DIECI DOMANDE E VENTI RISPOSTE. L’assessore ribadisce il no al trattamento per rifiuti liquidi. Il manager spiega perché invece il progetto ai Ferrovieri funziona
La Wisco e il rifiuto di Vicenza
Dalla Pozza: «Impianto pericoloso, non sta bene tra le case». Piva: «È un’industria sicura vicina ad altre»
1. Considerando che già da molti anni, nelle città, si è favorito lo spostamento delle aziende collocate nelle zone residenziali quali ritenete siano le caratteristiche di un sito destinato ad ospitare un impianto di trattamento rifiuti anche pericolosi?
Dalla Pozza: Sicuramente non quelle che ci sono oggi ai "Ferrovieri", con abitazioni che distano 150 metri dall'impianto. Lo sforzo che l'Amministrazione sta producendo per riqualificare quella parte di città, che ha perso la vocazione industriale a favore di destinazioni commerciali e direzionali, verrebbe vanificato da una struttura di alto impatto ambientale che dovrebbe trovar posto solo in una zona industriale vera e propria.
Piva: Un impianto di trattamento di rifiuti liquidi industriali dovrebbe essere collocato in una superficie caratterizzata dalla presenza d'insediamenti industriali produttivi, come lo è nella fattispecie, l'area dove è attualmente ubicato il nostro depuratore.
2. Tutti producono rifiuti, ma nessuno vuole smaltirli a casa propria. La città di Vicenza da sempre smaltisce fuori dai confini comunali i propri rifiuti urbani e l’intera provincia anche quelli industriali. Recentemente, tuttavia, il Comune si è detto disponibile ad identificare un luogo adatto per identificare una diversa collocazione per l’impianto Wisco, fuori dall’area dei Ferrovieri. Un’ipotesi realisticamente percorribile? E in quali tempi?
Dalla Pozza: Il Comune si è detto disponibile, se serve, a sedersi ad un tavolo con Provincia e Regione per provare ad identificare siti alternativi. Qui non si parla di smaltimento dei rifiuti liquidi di Vicenza, ma di quelli di tutto il Veneto e forse anche oltre. Perché a Marghera, a Bologna, a Torre del Greco, a Bari e a Catania l'impianto non va bene, e a Vicenza invece sì? E in tutto il Veneto, o in tutto il Nord non c'è luogo migliore dei "Ferrovieri"? E siamo sicuri che, tra tanti ’no’, questo non diventerebbe l'impianto destinato ad accogliere i rifiuti liquidi pericolosi di tutto il Paese?
Piva: Devo sottolineare che già da cinque anni stiamo lavorando a questo progetto - tra l'altro approvato dalla Commissione Via (“Valutazione di impatto ambientale”) della Regione Veneto - ma fino ad oggi nessuno ci ha mai fatto alcuna proposta concreta in merito ad un'area alternativa per la collocazione dell'impianto.
3.Il Veneto oggi è autosufficiente nello smaltimento dei rifiuti liquidi industriali?
Dalla Pozza: Sembrerebbe di sì. Il Prof. Mantovani - referente del gruppo istruttorio della Commissione Regionale Via - il 12 marzo 2008 afferma in Commissione che: "…in riferimento alla disponibilità di impianti per il trattamento dei rifiuti liquidi, il Veneto ha una capacità sufficientemente allineata con la produzione per quanto riguarda lo smaltimento di quei rifiuti". Quindi si capisce ancor meno perché Vicenza dovrebbe ospitare l'unico impianto di Wisco SpA previsto nell'intero Settentrione. Chi ci guadagnerebbe è solo Wisco, a scapito di altri concorrenti.
Piva: No, dati ufficiali di mercato (Fonte Ecocerved) evidenzierebbero che una parte dei rifiuti liquidi industriali prodotti in Veneto verrebbe esportata per lo smaltimento, sia dalla provincia di Vicenza che dalla regione.La nostra proposta è nata per soddisfare, in ambito provinciale, la domanda inevasa di smaltimento di questi rifiuti, contenendo le movimentazioni di rifiuti da e verso altre province, esattamente come vorrebbe la normativa.
4. L’impianto di trattamento rifiuti all’arsenale è temuto dalla popolazione e avversato da tutte le forze politiche. Wisco ha già visto opporsi altre città in diverse regioni a simili impianti: a Vicenza se ne parla da quattro anni, con ricorsi al Tar e paventando risarcimenti di danni. Si ritiene che realizzare qui l’impianto sia comunque più opportuno o più facile che altrove?
