coordinare (sempre che tale comportamento non faccia parte delle direttive da lei impartite, la qualcosa sarebbe piuttosto grave). Ogni uomo delle istituzioni, e lei è uno di quelli, ha dei precisi doveri verso la propria “utenza”, nella fattispecie tutti i cittadini di Vicenza, i quali tra l’altro chiedono anche una piccola dose di buon senso nella applicazione delle norme e delle direttive ed in particolar modo che vi sia la ragionevole certezza dell’infrazione. Un po’ di sano buon senso farebbe risparmiare ai suoi uffici ed ai cittadini un bel po’ di tempo che, come lei ben sa, è una delle poche cose che non si può riciclare. Se la vigilessa (speriamo che sia la stessa) avesse dimostrato un po’ di disponibilità ed un po’ di buon senso verso coloro che contribuiscono a pagarle lo stipendio ed avesse controllato il telefonino della signora o il certificato medico dell’altra utente, probabilmente non avrebbe stilato i verbali, avrebbe evitato un sacco di lavoro inutile ai suoi uffici, al Giudice di Pace ed alle ricorrenti e, sicuramente, su questo giornale sarebbe apparsa una lettera di encomio e di simpatia per la disponibilità dei tanto bistrattati vigili. E poi, caro comandante, le ha viste la sue vigilesse in azione? Ha mai visto un sorriso? Macché, tutte un cipiglio feroce, non ti guardano in faccia: è una disposizione dell’Amministrazione anche questa?
Enos Bussolaro
Vicenza
07.08.09