Wisco: revocato il parere positivo della commissione regionale Via
“Abbiamo vinto una battaglia importante, ma dobbiamo ancora vincere la guerra”. Così l’assessore all’ambiente Antonio Marco Dalla Pozza sulla decisione della commissione regionale Via di revocare il proprio parere positivo alla localizzazione ai Ferrovieri del nuovo impianto di rifiuti speciali Wisco. La commissione regionale si è riunita questa mattina, per esprimersi sull’autorizzazione in seguito alla riapertura del procedimento ottenuta dal Comune di Vicenza. La decisione è stata quella di revocare il proprio parere del 12 marzo dell’anno scorso perché preso in assenza del previsto parere sull’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale.“La nostra innegabile felicità - commenta l’assessore - per la decisione della commissione Via di revocare il parere positivo, è temperata da questa prescrizione. Di fatto i nostri rilievi di natura ambientale ed urbanistica non sono ancora stati presi formalmente in considerazione. Ciò potrà avvenire in nuova seduta in cui la commissione Via si esprimerà complessivamente e definitivamente sul caso. Nel frattempo nei primi giorni di agosto è prevedibile che anche la giunta regionale si pronunci come prescritto dal Tar. A questo punto prenderà atto che la commissione tecnica ha sospeso il procedimento per perfezionarlo, revocando, cosa per noi fondamentale, la sua precedente pronuncia”. “Il nostro lavoro - conclude Dalla Pozza - ha portato a questo risultato. Da quando la giunta Variati si è insediata, dove e quando è servito il Comune c’è stato, con la sua azione decisa e determinante. Compreso ieri, con l’incontro in consiglio regionale e l’importante appoggio trasversale che sfocerà in un ordine del giorno consiliare per impegnare la giunta regionale a dire no all’impianto. Ringrazio per l’impegno profuso i tecnici dei settori comunali ambiente e urbanistica, Acque Vicentine Aim spa, il consigliere regionale Claudio Rizzato e il comitato di cittadini mobilitato in una costante azione di pressione e di informazione dell’opinione pubblica. I pronunciamenti finali della commissione tecnica e della giunta regionale slittano a questo punto all’autunno inoltrato. Quello di oggi è un passaggio fondamentale, ma la nostra battaglia prosegue. E’ evidente che tutti noi tireremo un sospiro di sollievo solo quando avremo la certezza definitiva che a Vicenza quell’impianto non si farà”.
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giovedì 30 luglio 2009
Wisco, s’allarga il fronte del No
Da "Il Giornale di Vicenza" di Mercoledì 29 Luglio 2009, Cronaca, pag.12, di Marco Scorzato
LA GRANA AI FERROVIERI. Ieri a Venezia incontro tra l’assessore Dalla Pozza, il comitato civico e gli eletti veneti. Oggi il parere ambientale della commissione Via
Wisco, s’allarga il fronte del No
I consiglieri regionali d’accordo con le istituzioni vicentine: «Incompatibile l’impianto all’Arsenale Fs»
Una vigilia di ambascerie. Ieri, Comune e comitato civico sono sbarcati in Laguna, a Palazzo Ferro-Fini, per esprimere l’ennesimo «no» all’impianto per rifiuti speciali ai Ferrovieri. Ad ascoltarli, e a concordare sulla contrarietà al progetto, molti consiglieri regionali di tutti gli schieramenti. I sindacati, intanto, sono “approdati” in Giunta regionale con una lettera unitaria firmata da Cgil, Cisl e Uil che ribadisce il medesimo appello affinché sia data «una risposta definitiva e negativa» al progetto Wisco. Insomma, un ultimo messaggio nelle stanze che contano - in Regione - non guasta, soprattutto alla vigilia del grande giorno: oggi, a Venezia, si riunisce la commissione regionale Via, chiamata a dare il parere tecnico sulla compatibilità ambientale dell’impianto per il trattamento di 250 tonnellate al giorno di rifiuti liquidi speciali all’Arsenale Fs. Un parere che si preannuncia determinante per la decisione politica della Giunta regionale, previsto per i primi di agosto.
INCONTRO IN REGIONE. Ieri a Venezia, l’assessore all’Ambiente del Comune di Vicenza, Antonio Marco Dalla Pozza, il capogruppo della Lista Variati, Giovanni Rolando, e i rappresentanti del coordinamento contro l’impianto Wisco, Gino Fisico e Giuliana Carelli, si sono confrontati con il presidente del Consiglio regionale Marino Finozzi e con molti consiglieri regionali, compresi i vicentini Claudio Rizzato e Giuseppe Berlato Sella (Pd), Giuliana Fontanella (Fi-Pdl), Roberto Ciambetti (Lega), Onorio De Boni (Udc) e Raffaele Grazia (Veneto Ppe).I consiglieri si sono dichiarati tutti d’accordo sul fatto che il sito individuato da Wisco non è compatibile con la situazione del quartiere. Fontanella ha sottolineato l’esigenza di una progettualità complessiva relativa agli impianti di smaltimento, mentre Ciambetti si è detto «relativamente ottimista» rispetto al parere che esprimerà oggi la Via. Rizzato, raccogliendo una proposta di Grazia, si è incaricato di stilare un ordine del giorno per invitare la Giunta a dare una «risposta definitiva e negativa» al progetto Wisco.«Sono davvero soddisfatto - afferma l’assessore Dalla Pozza - per la grande attenzione con cui i gruppi consiliari regionali ci hanno accolto ed ascoltato. La speranza è che la commissione Via si pronunci negativamente alla luce delle dettagliate motivazioni portate dal Comune».
LA LETTERA DEI SINDACATI. Intanto Cgil, Cisl e Uil - con i loro massimi rappresentanti provinciali Marina Bergamin, Gigi Copiello e Riccardo Dal Lago - hanno scritto una lettera unitaria agli assessori regionali Giancarlo Conta (Ambiente) e Renato Chisso (Infrastrutture), al sindaco Achille Variati e al presidente della Provincia Attilio Schneck. Alle istituzioni vicentine chiedono di mantenere «salda» la posizione di contrarietà al progetto. Alla giunta e al consiglio regionale chiedono di dire un no definitivo. I sindacati, così come il coordinamento contro l’impianto Wisco, hanno sottolineato i rischi occupazionali per l’Officina grandi riparazioni dell’Arsenale. «Il pericolo - conclude Rolando - è che centinaia di posti di lavoro siano trasferiti al Sud. Un problema non tecnico, ma politico. Se non ci saranno risposte tempestive, ci mobiliteremo in Regione».
LA GRANA AI FERROVIERI. Ieri a Venezia incontro tra l’assessore Dalla Pozza, il comitato civico e gli eletti veneti. Oggi il parere ambientale della commissione Via
Wisco, s’allarga il fronte del No
I consiglieri regionali d’accordo con le istituzioni vicentine: «Incompatibile l’impianto all’Arsenale Fs»
Una vigilia di ambascerie. Ieri, Comune e comitato civico sono sbarcati in Laguna, a Palazzo Ferro-Fini, per esprimere l’ennesimo «no» all’impianto per rifiuti speciali ai Ferrovieri. Ad ascoltarli, e a concordare sulla contrarietà al progetto, molti consiglieri regionali di tutti gli schieramenti. I sindacati, intanto, sono “approdati” in Giunta regionale con una lettera unitaria firmata da Cgil, Cisl e Uil che ribadisce il medesimo appello affinché sia data «una risposta definitiva e negativa» al progetto Wisco. Insomma, un ultimo messaggio nelle stanze che contano - in Regione - non guasta, soprattutto alla vigilia del grande giorno: oggi, a Venezia, si riunisce la commissione regionale Via, chiamata a dare il parere tecnico sulla compatibilità ambientale dell’impianto per il trattamento di 250 tonnellate al giorno di rifiuti liquidi speciali all’Arsenale Fs. Un parere che si preannuncia determinante per la decisione politica della Giunta regionale, previsto per i primi di agosto.