Dalla Pozza: Forse ultimamente si pensa che a Vicenza si possa fare un po' di tutto. Succede così quando le Istituzioni, come fece l'Amministrazione Hüllweck col "Dal Molin", accettano a capo chino decisioni prese altrove. E devo notare, con rammarico, che il centrodestra cittadino ultimamente sembra aver trascurato l'argomento. Spero non sia per non mettere in difficoltà la Regione, guidata dalla stessa maggioranza politica.
Piva: Si, è più opportuno, lo dimostra l'analisi sul fabbisogno di impianti di trattamento di rifiuti liquidi industriali in alcuni territori, l'export di questi rifiuti e l'approvazione della Commissione Regionale di Via. Nel caso di Vicenza andremmo ad operare all'interno di un'area dove è già attivo, da anni, un impianto per il trattamento dei reflui prodotti dalle officine meccaniche di Trenitalia. Si tratterebbe quindi di un revamping dell'impianto esistente, per renderlo idoneo a smaltire anche i rifiuti liquidi prodotti dalle principali industrie regionali. Andando ad operare sull'esistente, l'impatto sul territorio sarebbe meno invasivo, rispetto ad un analogo impianto totalmente nuovo.
5. Un impianto di trattamento rifiuti genera preoccupazioni nei cittadini mentre i privati possono realizzare guadagni. In una città che ipoteticamente accettasse di ospitarlo facendosi carico anche dei rifiuti altrui, la comunità che lo ospita sul proprio territorio dovrebbe essere compensata? E in quale modo?
Dalla Pozza: Lo dovrebbe dire Wisco, che invece pretende solo ciò che ritiene un suo diritto. Qui parliamo di un impianto privato, gestito da privati, non necessario al Veneto, che alla città non porta nulla se non guai ambientali, urbanistici, viabilistici, e che non viene nemmeno pianificato, ma solo inserito in un luogo dove il privato, Trenitalia, ha già l’area. Qual è il guadagno per Vicenza?
Piva: Nello studio di impatto ambientale e di incidenza abbiamo previsto le cosiddette "misure compensative", cioè gli interventi tecnici migliorativi dell'ambiente preesistente, che possono funzionare come compensazione degli impatti residui, là dove questi non potranno essere ulteriormente mitigati in sede tecnica. Le compensazioni potranno tradursi nella realizzazione di progetti ambientali finalizzati all'impianto, al recupero ed al ripristino di elementi di naturalità. In ogni caso sono azioni che vengono abitualmente concordate con gli Enti locali.
6. Con la realizzazione dell’impianto Wisco non c’è il rischio di un deprezzamento degli immobili della zona e che si pregiudichi lo sviluppo urbanistico delle aree vicine?
Dalla Pozza: Certo, è sicuro. Chi riuscirebbe più a vendere una casa che dista pochi metri da un impianto per il trattamento di rifiuti pericolosi? E quale investitore privato accetterebbe di intervenire in un luogo che presenta rischi ambientali notevoli, con la certezza poi di non riuscire a vendere un solo metro quadrato di quanto è stato riqualificato? Questo impianto vanificherebbe totalmente sia le finalità della Variante alla Zona Industriale, sia il tentativo di recupero dell'ex Lanerossi.
Piva: L'impianto non sottrarrà nuovo spazio alla città perché sarebbe in una Zona Industriale, all'interno dell'Officina Grandi Riparazioni di Trenitalia, dove, come anzidetto, già è presente il depuratore Wisco. Se qualcosa cambierà, sarà in meglio, anche grazie alle opere di mitigazione e compensazione che verranno effettuate.
7. Un’altra preoccupazione riguarda il depuratore di S. Agostino, non dimensionato per supportare gli scarichi che si aggiungerebbero provenienti dal nuovo impianto di trattamento rifiuti. E’ da considerare la possibilità che Wisco partecipi economicamente ad un progetto che risolva questo problema?
Dalla Pozza: Il problema è il rischio di incidente. L'impianto di depurazione non potrebbe sopportare uno sversamento accidentale in fognatura di rifiuti pericolosi. Verrebbero inquinati gravemente Retrone e Bacchiglione. Tra l'altro, vorremmo dismettere l'impianto di S.Agostino, ampliando quello di Casale, e ciò potrebbe costare alcune decine di milioni di euro. Non credo proprio che Wisco voglia partecipare alla spesa.
Piva: Anche in questo caso mi sentirei di dare tutte le rassicurazioni del caso: l'Aim di Vicenza ha già dato parere favorevole al progetto, considerando anche eventuali ricadute sul depuratore di S. Agostino.
8. Si teme anche per l’occupazione. Wisco sostiene che i dipendenti attuali invece aumenteranno. Ma è possibile assicurare che nel complesso nell'area dell’Arsenale di Vicenza non verrà ridotta l’attività lavorativa e che il personale attuale non sarà costretto a trasferirsi?
