PADOVA — Nel Partito democratico veneto c’è tanta voglia di Udc ma non al punto da cedere subito, armi e bagagli, alla leadership di Antonio De Poli. Per cominciare - l’hanno sottolineato praticamente tutti, ieri pomeriggio, nel corso dell’interminabile direzione regionale riunita a Padova - il leader dei centristi non ha fatto una bella cosa, partendo in anticipo con la propria candidatura senza nemmeno sedersi a un tavolo con i possibili alleati di domani. Rimane il fatto, distillato da una discussione come sempre densa di distinguo e di malsopiti dissensi, che una significativa porzione della dirigenza Pd ritiene necessario, se non addirittura indispensabile, uscire dallo schema classico del centrosinistra per allargare l’alleanza verso il centro. E che, all’interno di questa porzione, sono parecchi a ritenere per nulla scandaloso che si ragioni attorno al nome di Antonio De Poli come candidato governatore per tutta la compagnia. Ma, alla resa dei conti - sorprendente anziché no nell’esito numerico della votazione - è passato a maggioranza un documento che invita l’Udc e le altre forze del centrosinistra a sedersi allo stesso tavolo «allargato» ma rivendica al Pd, socio di maggioranza della futuribile coalizione, almeno il diritto di indicare un proprio candidato presidente per andarne a discutere con i potenziali alleati.
L’opzione no-nome, sostenuta da molti (per tutti il deputato Alessandro Naccarato e Davide Zoggia, responsabile nazionale Enti locali del partito: «Andare alla discussione con l’Udc con una o più candidature nostre - aveva detto Zoggia nel suo intervento - non ci farebbe nemmeno sedere al tavolo») è stata superata, nella volontà dell’assemblea, dalla proposta che insisteva, quanto meno, per inserire nel documento finale l’indicazione di Giuseppe Bortolussi, leader della Cgia di Mestre, come possibile candidato «apprezzato» dai democratici. Risultato numerico: 35 voti a favore - perorati, nell’intervento finale, dal sindaco di Vicenza Achille Variati -, 4 astenuti e 23 contrari. Tra questi ultimi, oltre a quanti sostenevano tatticamente l’opportunità di non mettere sul tavolo alcun nominativo, vanno annoverati probabilmente anche i sostenitori della candidatura di Laura Puppato. La quale, intervenendo in assemblea, aveva fatto professione di amor patrio: «Ho talmente a cuore le sorti del Veneto che sono disponibile a mettere in piedi una trattativa con l’Udc, senza alcun nome sul tavolo, il mio compreso». Invece un nome c’è, ed è quello di Bortolussi. Era ciò che chiedeva il deputato veneziano Andrea Martella, dando voce ai molti convinti che il Pd abbia il diritto-dovere di esprimere un progetto politico, corredato di nome e cognome: «A me sembra - ha detto Martella al microfono - che la disponibilità manifestata da Giuseppe Bortolussi ci consenta di realizzare questa operazione. E, magari, su di lui può starci anche l’Udc».
Ciò non di meno, Flavio Zanonato, sindaco di Padova e uomo forte del Pd veneto, ha evidenziato alcune cose con chiarezza quasi brutale: «Io sono perché si allarghi l’alleanza all’Udc - ha detto Zanonato, in questo sostenuto anche da Franco Frigo - per almeno due buoni motivi: la partita delle Regionali è nazionale e una sequela di sconfitte coinvolgerebbe anche la nostra responsabilità; non possiamo rischiare di perdere la città di Venezia, perché i democratici veneti ne pagherebbero conseguenze quasi irreversibili. Chiarito questo, vi dico anche che non condivido i veti alla candidatura di Antonio De Poli, è pur sempre il numero 3 dell’Udc su scala nazionale». Però, secondo un sondaggio Ipr Marketing diffuso dai resistenti dell’Italia dei Valori, la candidatura De Poli avrebbe scarso ascendente sull’elettorato veneto. A capo di una coalizione Pd-Udc-Idv, il leader centrista finirebbe schiacciato da Zaia: 62% contro 28%.
L’opzione no-nome, sostenuta da molti (per tutti il deputato Alessandro Naccarato e Davide Zoggia, responsabile nazionale Enti locali del partito: «Andare alla discussione con l’Udc con una o più candidature nostre - aveva detto Zoggia nel suo intervento - non ci farebbe nemmeno sedere al tavolo») è stata superata, nella volontà dell’assemblea, dalla proposta che insisteva, quanto meno, per inserire nel documento finale l’indicazione di Giuseppe Bortolussi, leader della Cgia di Mestre, come possibile candidato «apprezzato» dai democratici. Risultato numerico: 35 voti a favore - perorati, nell’intervento finale, dal sindaco di Vicenza Achille Variati -, 4 astenuti e 23 contrari. Tra questi ultimi, oltre a quanti sostenevano tatticamente l’opportunità di non mettere sul tavolo alcun nominativo, vanno annoverati probabilmente anche i sostenitori della candidatura di Laura Puppato. La quale, intervenendo in assemblea, aveva fatto professione di amor patrio: «Ho talmente a cuore le sorti del Veneto che sono disponibile a mettere in piedi una trattativa con l’Udc, senza alcun nome sul tavolo, il mio compreso». Invece un nome c’è, ed è quello di Bortolussi. Era ciò che chiedeva il deputato veneziano Andrea Martella, dando voce ai molti convinti che il Pd abbia il diritto-dovere di esprimere un progetto politico, corredato di nome e cognome: «A me sembra - ha detto Martella al microfono - che la disponibilità manifestata da Giuseppe Bortolussi ci consenta di realizzare questa operazione. E, magari, su di lui può starci anche l’Udc».
Ciò non di meno, Flavio Zanonato, sindaco di Padova e uomo forte del Pd veneto, ha evidenziato alcune cose con chiarezza quasi brutale: «Io sono perché si allarghi l’alleanza all’Udc - ha detto Zanonato, in questo sostenuto anche da Franco Frigo - per almeno due buoni motivi: la partita delle Regionali è nazionale e una sequela di sconfitte coinvolgerebbe anche la nostra responsabilità; non possiamo rischiare di perdere la città di Venezia, perché i democratici veneti ne pagherebbero conseguenze quasi irreversibili. Chiarito questo, vi dico anche che non condivido i veti alla candidatura di Antonio De Poli, è pur sempre il numero 3 dell’Udc su scala nazionale». Però, secondo un sondaggio Ipr Marketing diffuso dai resistenti dell’Italia dei Valori, la candidatura De Poli avrebbe scarso ascendente sull’elettorato veneto. A capo di una coalizione Pd-Udc-Idv, il leader centrista finirebbe schiacciato da Zaia: 62% contro 28%.
Alessandro Zuin
18 gennaio 2010
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