INCONTRO IN REGIONE. Ieri a Venezia, l’assessore all’Ambiente del Comune di Vicenza, Antonio Marco Dalla Pozza, il capogruppo della Lista Variati, Giovanni Rolando, e i rappresentanti del coordinamento contro l’impianto Wisco, Gino Fisico e Giuliana Carelli, si sono confrontati con il presidente del Consiglio regionale Marino Finozzi e con molti consiglieri regionali, compresi i vicentini Claudio Rizzato e Giuseppe Berlato Sella (Pd), Giuliana Fontanella (Fi-Pdl), Roberto Ciambetti (Lega), Onorio De Boni (Udc) e Raffaele Grazia (Veneto Ppe).I consiglieri si sono dichiarati tutti d’accordo sul fatto che il sito individuato da Wisco non è compatibile con la situazione del quartiere. Fontanella ha sottolineato l’esigenza di una progettualità complessiva relativa agli impianti di smaltimento, mentre Ciambetti si è detto «relativamente ottimista» rispetto al parere che esprimerà oggi la Via. Rizzato, raccogliendo una proposta di Grazia, si è incaricato di stilare un ordine del giorno per invitare la Giunta a dare una «risposta definitiva e negativa» al progetto Wisco.«Sono davvero soddisfatto - afferma l’assessore Dalla Pozza - per la grande attenzione con cui i gruppi consiliari regionali ci hanno accolto ed ascoltato. La speranza è che la commissione Via si pronunci negativamente alla luce delle dettagliate motivazioni portate dal Comune».
LA LETTERA DEI SINDACATI. Intanto Cgil, Cisl e Uil - con i loro massimi rappresentanti provinciali Marina Bergamin, Gigi Copiello e Riccardo Dal Lago - hanno scritto una lettera unitaria agli assessori regionali Giancarlo Conta (Ambiente) e Renato Chisso (Infrastrutture), al sindaco Achille Variati e al presidente della Provincia Attilio Schneck. Alle istituzioni vicentine chiedono di mantenere «salda» la posizione di contrarietà al progetto. Alla giunta e al consiglio regionale chiedono di dire un no definitivo. I sindacati, così come il coordinamento contro l’impianto Wisco, hanno sottolineato i rischi occupazionali per l’Officina grandi riparazioni dell’Arsenale. «Il pericolo - conclude Rolando - è che centinaia di posti di lavoro siano trasferiti al Sud. Un problema non tecnico, ma politico. Se non ci saranno risposte tempestive, ci mobiliteremo in Regione».
mercoledì 29 luglio 2009
Caso Wisco: l’assessore Dalla Pozza, il consigliere Rolando e il comitato incassano la solidarietà dei capigruppo del consiglio regionale
Caso Wisco: l’assessore Dalla Pozza, il consigliere Rolando e due cittadini del comitato incassano la solidarietà dei capigruppo del consiglio regionale del Veneto
Deciso no alla Wisco anche da parte dei capigruppo del consiglio regionale alla vigilia del pronunciamento della commissione VIA, atteso per domani. La ferma e trasversale posizione di contrarietà all’impianto per rifiuti speciali che l’azienda vorrebbe realizzare ai Ferrovieri è stata incassata questa mattina dall’assessore all’ambiente Antonio Marco Dalla Pozza.
Per iniziativa del consigliere regionale Claudio Rizzato e grazie alla pronta disponibilità del presidente Marino Finozzi, oggi pomeriggio Dalla Pozza è stato ricevuto a Venezia, a palazzo Ferro-Fini, dai rappresentanti dei gruppi consiliari. Con lui c’erano il capogruppo consiliare della Lista Variati Giovanni Rolando e i cittadini Gino Fisico e Giuliana Carelli, rappresentanti del comitato No Wisco dei Ferrovieri.
Tra i consiglieri regionali presenti all’incontro, anche i vicentini Giuliana Fontanella, Giuseppe Berlato Sella, Roberto Ciambetti, Raffaele Grazia e Onorio De Boni, oltre a Rizzato e al presidente Finozzi.
“Abbiamo esposto - racconta Dalla Pozza - le ragioni della contrarietà ambientale e urbanistica della città all’impianto. I rappresentanti del comitato hanno fatto presente che la polazione è contraria per la vicinanza alle abitazioni e perché il quartiere ha già una storia molto travagliata, a partire dalla vicenda dell’amianto dell’Arsenale. Il consigliere Rolando ha infine evidenziato la non marginale vicenda legata ai problemi occupazionali delle Officine Grandi Riparazioni”.
I consiglieri si sono dichiarati tutti d’accordo sul fatto che il sito individuato da Wisco non sia in alcun modo accettabile e l’incontro si è concluso con la decisione di proporre un ordine del giorno per impegnare la giunta regionale a pronunciarsi negativamente sulla richiesta di autorizzazione dell’impianto.
“Sono davvero soddisfatto - conclude Dalla Pozza - per la grande attenzione con cui i gruppi consiliari regionali ci hanno accolto ed ascoltato e perchè le ragioni esposte dall’amministrazione comunale e dai cittadini sono state fatte proprie anche dagli autorevoli rappresentanti di palazzo Ferro-Fini. La speranza è che domani la commissione Via si pronunci negativamente alla luce delle precise e dettagliate motivazioni portate dal Comune e che infine anche la giunta regionale confermi l’orientamento negativo già espresso dai consessi comunale e provinciale per la totale inadeguatezza della localizzazione proposta. Non è imponendo un impianto che creerebbe nuovi problemi ambientali e urbanistici che si deve affrontare la delicata questione dei rifiuti pericolosi: un tema che preoccupa anche il Comune, ma che va risolto in ambiti ben più ampi di quelli di un quartiere”.
mercoledì 22 luglio 2009
Classificazione acustica del territorio comunale, la giunta ha adottato il piano
Classificazione acustica del territorio comunale, la giunta ha adottato il piano
La giunta ha adottato questa mattina il piano di classificazione acustica del territorio comunale. Elaborato in collaborazione con l’Arpav dal settore ambiente e tutela del territorio, il piano era stato presentato alla giunta lo scorso aprile dall’assessore Antonio Marco Dalla Pozza, per poterlo poi sottoporre all’esame degli altri settori comunali interessati: urbanistica, edilizia privata, lavori pubblici, mobilità e trasporti, politiche dello sviluppo, sistemi informativi e polizia locale. Eccetto una richiesta pervenuta dall’urbanistica di adeguamento della cartografia alle varianti adottate, nessun altro rilievo è stato presentato dagli altri settori entro il termine del 30 giugno.
Ora quindi il piano procederà il suo percorso, peraltro simile a quello di un Pat, che avrà come atto finale il passaggio in Consiglio comunale previsto entro gennaio 2010, cui seguirà l’adozione del regolamento. Nel frattempo il documento, assieme alla delibera di giunta, verrà trasmesso alla Provincia, presentato alla commissione consiliare Territorio e agli enti e ai soggetti portatori di interessi (associazioni economiche e sociali, gestori servizi pubblici, università), nonchè pubblicato sul sito internet del Comune e messo a disposizione della cittadinanza anche negli uffici del settore ambiente, affinchè entro il termine del 30 novembre possano essere presentate eventuali osservazioni.
“Abbiamo in questo modo scongiurato il commissariamento da parte della Provincia per inadempienza, in quanto il Comune ha abbondantemente superato i termini stabiliti dalla normativa regionale per l’adozione del piano”, sottolinea l’assessore Dalla Pozza, che aggiunge: “Il documento riveste un’importanza fondamentale, tanto da essere chiamato anche ‘piano regolatore del rumore’. In effetti rappresenta un vero e proprio strumento di pianificazione e di risanamento dello sviluppo urbanistico, commerciale, artigianale e industriale della città”.
Nello specifico il territorio comunale è stato classificato in sei tipi di aree sulla base di parametri come la densità della popolazione, il volume e la tipologia di traffico, e le attività commerciali, artigianali e industriali presenti. Si va quindi dalle aree particolarmente protette (classe I) a quelle esclusivamente industriali (classe VI), passando per le aree prevalentemente residenziali (classe II), aree di tipo misto (classe III), aree di intensa attività umana (classe IV) e aree prevalentemente industriali (classe V). Per ciascuna di queste aree sono stabiliti limiti di rumore che dovranno essere rispettati, pena delle sanzioni che saranno stabilite dal regolamento finale.