Dalla Pozza: Sono curioso di vedere come un impianto per il trattamento di rifiuti pericolosi, che diventerà dieci volte più grande di quello che c'è ora, potrà convivere con i lavoratori dell'Arsenale. Il sospetto è che Trenitalia stia lavorando da tempo per spostare altrove delle lavorazioni di grande qualità per lasciar spazio a Wisco. È certo però che 12 nuovi assunti non ricompenseranno mai la città della perdita di decine di posti di lavoro.
Piva: Non ci sono motivi per i quali si possa far derivare, a seguito dell'implementazione dell'impianto, la chiusura o il trasferimento dell'Officina di Trenitalia. Certamente il potenziamento dell'impianto Wisco porterà ad un incremento occupazionale.
9. In caso di realizzazione dell’impianto sarà destinato ad aumentare il carico di rifiuti in transito nella zona via treno e sui camion. C'è la certezza che la maggior parte dei rifiuti e residui di lavorazione viaggerà via treno? E questo aumenterebbe la sicurezza dell'impianto?
Dalla Pozza: Due camion l'ora per il trasporto, più quelli per il conferimento degli acidi per la lavorazione dei rifiuti, più quelli per lo smaltimento fanghi di depurazione… Quanto fa? E se un camion dovesse rovesciarsi dentro al quartiere? E i silos per lo stoccaggio dei rifiuti liquidi, sarebbero a prova di sversamento o di errata miscelazione? Troppe incognite per un impianto tra le case.
Piva: Come già analizzato dalla Commissione V.I.A., la viabilità su gomma risulta essere ottimale. Wisco avendo partner Trenitalia ed essendo dotata dell'infrastruttura ferroviaria all'interno del sito, cercherà altresì di massimizzare il trasporto su rotaia. La Provincia di Vicenza avrà la possibilità di detenere questo primato in quanto, ad oggi, non esiste uno smaltitore sul territorio italiano che lo faccia, proprio a causa dell'imprescindibile caratteristica di disporre della ferrovia a piè d'impianto, nonostante la normativa preveda l'utilizzo della via ferrata per il trasporto dei rifiuti. A prescindere da questo, se s'intende la sicurezza dal punto di vista impiantistico non c'è alcuna relazione con la tipologia di trasporto e la sicurezza dell'impianto, che sarà comunque garantita dalle migliori tecnologie che verranno impiegate.
10. Nell’ipotesi che la Regione si esprima contro la realizzazione di questo impianto che destino potrebbe avere quest’area?
Dalla Pozza: Noi riteniamo che il quartiere abbia già pagato a sufficienza. Posto ai margini di una estesa zona industriale, attraversato da un traffico intenso, ha visto anche tanti suoi abitanti, lavoratori ferroviari, morire per l'amianto. Crediamo che la zona vada "risarcita", e l'impianto Wisco andrebbe solo ad aggravare i problemi. L'Amministrazione invece vuole riqualificare la zona.
Piva: Non spetta certo a noi la decisione e non abbiamo elementi per ipotizzare una destinazione industriale diversa da quella attuale, Area ferroviaria compresa.
Antonio Marco Dalla Pozza è assessore alla sicurezza, ambiente, patrimonio, affari legali ed istituzionali, con delega ai rapporti con il Ciat, l'Ato Rifiuti Urbani e l'Aato "Bacchiglione"per il ciclo integrato dell'acqua. In Comune a Vicenza è stato consigliere comunale dal 1998 al 2008 prima nei Ds e poi nel Pd. Di entrambe le formazioni è stato anche segretario politico cittadino. In commissione "Territorio" dal 2000 al 2007, si è occupato di urbanistica battendosi per evitare la cementificazione del campo "Federale" e a favore della realizzazione del parco delle "Montagnole" ed il riuso a fini pubblici dell'area dell'ex Centrale del Latte di Via Medici.
Stefano Piva, in Enel spa dal 2000, dal settembre 2006 è amministratore delegato Wisco (la società partecipata al 51% dall'Enel e al 49% da Trenitalia che intende realizzare all'Arsenale ai Ferrovieri un impianto per il trattamento di 250 tn al giorno di rifiuti speciali). Laureato in Economia e commercio all'Università Cattolica di Milano, ha iniziato la sua attività professionale presso Pricewaterhous Coopers dove si è occupato per 3 anni di revisione e certificazione bilanci e per quattro di Mergers & Acquisitions nella sede londinese della società. È stato poi Direttore Amministrazione Finanza e Controllo di una società di investimentidel Gruppo De Benedetti.
Nessun commento:
Posta un commento