domenica 26 aprile 2009

«Acqua: piano da rifare. Così bollette troppo care»

Sabato 25 Aprile 2009 "Il Giornale di Vicenza" CRONACA Pagina 20

ATO BACCHIGLIONE. Il presidente dell’Autorità d’ambito illustra ai sindaci le prospettive, tra acquedotti da migliorare e rincari da contenere

«Acqua: piano da rifare. Così bollette troppo care»

Bosetti: «Gli investimenti previsti fanno raddoppiare le tariffe in 20 anni: va ripensato il sistema, senza tabù». Dalla Pozza: «No a capitali privati»

Acqua salata. Troppo. Sarà pure un dono del cielo, ma gestirla sta diventando sempre più problematico. E costoso. C’è un deficit infrastrutturale da colmare: acquedotti da sistemare, fognature da esterdere, depuratori da avviare, e per questo c’è un piano d’investimenti da 1,3 miliardi di euro fino al 2026. D’altronde, ci sono tariffe che, per coprire questi investimenti, devono cresce al ritmo del 3-4% all’anno. Come dire: in vent’anni, bollette raddoppiate. E non è proprio il periodo migliore. Che fare, allora? Privilegiare gli investimenti? O sollevare le famiglie?
IL QUADRO DELL’ATO. Non è il gioco della torre, ma la dimostrazione che il sistema idrico vicentino e padovano si sta avvicinando il momento della resa dei conti. In privato, lo dicono molti sindaci e gestori del servizio idrico: occorre ridiscutere il piano. A microfoni aperti, lo dice Lorenzo Bosetti, presidente dell’Ato Bacchiglione, l’autorità che raduna 141 comuni vicentini e padovani: «Continuare per altri 17 anni così, con un piano di investimenti da 1,3 miliardi di euro fino al 2026 che un incremento delle tariffe del 3-4% all’anno ci sembra irrealistico. Sarà opportuno che il territorio ripensi ai suoi obiettivi e ricalibri le sue politiche».
Ieri a Rubano, all’assemblea dell’Ato riunitasi per approvare il consuntivo 2008, Bosetti illustrato la sua relazione mettendo alcuni di questi temi sul tavolo. «Li avevamo prefigurati a luglio 2008», ricorda. Allora erano timori. Oggi, sono problemi da affrontare.
RISCRIVERE IL PIANO. «Le proiezioni - prosegue Bosetti - ci dicono che gli aumenti tariffari vadano a consumare reddito, ovvero siano maggiori degli aumenti salariali». D’altra parte «gli acquedotti invecchiano e c’è bisogno di aumentare la copertura delle reti fognarie e gli impianti di depurazione». Si profila un bivio. Oppure, come suggerisce Bosetti, «servono nuove forme organizzative e di finanziamento». Da un lato, si augura «aggregazioni tra i gestori per aumentare l’efficienza». Dall’altro, suggerisce «nuove forme societarie, società miste pubblico-private, per reperire capitali». Ed esorta: «Non poniamoci tabù».
Non tutti, però, la pensano così: «È chiaro che per uscire dallo stallo servono capitali - osserva Antonio Marco Dalla Pozza, assessore all’Ambiente del Comune di Vicenza -. La sfida è trovarli senza ricaricare le tariffe. Ma all’ingresso di capitali privati sono contrario. Faccio un discorso politico a titolo personale: solo il pubblico è garanzia di gestione dell’acqua indirizzata agli interessi collettivi. Perciò ritengo che i capitali vadano cercati nel pubblico: Regione e Europa in primis». E spiega: «Vorremmo dismettere il depuratore di S. Agostino e puntare su Casale, ma servono 20 milioni».
Su un punto Bosetti e Dalla Pozza concordano: «Dopo le elezioni, i sindaci dovranno decidere che fare». La revisione del piano è necessaria, anche perché sta scadendo il triennio di regolazione 2007- 2009 e serve aggiornare costi gestionali, investimenti e tariffe.
NO AI RIMBORSI. Ieri, intanto, è stato bocciato dall’assemblea dell’Ato l’emendamento proposto dal Comune di Vicenza che chiedeva all’Autorità di riconoscere il rimborso di 1,7 milioni di euro relativi ai mutui di opere del servizio idrico realizzate in passato. Dalla Pozza, comunque, spiega di avere avuto un incontro con i vertici dell’Ato e di essere «fiducioso che la questione si possa risolvere trattando il tema con loro».

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