“Gli effetti pratici del piano – spiega l’assessore – andranno dalla localizzazione degli esercizi commerciali all’individuazione delle aree di maggior tutela, come ospedali, scuole e aree verdi, dall’eliminazione della commistione tra zone residenziali e produttive alle azioni di risanamento acustico in quelle aree che sono classificate in un certo modo, ma che registrano in realtà livelli di rumorosità più alti dei limiti previsti. Nelle zone residenziali attraversate da strade ad alto scorrimento, ad esempio, bisognerà studiare tutta una serie di accorgimenti, che possono andare dal rifacimento del manto stradale con materiali fonoassorbenti a manufatti per la riduzione della velocità, sino alla posa di barriere anti-rumore”.
Caso Wisco, Dalla Pozza: “La decisione del TAR era prevedibile."
Caso Wisco, Dalla Pozza: “La decisione del TAR era prevedibile. La Regione decida alla luce dei nuovi contributi presentati dal Comune. Tutta la città è contraria”
Caso Wisco, all’indomani della decisione del TAR di dare 30 giorni di tempo alla Regione per autorizzare o meno l’impianto, l’assessore all’ambiente Dalla Pozza dichiara: “La decisione del TAR era prevedibile, date le motivazioni del ricorso. Ma in occasione dell’ultima commissione regionale Via abbiamo presentato nuovi contributi significativi che la Regione dovrà considerare nel prendere la sua decisione”. Si tratta di contributi “pesanti” che riguardano il problema della depurazione delle acque in caso di incidente rilevante e la compatibilità urbanistica dell’area. “I termini imposti dal Tar per la Regione – prosegue l’assessore - dovrebbero scadere verso la prima settimana di agosto, ma già a fine luglio mi auguro che la commissione Via affronti la questione. Forse è stato irrituale riaprire il procedimento alla luce dei nuovi contributi proposti dal Comune, e di questo ringrazio la Regione, ma ora questo iter va anche concluso, tenendo in debito conto gli elementi ambientali ed urbanistici evidenziati e che speriamo portino ad un pronunciamento contrario all'impianto ”. “Quanto a noi – conclude Dalla Pozza – proseguiremo per la nostra strada. Tutti, a Vicenza, sono contrari a questo impianto. Mi spiace che gli unici a non rendersene conto siano i proprietari della Wisco. La nostra battaglia va avanti su due fronti; quello tecnico in commissione Via o davanti alla giunta regionale e quello politico, per il quale invito anche tutti i politici del centrodestra ad attivarsi con forza ad ogni livello. Se ciò non fosse sufficiente, siamo pronti a percorrere tutti i gradi di giudizio necessari a stoppare l’impianto”.
Il Tar dà ragione a Wisco, ultimatum alla Regione
Da "Il Giornale di Vicenza" di Mercoledì 22 Luglio 2009, Cronaca, pag.9, di Marco Scorzato
Il Tar dà ragione a Wisco
LA GRANA AI FERROVIERI. La società di Enel e Trenitalia vuole quintuplicare il sito per rifiuti speciali all’Arsenale Fs
Il Tar dà ragione a Wisco
Ultimatum alla Regione
Accolto il ricorso dell’azienda: “illegittimo il silenzio” della giunta Galan dopo il via ambientale. Ora ha 30 giorni per dire “sì” o “no” all’impianto
Il Tar spinge la Wisco più vicino alla meta. «Il silenzio della Regione» sulla richiesta di autorizzazione all’impianto per rifiuti liquidi speciali che l’azienda di Monza vuole realizzare all’Arsenale Fs dei Ferrovieri «è illegittimo». Lo scrivono i giudici della terza sezione del tribunale amministrativo regionale nella sentenza sul ricorso che Wisco ha depositato nel marzo scorso. Dopo il parere favorevole della commissione regionale Via, che risale al marzo 2008, la giunta veneta guidata da Giancarlo Galan avrebbe dovuto esprimersi politicamente. Non lo ha mai fatto. E ora i giudici, accogliendo la tesi dell’azienda, sanzionano quel silenzio: «La Regione - scrive il Tar - deve provvedere» a pronunciarsi sull’autorizzazione dell’impianto «entro trenta giorni» dalla notifica della sentenza. Insomma, deve dire “sì” o “no”. In caso contrario, su richiesta dell’azienda ricorrente il Tar «nominerà un commissario ad acta».
IL VERDETTO TEMUTO. Si è dunque concretizzato l’epilogo giudiziario più temuto da quanti a Vicenza si oppongono all’arrivo ai Ferrovieri di 250 tonnellate al giorno di rifiuti speciali anche pericolosi. L’impianto della società partecipata da Enel e Trenitalia è contestato non solo dai residenti, dal coordinamento dei comitati e dai sindacati, ma anche dalle istituzioni politiche locali: il Comune - con insistenza - e la Provincia - più blandamente - hanno espresso parere negativo con i voti dei rispettivi Consigli (quello comunale si è pronunciato per ben tre volte).
IL SÌ AMBIENTALE DEL 2008. I pareri negativi degli enti non avevano impedito, tuttavia, il pronunciamento favorevole della commissione regionale per la Valutazione d’impatto ambientale: il “semaforo verde tecnico” all’impianto Wisco era giunto a marzo 2008. Ad esso, però, non era seguita alcuna espressione politica da parte della giunta veneta. Tutto era rimasto nel limbo.Un anno dopo, quel silenzio è stato quindi impugnato dall’azienda davanti al Tar. La Regione si è difesa affermando che il giudizio politico era stato sospeso alla luce della presentazione di ulteriori motivi ostativi da parte del Comune. La giunta Variati negli ultimi mesi ha rilanciato la propria battaglia all’impianto Wisco fornendo alla Regione nuovi documenti a rinforzare il parere negativo: alcuni - compresa una relazione di Acque Vicentine - fanno leva sui rischi ambientali di un eventuale sversamento di liquidi inquinanti al depuratore di S. Agostino; altri fanno leva sull’incompatibilità urbanistica. E la Regione ha riaperto la procedura Via.
IL TAR APRE A WISCO. Ma la tesi della Regione non ha fatto breccia: il Tar le impone di pronunciarsi entro trenta giorni dalla notifica della sentenza, minacciando di nominare un commissario in caso di inerzia. Non solo. I giudici richiamano la legge regionale 10 del ’99 ricordando che «il giudizio di compatibilità ambientale è integrato da provvedimento di approvazione o autorizzazione» qualora «la commisisone Via sia stata integrata dai rappresentanti di Provincia e Comuni interessati». Così è avvenuto nel caso-Wisco. E ancora: «La Via provvede all’istruttoria ai fini dell’assunzione dei provvedimenti richiesti che sostituiscono ad ogni effetto pareri e autorizzazione regionali, provinciali e comunali».Tocca alla Regione esprimersi, ma queste parole sembrano restringere di molto la sua discrezionalità.
