
L’opzione no-nome, sostenuta da molti (per tutti il deputato Alessandro Naccarato e Davide Zoggia, responsabile nazionale Enti locali del partito: «Andare alla discussione con l’Udc con una o più candidature nostre - aveva detto Zoggia nel suo intervento - non ci farebbe nemmeno sedere al tavolo») è stata superata, nella volontà dell’assemblea, dalla proposta che insisteva, quanto meno, per inserire nel documento finale l’indicazione di Giuseppe Bortolussi, leader della Cgia di Mestre, come possibile candidato «apprezzato» dai democratici. Risultato numerico: 35 voti a favore - perorati, nell’intervento finale, dal sindaco di Vicenza Achille Variati -, 4 astenuti e 23 contrari. Tra questi ultimi, oltre a quanti sostenevano tatticamente l’opportunità di non mettere sul tavolo alcun nominativo, vanno annoverati probabilmente anche i sostenitori della candidatura di Laura Puppato. La quale, intervenendo in assemblea, aveva fatto professione di amor patrio: «Ho talmente a cuore le sorti del Veneto che sono disponibile a mettere in piedi una trattativa con l’Udc, senza alcun nome sul tavolo, il mio compreso». Invece un nome c’è, ed è quello di Bortolussi. Era ciò che chiedeva il deputato veneziano Andrea Martella, dando voce ai molti convinti che il Pd abbia il diritto-dovere di esprimere un progetto politico, corredato di nome e cognome: «A me sembra - ha detto Martella al microfono - che la disponibilità manifestata da Giuseppe Bortolussi ci consenta di realizzare questa operazione. E, magari, su di lui può starci anche l’Udc».
Ciò non di meno, Flavio Zanonato, sindaco di Padova e uomo forte del Pd veneto, ha evidenziato alcune cose con chiarezza quasi brutale: «Io sono perché si allarghi l’alleanza all’Udc - ha detto Zanonato, in questo sostenuto anche da Franco Frigo - per almeno due buoni motivi: la partita delle Regionali è nazionale e una sequela di sconfitte coinvolgerebbe anche la nostra responsabilità; non possiamo rischiare di perdere la città di Venezia, perché i democratici veneti ne pagherebbero conseguenze quasi irreversibili. Chiarito questo, vi dico anche che non condivido i veti alla candidatura di Antonio De Poli, è pur sempre il numero 3 dell’Udc su scala nazionale». Però, secondo un sondaggio Ipr Marketing diffuso dai resistenti dell’Italia dei Valori, la candidatura De Poli avrebbe scarso ascendente sull’elettorato veneto. A capo di una coalizione Pd-Udc-Idv, il leader centrista finirebbe schiacciato da Zaia: 62% contro 28%.
Alessandro Zuin
18 gennaio 2010
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