mercoledì 6 luglio 2011

L'errore del PD sull'abolizione delle Province

Qualche volta capita di sbagliare.

Ma lo sbaglio rischia di diventare incomprensibile, ed imperdonabile, se
non viene spiegato adeguatamente.

Francamente, le motivazioni con cui il PD, il mio partito, sta
giustificando l'astensione sulla proposta dell'IdV di abolire le Province
(certo, nel modo sempre un po' legislativamente rozzo di quella forza
politica, che demolisce a colpi di clava le norme senza mai prevedere il
passo successivo, e cioè come gestire il vuoto normativo che si crea: e
questo non e' un grande indice di cultura di governo) appaiono poco
credibili, tanto più se viste alla luce della lunghissima discussione
(quattro ore) che ha preceduto, all'interno del gruppo parlamentare, il
voto.

Un'astensione data per "non spaccare" il gruppo ed il Partito,
paradossalmente spacca ancor di più che non un voto contrario.

E, lasciando perplessi gran parte degli iscritti e degli elettori, rischia
ancora una volta di allontanare "la base" dai vertici.

Non e' necessario lisciare il pelo alla demagogia, ne' lasciarsi guidare da
istinti iconoclastici nei confronti di tutto cio' che "puzza" di pubblico.

Ma oggi credo che nessuno sappia esattamente a cosa servono le Province, se
non a duplicare competenze e passaggi burocratici. Alzi la mano chi mai e'
andato in Provincia per qualche pratica, o chi non pensi che quella stessa
pratica avrebbe potuto essere svolta dal proprio Comune.

E se non bastasse, credo sarebbe sufficiente guardare a cio' che avviene
nella nostra, boccheggiante, Provincia.

Prenda dunque il PD il coraggio a due mani, emendando l'errore compiuto
ieri con un'iniezione di cultura di Governo.

Proponga l'abolizione delle Province (senza ricorrere alle formule usate
per la riduzione dei compensi parlamentari..tipo "a partire dal rinnovo
amministrativo del 2020.."), e contestualmente ne preveda la
redistribuzione di funzioni, risorse e personale, rimodulando -
strutturalmente e non con uno spot - una parte della spesa pubblica.

Faccia un atto di quelli che si chiedono a chi si candida a governare un
Paese: decida, si o no, ma non si astenga pilatescamente.

Non lasci il PD, a livello nazionale, che "la base" proceda autonomamente,
slegata dal vertice, autoorganizzandosi per chiedere cio' che il buon
senso, e soprattutto l'attuale situazione economica, consigliano
caldamente.

Solo cosi' il PD riguadagnera' velocemente consenso, fugando le perplessità
che oggi pervadono molti di noi (anche quelli più propensi a capire e
giustificare), e dimostrando di essere pronto a tornare alla guida di
questo Paese.

Antonio M. Dalla Pozza

Componente direzione regionale del Partito Democratico

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