L’ordinanza riporta un po’di tranquillità
Da "Il Giornale di Vicenza" di Domenica 19 Luglio 2009, Cronaca, pag. 17, di Maria Elena Bonacini
VIA NAPOLI. I residenti ringraziano il Comune
L’ordinanza riporta un po’di tranquillità
«Finalmente qualcuno ha preso in considerazione i nostri problemi. Ringraziamo il sindaco Achille Variati e l’assessore alla sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza per questa ordinanza, perché nella nostra via la vivibilità è compromessa». È un sospiro di sollievo dopo anni di calvario quello del comitato dei residenti di via Napoli, alla notizia dell’ordinanza emessa dal sindaco nei confronti della titolare nigeriana del negozio di alimentari di via Napoli 68 e del cittadino del Bangladesh che gestisce il bar “Blue Moon”, al civico 60, che da domani fino al 31 marzo non potranno vendere bevande alcoliche dopo le 13 e dovranno tassativamente chiudere le serrande dalle 18 alle 7, per non incorrere in responsabilità penali e nel ritiro definitivo delle licenza.«Diverse volte - spiegano i residenti - avevamo cercato un accordo con i titolari, chiedendo di richiamare i clienti che urlavano in strada o urinavano sui cancelli, ma invano. Non ci si può svegliare di notte per le urla e vedere gente che si prende a sprangate. Abbiamo parlato varie volte con l’assessore, ed è stato disponibile. Non capiamo perché un’iniziativa simile non sia stata presa prima: Vicenza ha bisogno di queste ordinanze. Ora speriamo serva d’esempio»
VIA NAPOLI. I residenti ringraziano il Comune
L’ordinanza riporta un po’di tranquillità
«Finalmente qualcuno ha preso in considerazione i nostri problemi. Ringraziamo il sindaco Achille Variati e l’assessore alla sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza per questa ordinanza, perché nella nostra via la vivibilità è compromessa». È un sospiro di sollievo dopo anni di calvario quello del comitato dei residenti di via Napoli, alla notizia dell’ordinanza emessa dal sindaco nei confronti della titolare nigeriana del negozio di alimentari di via Napoli 68 e del cittadino del Bangladesh che gestisce il bar “Blue Moon”, al civico 60, che da domani fino al 31 marzo non potranno vendere bevande alcoliche dopo le 13 e dovranno tassativamente chiudere le serrande dalle 18 alle 7, per non incorrere in responsabilità penali e nel ritiro definitivo delle licenza.«Diverse volte - spiegano i residenti - avevamo cercato un accordo con i titolari, chiedendo di richiamare i clienti che urlavano in strada o urinavano sui cancelli, ma invano. Non ci si può svegliare di notte per le urla e vedere gente che si prende a sprangate. Abbiamo parlato varie volte con l’assessore, ed è stato disponibile. Non capiamo perché un’iniziativa simile non sia stata presa prima: Vicenza ha bisogno di queste ordinanze. Ora speriamo serva d’esempio»
Stop al caos in via Napoli, orari limitati a due locali
Da "Il Giornale di Vicenza" di Sabato 18 Luglio 2009, Cronaca, pag.14, di Gian Marco Mancassola
DEGRADO E SICUREZZA. Il sindaco firma un’ordinanza che ferma l’attività notturna di un negozio di alimentari e di un bar gestiti da stranieri
Stop al caos in via Napoli
Orari limitati a due locali
Le proteste e i controlli: «Fonte di disagio, schiamazzi, risse a tutte le ore» Fioccano le multe ai bar fracassoni: il Pd interroga, Variati alza la voce
Pugno di ferro nell’arcipelago del degrado. Con un provvedimento senza precedenti, il Comune impone un doppio giro di vite a due locali di via Napoli gestiti da stranieri. Una duplice scudisciata che limita gli orari e la vendita di alcolici dei due esercizi, ritenuti fonti di schiamazzi, risse, disordini per l’esasperazione di chi vive nel budello che collega corso S. Felice a via Btg. Monte Berico.
LINEA DURA. Il provvedimento, firmato dal sindaco Achille Variati dopo il nulla osta della prefettura, è stato messo a punto dall’assessore alla Sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza e dal comandante della polizia locale Cristiano Rosini. Per mesi i vigili hanno pattugliato la zona, eseguito controlli, raccolto testimonianze e proteste, fotografato e filmato i due locali. Si tratta del negozio African Bazar al civico 68 gestito dalla nigeriana Beatrice Ijeoma Okwumuo e del bar Blue Moon al civico 60 gestito dal bangladese Arun Abu Hanif Azad. Entrambi, da lunedì fino al 31 marzo 2010, non potranno vendere bevande alcoliche dopo le 13 e dovranno tassativamente chiudere le serrande di notte, dalle 18 alle 7. Il sindaco ha firmato il provvedimento in virtù dei poteri assegnati ai primi cittadini dalle ultime disposizioni di legge e decreti ministeriali in tema di sicurezza nelle città.
LE PROTESTE. L’ordinanza trae origine dalle proteste «pressoché quotidiane» del comitato dei residenti, che segnalano «le situazioni di disagio che si creano a causa del continuo permanere di persone nel sottoportico in cui operano i due esercizi». Non si contano le multe staccate dai vigili per i motivi più vari: disturbo della quiete pubblica, consumo e detenzione di alcol e ubriachezza molesta, senza contare gli interventi delle forze dell’ordine per risse. È di pochi giorni fa un’operazione antidroga dei carabinieri nella zona.
IL DIKTAT. «Non ci siamo affatto dimenticati di via Napoli. Se chi li gestisce non rispetterà le disposizioni, potranno scattare anche responsabilità penali e il ritiro definitivo delle licenza», avverte Variati, che afferma: «Mi rendo conto di limitare la capacità imprenditoriale dei due esercizi, ma le leggi vanno rispettate da tutti».
I BAR FRACASSONI. Intanto fioccano le multe per silenziare i bar rumorosi, in particolare alcuni locali del centro storico, già “avvisati” un mese fa dal sindaco, quando venne chiesta collaborazione per evitare di esasperare i toni. Proprio ieri un’interrogazione presentata da alcuni consiglieri di maggioranza, con primo firmatario Sandro Guaiti del Partito democratico, invitava l’amministrazione a stoppare i decibel oltre i limiti di legge, suggerendo, oltre ai controlli, anche la limitazione degli orari.«Le cose sembrano migliorate - analizza Variati - ma c’è chi non ha ancora capito il richiamo: in questo periodo sono stati sei i locali sanzionati per musica troppo alta oltre le 23.30. A tutti dico: attenzione, intendo intervenire con provvedimenti specifici, che andranno a punire il singolo locale che non rispetta le regole. Lo ripeto: voglio una città viva, non fracassona».
Multe anti-prostitute a quota 100 mila euro
Da "Il Giornale di Vicenza" di Sabato 18 Luglio 2009, Cronaca, pag.14, di Gian Marco Mancassola
Multe anti-prostitute a quota 100 mila euro
La conta dei verbali dice che in quasi un anno sono 199 le multe anti-prostituzione. Ognuna vale 500 euro: tradotto in numeri, significa un incasso da 100 mila euro per il Comune. Un gruzzolo niente male in tempi di vacche magre, anche se lo scopo dell’ordinanza anti-lucciole firmata nell’agosto 2008 dal sindaco Achille Variati non era far cassa.Temi e problemi sono stati ribaditi ieri anche dall’assessore alla Sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza, che se la prende con le invettive di matrice leghista: «Altro che parte di città dimenticata. Noi proseguiamo con “Notti tranquille” e con il poteziamento del servizio nella zona di Campo Marzo. Ma è tutta la zona ovest che, con il coordinamento del prefetto e grazie a tutte le forze dell’ordine, è oggetto di serrati controlli. E i risultati, perseguiti con i mezzi che ci sono, si vedono. Ai leghisti che agitano tanto il tema della sicurezza senza mai proporre soluzioni, dico di fare la propria parte, ad esempio premendo sul loro ministro dell’Interno Roberto Maroni per far diventare di classe A la questura di Vicenza». «Intanto - prosegue Dalla Pozza - a quasi un anno dall’entrata in vigore dell’ordinanza contro a prostituzione segnaliamo l’effettuazione di 199 sanzioni da 500 euro, 164 delle quali elevate dalla polizia locale e metà già pagate dai multati». Raffaele Colombara, consigliere della lista “Variati sindaco, sensibile alle problematiche della zona di S. Felice, esprime «apprezzamento per l'opera svolta dalla polizia locale e dalle forze dell'ordine in un contesto delicato come via Napoli, per l'impegno tangibile, senza tanti proclami, ma continuo ed efficace, svolto anche attivando iniziative in rete, nel segno della concretezza, a dispetto di chi solleva il tema della sicurezza, vero, sentito nell’area e per il quale le soluzioni non possono che prevedere un percorso complesso, solo in modo demagogico. L’ordinanza adottata va nell’ottica del rispetto delle regole del civile convivere».
Multe anti-prostitute a quota 100 mila euro
La conta dei verbali dice che in quasi un anno sono 199 le multe anti-prostituzione. Ognuna vale 500 euro: tradotto in numeri, significa un incasso da 100 mila euro per il Comune. Un gruzzolo niente male in tempi di vacche magre, anche se lo scopo dell’ordinanza anti-lucciole firmata nell’agosto 2008 dal sindaco Achille Variati non era far cassa.Temi e problemi sono stati ribaditi ieri anche dall’assessore alla Sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza, che se la prende con le invettive di matrice leghista: «Altro che parte di città dimenticata. Noi proseguiamo con “Notti tranquille” e con il poteziamento del servizio nella zona di Campo Marzo. Ma è tutta la zona ovest che, con il coordinamento del prefetto e grazie a tutte le forze dell’ordine, è oggetto di serrati controlli. E i risultati, perseguiti con i mezzi che ci sono, si vedono. Ai leghisti che agitano tanto il tema della sicurezza senza mai proporre soluzioni, dico di fare la propria parte, ad esempio premendo sul loro ministro dell’Interno Roberto Maroni per far diventare di classe A la questura di Vicenza». «Intanto - prosegue Dalla Pozza - a quasi un anno dall’entrata in vigore dell’ordinanza contro a prostituzione segnaliamo l’effettuazione di 199 sanzioni da 500 euro, 164 delle quali elevate dalla polizia locale e metà già pagate dai multati». Raffaele Colombara, consigliere della lista “Variati sindaco, sensibile alle problematiche della zona di S. Felice, esprime «apprezzamento per l'opera svolta dalla polizia locale e dalle forze dell'ordine in un contesto delicato come via Napoli, per l'impegno tangibile, senza tanti proclami, ma continuo ed efficace, svolto anche attivando iniziative in rete, nel segno della concretezza, a dispetto di chi solleva il tema della sicurezza, vero, sentito nell’area e per il quale le soluzioni non possono che prevedere un percorso complesso, solo in modo demagogico. L’ordinanza adottata va nell’ottica del rispetto delle regole del civile convivere».
martedì 21 luglio 2009
La “Conchiglia” cresce, «Incubo da 700 mila €»
Da "Il Giornale di Vicenza" di Lunedì 20 Luglio 2009, Cronaca, pagina 7, di Gian Marco Mancassola
LA TELENOVELA. I retroscena del voto a sorpresa con cui il Consiglio ha dato il via libera al raddoppio del ristorante
La “Conchiglia” cresce
«Incubo da 700 mila €»
Dalla Pozza: «Rischiavamo di dover risarcire i privati con un maxi-indennizzo per colpe del centrodestra»
Lo spauracchio di aprire una voragine nei bilanci di palazzo Trissino ha servito su un piatto d’argento l’ampliamento del ristorante “Conchiglia d’oro”. «Non ci sono altre ragioni - ammette l’assessore al patrimonio e agli affari legali Antonio Marco Dalla Pozza - semplicemente c’era il rischio di dover sborsare un indennizzo record da 700 mila euro».
LA TELENOVELA. È da quattro anni che Camillo e Giuseppe Scalesia attendono di vedere la luce in fondo al tunnel. Da quando hanno acquistato, versando fino all’ultimo centesimo, i diritti edificatori alienati dal Comune per quadruplicare lo stabile di via Bassano. Costo totale: 450 mila euro. In realtà, di quei diritti fino a oggi non hanno mai goduto. I permessi di costruire, infatti, non sono mai stati rilasciati, dal momento che l’Edilizia privata (confortata anche nelle aule dei tribunali amministrativi e penali) ha sempre ritenuto il progetto incompatibile con le norme del piano regolatore. In altre parole, è come se il Comune avesse venduto a un privato un prodotto che non possedeva. Ne era nato un braccio di ferro, durante la giunta di centrodestra e nel marzo scorso i titolari avevano notificato la decisione di «procedere giudizialmente per la restituzione della somma versata e per la richiesta dei danni accumulati in questi anni».
LA SVOLTA. La via d’uscita è stata individuata nell’ultimo consiglio comunale, con un controverso emendamento bipartisan alla variante tecnica al Prg che rimette in ordine una volta per tutte le cose e dà il via libera all’ampliamento, che si svilupperà su altri 1.750 metri quadrati. Dalla Pozza respinge ogni tesi dietrologica: «Ricordo che da consigliere comunale votai due volte contro la “Conchiglia d’oro”: quando venne venduto lo stabile e quando vennero alienati i diritti edificatori. Oggi, però, non siamo più all’opposizione, abbiamo l’incarico di amministrare questa città e non ci sottraiamo alle responsabilità, anche se dobbiamo turarci il naso come in questa vicenda». L’assessore si limita a fare due conti: «L’Avvocatura aveva prospettato una pesante sconfitta in tribunale, con il rischio di dover restituire i 450 mila euro, incassati dalla precedente amministrazione e già spesi. La cifra lievita fino a 700 mila euro se si considerano anche la rivalutazione degli ultimi quattro anni e gli oneri passivi. Sarebbe stata una batosta per il bilancio. Non fa parte del mio stile lasciare “chiodi” ai posteri». L’opposizione, però, si è divisa, con il Pdl a votare con la maggioranza e la Lega a tuonare contro l’emendamento: «Ripeto: noi usiamo assumerci le nostre responsabilità, e in qualche caso anche quelle degli altri. In questa storia chi rischiava di più erano i consiglieri dell’allora maggioranza che avevano approvato la cessione dei diritti edificatori: e tra questi c’era anche la capogruppo leghista Manuela Dal Lago».
martedì 7 luglio 2009
La scorciatoia
Sono passati tre anni e mezzo da quando, come consigliere comunale di minoranza, feci la prima interrogazione sulla vicenda "Dal Molin". Ancora non se ne parlava in città, tutt'al più se ne sussurrava. E nel Dicembre 2005 iniziavo a chieder conto di una voce che, via via, si era fatta sempre più insistente. Poi, a Maggio del 2006, la scoperta del progetto della nuova base al "Dal Molin", che qualcuno teneva nascosto da quasi un mese nel palazzo che oggi frequento da assessore. E ancora il dibattito in Consiglio dell'Ottobre 2006, la prima manifestazione del 10 Dicembre, e poi quella oceanica del 17 Febbraio 2007.
E poi... tanti altri momenti, alcuni anche di tensione, sino alle elezioni del 2008, con un Sindaco eletto anche sulla spinta della contrarietà dichiarata a quella base, senza aver mai ceduto nemmeno una volta all'antiamericanismo, alla violenza, all'ambiguità dei distinguo.
In mezzo c'è stata anche la mia contrarietà prima, il tentativo poi di operare politicamente per avere una "riduzione del danno" ed evitare guai peggiori dal punto di vista urbanistico, viabilistico ed ambientale (così come parte dei cittadini chiedevano), poi nuovamente la richiesta che la base non si facesse in quel luogo.
Il resto è storia recente, con i pronunciamenti del Tar e del Consiglio di Stato, con il referendum autogestito, con la "coda" delle proteste e dell'inizio dei lavori.
Ognuno poi ha proseguito il proprio percorso, chi con ancora più decisione, chi sempre meno convinto a mano a mano che il tempo passava e la base iniziava ad essere costruita.
Tutto nei limiti, quasi sempre, della legalità, con la maggior parte dei cittadini contrari alla base sempre in movimento dentro al solco, profondo, della nonviolenza e della democrazia.
Tutto così, fino a Sabato.
Tutto così, fino a quando qualcuno non ha deciso di usare la via più breve per lanciare il proprio messaggio.
E la scorciatoia della democrazia ha preso il nome di violenza.
Una violenza non tanto contro le forze dell'ordine, che forse erano già preparate a questo esito, quanto piuttosto nei confronti di chi credeva ancora, nelle prime ore del pomeriggio di sabato, che la manifestazione si sarebbe svolta come tutte le altre volte, con le donne davanti ed i bambini dietro, senza problemi.
E chi oggi racconta di un attacco premeditato delle forze dell'ordine, sa di essere bugiardo, mente sapendo di mentire, tradisce e fa di nuovo violenza a chi era stato tenuto lontano apposta dalla testa del corteo, da chi non sapeva che cosa stesse accadendo là davanti, da chi ricordava Genova e pensava, questa volta a torto, di esserci ritornato.
Io c'ero, e posso permettermi di dire questo perchè ho visto.
Così come c'ero a Genova, e posso permettermi di ricordare e di raccontare perchè anche lì ho visto, anche se ho visto solo una parte, forse la meno peggio di tutto quel che avvenne in quei giorni di Luglio.
Chi oggi racconta che il corteo di lì non poteva passare perchè troppo a contatto con la polizia, deve spiegare perchè poi, a scontri avvenuti, il corteo sia ugualmente passato davanti a carabinieri e poliziotti invece di sciogliersi davanti al Presidio.
Chi oggi racconta che non c'era spazio per mediazioni deve spiegare perchè, quando le mediazioni sono state proposte prima degli scontri, le ha rifiutate senza motivazioni e facendo invece avanzare gli incappucciati con gli scudi di plexiglas ed i sassi in mano.
Chi oggi racconta di uno scontro avvenuto perchè le forze dell'ordine non erano dentro al recinto dell'aeroporto, ma solo in minima parte anche fuori, deve spiegare perchè il 17 Febbraio si manifestò anche se le forze dell'ordine erano per strada.
Chi oggi racconta che gli incappucciati con gli scudi di plexiglas ed i mascherati con i caschi erano lì per proteggere "donne e bambini", deve spiegare perchè, oltre agli scudi con cui fare barriera davanti ai carabinieri, ci fossero anche delinquenti con in mano sassi grandi come un pugno, bottiglie di vetro, estintori, fumogeni e bombe carta, e li abbiano lanciati da subito sui carabinieri.
Ma chi oggi racconta tutte queste balle lo fa scientemente perchè vuole ancora una volta fare violenza a chi ha scelto il pacifismo e la democrazia, il rispetto delle regole e l'amore per la propria città come cifra del proprio agire.
E non importa che le cose sabato siano andate meno peggio di come avrebbero potuto, che lo scontro sia durato solo pochi minuti. Le cose non dovevano andare così. Punto e basta.
Chi mistifica i fatti di sabato vuole fare violenza con le parole nello stesso modo col quale le parole sono state usate per fare violenza alla città, con la parola "ampliamento" al posto di "nuova base", parlando di "opportunità" anzichè dei danni ambientali, utilizzando la "ragion di Stato" al posto della "democrazia" e del "federalismo".
Chi oggi non racconta la verità su sabato fa anche peggio, perchè alla violenza delle parole contro gli altri manifestanti ha unito la violenza delle pietre contro le forze dell'ordine.
Chi oggi non racconta la verità sa che sabato ha usato una squallida scorciatoia per arrivare ad attirare (forse) l'attenzione di Obama, perchè una manifestazione senza scontri, come le altre, avrebbe solo ribadito che i vicentini sono gente pacifica e democratica.
Ma questo non avrebbe fatto abbastanza "notizia".
Resto intimamente convinto che sia sempre più da apprezzare il rumore di una foresta che cresce a quello di un albero che cade.
Putroppo, questa volta, il boscaiolo era nascosto tra gli alberi, e ha voluto deturpare, violentandola, quella foresta cresciuta con tanta pazienza.
Chi ha voluto tutto questo, pianificandolo nei minimi dettagli per settimane, rifiutando la ragionevolezza in tutti i momenti in cui era possibile, chi si tiene dentro al movimento delinquenti di ieri che formano delinquenti di oggi, deve solo vergognarsi di quel che ha fatto sabato e - per il bene di chi pacificamente in questi anni si è impegnato in questo cammino - deve essere isolato prima che faccia nuove vittime tra coloro che, democraticamente, hanno speso forze ed idee per dimostrare la giustezza delle proprie opinioni.
Quelli, e solo quelli, a cui va portato rispetto, da parte di tutti, per la compostezza, la dignità e la forza con cui hanno portato avanti un'idea, democraticamente, e cercando di avere sempre a cuore le ragioni e gli interessi di tutta la città e non solo di una parte, ideologicamente ferma a un'epoca che fu orribile e che nessuno di noi si augura torni mai più.
E poi... tanti altri momenti, alcuni anche di tensione, sino alle elezioni del 2008, con un Sindaco eletto anche sulla spinta della contrarietà dichiarata a quella base, senza aver mai ceduto nemmeno una volta all'antiamericanismo, alla violenza, all'ambiguità dei distinguo.
In mezzo c'è stata anche la mia contrarietà prima, il tentativo poi di operare politicamente per avere una "riduzione del danno" ed evitare guai peggiori dal punto di vista urbanistico, viabilistico ed ambientale (così come parte dei cittadini chiedevano), poi nuovamente la richiesta che la base non si facesse in quel luogo.
Il resto è storia recente, con i pronunciamenti del Tar e del Consiglio di Stato, con il referendum autogestito, con la "coda" delle proteste e dell'inizio dei lavori.
Ognuno poi ha proseguito il proprio percorso, chi con ancora più decisione, chi sempre meno convinto a mano a mano che il tempo passava e la base iniziava ad essere costruita.
Tutto nei limiti, quasi sempre, della legalità, con la maggior parte dei cittadini contrari alla base sempre in movimento dentro al solco, profondo, della nonviolenza e della democrazia.
Tutto così, fino a Sabato.
Tutto così, fino a quando qualcuno non ha deciso di usare la via più breve per lanciare il proprio messaggio.
E la scorciatoia della democrazia ha preso il nome di violenza.
Una violenza non tanto contro le forze dell'ordine, che forse erano già preparate a questo esito, quanto piuttosto nei confronti di chi credeva ancora, nelle prime ore del pomeriggio di sabato, che la manifestazione si sarebbe svolta come tutte le altre volte, con le donne davanti ed i bambini dietro, senza problemi.
E chi oggi racconta di un attacco premeditato delle forze dell'ordine, sa di essere bugiardo, mente sapendo di mentire, tradisce e fa di nuovo violenza a chi era stato tenuto lontano apposta dalla testa del corteo, da chi non sapeva che cosa stesse accadendo là davanti, da chi ricordava Genova e pensava, questa volta a torto, di esserci ritornato.
Io c'ero, e posso permettermi di dire questo perchè ho visto.
Così come c'ero a Genova, e posso permettermi di ricordare e di raccontare perchè anche lì ho visto, anche se ho visto solo una parte, forse la meno peggio di tutto quel che avvenne in quei giorni di Luglio.
Chi oggi racconta che il corteo di lì non poteva passare perchè troppo a contatto con la polizia, deve spiegare perchè poi, a scontri avvenuti, il corteo sia ugualmente passato davanti a carabinieri e poliziotti invece di sciogliersi davanti al Presidio.
Chi oggi racconta che non c'era spazio per mediazioni deve spiegare perchè, quando le mediazioni sono state proposte prima degli scontri, le ha rifiutate senza motivazioni e facendo invece avanzare gli incappucciati con gli scudi di plexiglas ed i sassi in mano.
Chi oggi racconta di uno scontro avvenuto perchè le forze dell'ordine non erano dentro al recinto dell'aeroporto, ma solo in minima parte anche fuori, deve spiegare perchè il 17 Febbraio si manifestò anche se le forze dell'ordine erano per strada.
Chi oggi racconta che gli incappucciati con gli scudi di plexiglas ed i mascherati con i caschi erano lì per proteggere "donne e bambini", deve spiegare perchè, oltre agli scudi con cui fare barriera davanti ai carabinieri, ci fossero anche delinquenti con in mano sassi grandi come un pugno, bottiglie di vetro, estintori, fumogeni e bombe carta, e li abbiano lanciati da subito sui carabinieri.
Ma chi oggi racconta tutte queste balle lo fa scientemente perchè vuole ancora una volta fare violenza a chi ha scelto il pacifismo e la democrazia, il rispetto delle regole e l'amore per la propria città come cifra del proprio agire.
E non importa che le cose sabato siano andate meno peggio di come avrebbero potuto, che lo scontro sia durato solo pochi minuti. Le cose non dovevano andare così. Punto e basta.
Chi mistifica i fatti di sabato vuole fare violenza con le parole nello stesso modo col quale le parole sono state usate per fare violenza alla città, con la parola "ampliamento" al posto di "nuova base", parlando di "opportunità" anzichè dei danni ambientali, utilizzando la "ragion di Stato" al posto della "democrazia" e del "federalismo".
Chi oggi non racconta la verità su sabato fa anche peggio, perchè alla violenza delle parole contro gli altri manifestanti ha unito la violenza delle pietre contro le forze dell'ordine.
Chi oggi non racconta la verità sa che sabato ha usato una squallida scorciatoia per arrivare ad attirare (forse) l'attenzione di Obama, perchè una manifestazione senza scontri, come le altre, avrebbe solo ribadito che i vicentini sono gente pacifica e democratica.
Ma questo non avrebbe fatto abbastanza "notizia".
Resto intimamente convinto che sia sempre più da apprezzare il rumore di una foresta che cresce a quello di un albero che cade.
Putroppo, questa volta, il boscaiolo era nascosto tra gli alberi, e ha voluto deturpare, violentandola, quella foresta cresciuta con tanta pazienza.
Chi ha voluto tutto questo, pianificandolo nei minimi dettagli per settimane, rifiutando la ragionevolezza in tutti i momenti in cui era possibile, chi si tiene dentro al movimento delinquenti di ieri che formano delinquenti di oggi, deve solo vergognarsi di quel che ha fatto sabato e - per il bene di chi pacificamente in questi anni si è impegnato in questo cammino - deve essere isolato prima che faccia nuove vittime tra coloro che, democraticamente, hanno speso forze ed idee per dimostrare la giustezza delle proprie opinioni.
Quelli, e solo quelli, a cui va portato rispetto, da parte di tutti, per la compostezza, la dignità e la forza con cui hanno portato avanti un'idea, democraticamente, e cercando di avere sempre a cuore le ragioni e gli interessi di tutta la città e non solo di una parte, ideologicamente ferma a un'epoca che fu orribile e che nessuno di noi si augura torni mai più.
Inizia la raccolta di plastica ed alluminio in centro storico
Rifiuti: la raccolta degli imballaggi leggeri e dell’alluminio viene allargata in centro storico dove è partito anche il servizio di pulizia della domenica mattina
Nell’ambito del piano di miglioramento del servizio delle raccolte differenziate, l’assessorato all’ambiente del Comune di Vicenza e Aim hanno esteso la raccolta degli imballaggi leggeri in plastica e alluminio in centro storico.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina dell’assessore Antonio Dalla Pozza che ha sottolineato come si tratti dell’ennesima scelta che va nella direzione dell’offerta di maggiori servizi alla città e di maggior rispetto per l’ambiente: “Dopo la creazione del fondo di solidarietà - ricorda Dalla Pozza - l’introduzione di importanti agevolazioni per chi effettua il compostaggio domestico, la riduzione per chi utilizza i pannolini ecologici, il lancio su vasta scala del porta a porta per il secco, il servizio di pulizia domenicale della domenica mattina, ora introduciamo l’ampliamento della raccolta della plastica e dell’alluminio in centro storico, molto richiesta dagli abitanti e dai commercianti”.
Da tempo infatti era forte la richiesta dei cittadini di allargare più capillarmente la raccolta differenziata della plastica anche al centro storico, fino ad oggi limitata a alcuni punti posizionati al limite della cinta delle mura storiche: piazza Matteotti, piazzetta San Biagio, piazzale Mutilato, viale Eretenio, San Tommaso, piazzale Bologna.
La continua ricerca di sviluppo del sistema di raccolta differenziata ha portato allo studio delle più idonee forme di servizio che ottemperassero al rispetto della valenza urbanistico-architettonica del centro storico da un lato e che dall’altro consentissero di massimizzare la portata dei mezzi e quindi ridurre gli accessi all’area del centro.
L’attuazione del progetto di raccolta multimateriale in centro storico si svilupperà in due fasi, correlate anche all’esigenza, per la raccolta manuale, di dare estesa informazione agli utenti sull’organizzazione del servizio, sulle modalità di consegna e sugli orari di raccolta.
Nella prima fase, già avviata, saranno posizionati 25 nuovi cassonetti della capacità di 1100 litri, di colore azzurro, che si aggiungono alle posizioni già esistenti, a copertura della zona compresa tra la cinta delle mura storiche e l’Area Monumentale.
Con questo scopo sono già stati attivati 12 punti di raccolta, nelle zone di contrà Porta santa Croce, contrà Mure Corpus Domini, contrà Santa Maria Nova, via Napoli, contrà San Francesco, piazza Araceli, contrà delle Fontanelle, piazza San Pietro, Piazzetta san Paolo, contrà del Pozzetto, piazzetta san Giuseppe e viale Eretenio
A questi si aggiungeranno altri punti di raccolta, che verranno definiti in funzione della risposta dell’utenza. Il nuovo servizio prevede il vuotamento trisettimanale nei giorni di lunedì, mercoledì e sabato.
Nella seconda fase, che sarà sviluppata al termine dell’estate, si procederà con l’ulteriore estensione dell’area servita, con la copertura dell’area più centrale, la zona monumentale, dove il servizio sarà impostato su un sistema di raccolta manuale, a sacco porta a porta, con ritiro in un giorno settimanale, nella stessa fascia d’orario dell’attuale raccolta del rifiuti serale, nell’obiettivo di facilitare all’utenza la corretta differenziazione dei rifiuti. In tal modo il sistema meccanizzato, con contenitori stradali di minore impatto, è integrato con il sistema di raccolta manuale, porta a porta.
L’Amministrazione e Aim continuano così a sviluppare una linea di raccolta che in questi ultimi anni, grazie all’estensione delle tipologie di plastiche raccolte prima e, poi, all’estensione a tutti gli imballaggi leggeri, sia in plastica che in alluminio, ha portato ad un sensibile aumento dei quantitativi raccolti, passati dalle 780 tonnellate del 2006 alle attuali 1.400 tonnellate di proiezione annua con un tasso annuo di crescita in questi ultimi tre anni di oltre il 20%. Dato che assume ancora maggiore rilievo ove si consideri il basso peso specifico di questa particolare tipologia di rifiuto.
Specificità della raccolta multimateriale
Nei nuovi cassonetti, come per quelli stradali di colore blu, si possono buttare gli imballaggi di plastica, ma anche quelli di alluminio e le lattine. La necessità di inviare a recupero materiali sempre più “puliti” e la volontà di sviluppare sempre più la raccolta differenziata ha consigliato, infatti, ancora dall’anno scorso di operare alcune variazioni sulle linee di raccolta senza dubbio definibili tradizionali.
In particolare, lo sviluppo impiantistico operato nel centro di recupero ACOVIS di Sandrigo e l’accordo tra i consorzi di filiera dell’alluminio (CIAL) e plastica (COREPLA) ha consentito di ampliare il recupero delle plastiche anche ai materiali in alluminio, ed in genere agli imballaggi in metallo ferroso e non. Per questo AIM, che trasporta la plastica raccolta ad ACOVIS, aveva fatto la campagna pubblicitaria “Vicini vicini”.
La linea di raccolta differenziata, denominata “multimateriale”, e appunto composta sostanzialmente da imballaggi in plastica, alluminio e altri metalli leggeri, è trattata in maniera più economica dagli impianti di selezione e permette di normalizzare, rispetto agli standard nazionali, le modalità di raccolta differenziata ottenendo un prodotto selezionato utile alle industrie che operano in maniera stabile utilizzando le plastiche riciclate.
Nell’ambito del piano di miglioramento del servizio delle raccolte differenziate, l’assessorato all’ambiente del Comune di Vicenza e Aim hanno esteso la raccolta degli imballaggi leggeri in plastica e alluminio in centro storico.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina dell’assessore Antonio Dalla Pozza che ha sottolineato come si tratti dell’ennesima scelta che va nella direzione dell’offerta di maggiori servizi alla città e di maggior rispetto per l’ambiente: “Dopo la creazione del fondo di solidarietà - ricorda Dalla Pozza - l’introduzione di importanti agevolazioni per chi effettua il compostaggio domestico, la riduzione per chi utilizza i pannolini ecologici, il lancio su vasta scala del porta a porta per il secco, il servizio di pulizia domenicale della domenica mattina, ora introduciamo l’ampliamento della raccolta della plastica e dell’alluminio in centro storico, molto richiesta dagli abitanti e dai commercianti”.
Da tempo infatti era forte la richiesta dei cittadini di allargare più capillarmente la raccolta differenziata della plastica anche al centro storico, fino ad oggi limitata a alcuni punti posizionati al limite della cinta delle mura storiche: piazza Matteotti, piazzetta San Biagio, piazzale Mutilato, viale Eretenio, San Tommaso, piazzale Bologna.
La continua ricerca di sviluppo del sistema di raccolta differenziata ha portato allo studio delle più idonee forme di servizio che ottemperassero al rispetto della valenza urbanistico-architettonica del centro storico da un lato e che dall’altro consentissero di massimizzare la portata dei mezzi e quindi ridurre gli accessi all’area del centro.
L’attuazione del progetto di raccolta multimateriale in centro storico si svilupperà in due fasi, correlate anche all’esigenza, per la raccolta manuale, di dare estesa informazione agli utenti sull’organizzazione del servizio, sulle modalità di consegna e sugli orari di raccolta.
Nella prima fase, già avviata, saranno posizionati 25 nuovi cassonetti della capacità di 1100 litri, di colore azzurro, che si aggiungono alle posizioni già esistenti, a copertura della zona compresa tra la cinta delle mura storiche e l’Area Monumentale.
Con questo scopo sono già stati attivati 12 punti di raccolta, nelle zone di contrà Porta santa Croce, contrà Mure Corpus Domini, contrà Santa Maria Nova, via Napoli, contrà San Francesco, piazza Araceli, contrà delle Fontanelle, piazza San Pietro, Piazzetta san Paolo, contrà del Pozzetto, piazzetta san Giuseppe e viale Eretenio
A questi si aggiungeranno altri punti di raccolta, che verranno definiti in funzione della risposta dell’utenza. Il nuovo servizio prevede il vuotamento trisettimanale nei giorni di lunedì, mercoledì e sabato.
Nella seconda fase, che sarà sviluppata al termine dell’estate, si procederà con l’ulteriore estensione dell’area servita, con la copertura dell’area più centrale, la zona monumentale, dove il servizio sarà impostato su un sistema di raccolta manuale, a sacco porta a porta, con ritiro in un giorno settimanale, nella stessa fascia d’orario dell’attuale raccolta del rifiuti serale, nell’obiettivo di facilitare all’utenza la corretta differenziazione dei rifiuti. In tal modo il sistema meccanizzato, con contenitori stradali di minore impatto, è integrato con il sistema di raccolta manuale, porta a porta.
L’Amministrazione e Aim continuano così a sviluppare una linea di raccolta che in questi ultimi anni, grazie all’estensione delle tipologie di plastiche raccolte prima e, poi, all’estensione a tutti gli imballaggi leggeri, sia in plastica che in alluminio, ha portato ad un sensibile aumento dei quantitativi raccolti, passati dalle 780 tonnellate del 2006 alle attuali 1.400 tonnellate di proiezione annua con un tasso annuo di crescita in questi ultimi tre anni di oltre il 20%. Dato che assume ancora maggiore rilievo ove si consideri il basso peso specifico di questa particolare tipologia di rifiuto.
Specificità della raccolta multimateriale
Nei nuovi cassonetti, come per quelli stradali di colore blu, si possono buttare gli imballaggi di plastica, ma anche quelli di alluminio e le lattine. La necessità di inviare a recupero materiali sempre più “puliti” e la volontà di sviluppare sempre più la raccolta differenziata ha consigliato, infatti, ancora dall’anno scorso di operare alcune variazioni sulle linee di raccolta senza dubbio definibili tradizionali.
In particolare, lo sviluppo impiantistico operato nel centro di recupero ACOVIS di Sandrigo e l’accordo tra i consorzi di filiera dell’alluminio (CIAL) e plastica (COREPLA) ha consentito di ampliare il recupero delle plastiche anche ai materiali in alluminio, ed in genere agli imballaggi in metallo ferroso e non. Per questo AIM, che trasporta la plastica raccolta ad ACOVIS, aveva fatto la campagna pubblicitaria “Vicini vicini”.
La linea di raccolta differenziata, denominata “multimateriale”, e appunto composta sostanzialmente da imballaggi in plastica, alluminio e altri metalli leggeri, è trattata in maniera più economica dagli impianti di selezione e permette di normalizzare, rispetto agli standard nazionali, le modalità di raccolta differenziata ottenendo un prodotto selezionato utile alle industrie che operano in maniera stabile utilizzando le plastiche riciclate.
Ztl, mercoledì si parte. Videomulte senza dubbi
Da "Il Giornale di Vicenza" di Lunedì 6 Luglio, Cronaca, pag.13, articolo di Marco Scorzato
IN CENTRO STORICO. Il sistema di sorveglianza degli accessi nelle zone a traffico limitato è stato messo a punto
Ztl, mercoledì si parte Videomulte senza dubbi
Verificati tutti gli aspetti tecnici delle foto per evitare contestazioni: ogni ingresso “illegale” costerà 74 euro
«È tutto pronto: mercoledì 8 luglio il sistema potrà entrare in funzione».
Le videomulte per i trasgressori della Zona a traffico limitato del centro storico sono in rampa di lancio.
Il sistema, spiega l’assessore comunale alla Sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza, «ha superato l’ultima verifica tecnica» e dalla giunta comunale non ci sono più remore: da mercoledì chi sarà pizzicato a penetrare nella Ztl in auto o su altri veicoli a motore non autorizzati sarà immortalato dalle telecamere posizionate ai varchi e si ritroverà recapitata a casa la sanzione amministrativa di 74 euro.
L’altro ieri l’assessore Dalla Pozza, insieme con il collega Ennio Tosetto e i vigili del comando di polizia locale si sono riuniti per l’ultimo approfondimento tecnico in vista della messa in funzione del sistema: «C’erano da verificare gli ultimi dettagli tecnico-informatici per garantire il buon funzionamento del sistema e la gestione pratica: è tutto a posto». Dettagli tecnici non secondari perchè si è trattato di definire tutto per evitare contestazioni alle multe.
Automobilisti avvisati, dunque. Anche se, in realtà, dovrebbero già stare in guardia, dal momento che il divieto di accesso alla Ztl per i veicoli non autorizzati è in vigore da 13 anni.
Solo che le multe, oggi, le possono rilevare solo i vigili in carne ed ossa.
E gli agenti della polizia locale, nell’ultimo mese, si sono fatti vedere quotidianamente agli accessi alla Zona a traffico limitato: proprio in vista della messa a regime del sistema di videomulte, Comune e comando di contrà Soccorso Soccorsetto hanno concordato di intensificare la presenza dei vigili per fornire informazione ai cittadini sull’imminente avvio del nuovo sistema di sorveglianza e sanzione.
Una presenza costante, quella degli agenti, che ha permesso non solo di dare informazioni, ma anche ovviamente di punire i trasgressori. Sono stati staccati pacchi di verbali: circa 600 solo nei primi 20 giorni, per un totale di circa 50 mila euro confluiti nelle casse comunali.
E nell’ultima settimana di giugno e nei primi giorni di luglio questa tendenza è proseguita.
Gli otto occhi elettronici sono stati installati in piazzale De Gasperi, via Montagna, contrà Motton San Lorenzo, corso Fogazzaro, contrà Porti, contrà Santa Corona, contrà Gazzolle e contrà Carpagnon che da anni costituiscono le porte di accesso alla zona a traffico limitato.
Sul sito internet www.comune.vicenza.it (sezione Primo piano), con le informazioni sulla Ztl, sono pubblicati gli stampati per la registrazione delle targhe delle categorie autorizzate all’accesso.
«Stimiamo - ricorda l’assessore Dalla Pozza - che gli ingressi abusivi nella zona a traffico limitato siano circa 200-250 al giorno».
Non pochi, anche se la Ztl vicentina ha maglie abbastanza larghe, visto che tra residenti, taxi, bus e autorizzazioni varie «si arriva a circa 5 mila ingressi complessivi nell’arco di una giornata».
Di fronte alle autorizzazioni, non c’è telecamera che tenga.
IN CENTRO STORICO. Il sistema di sorveglianza degli accessi nelle zone a traffico limitato è stato messo a punto
Ztl, mercoledì si parte Videomulte senza dubbi
Verificati tutti gli aspetti tecnici delle foto per evitare contestazioni: ogni ingresso “illegale” costerà 74 euro
«È tutto pronto: mercoledì 8 luglio il sistema potrà entrare in funzione».
Le videomulte per i trasgressori della Zona a traffico limitato del centro storico sono in rampa di lancio.
Il sistema, spiega l’assessore comunale alla Sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza, «ha superato l’ultima verifica tecnica» e dalla giunta comunale non ci sono più remore: da mercoledì chi sarà pizzicato a penetrare nella Ztl in auto o su altri veicoli a motore non autorizzati sarà immortalato dalle telecamere posizionate ai varchi e si ritroverà recapitata a casa la sanzione amministrativa di 74 euro.
L’altro ieri l’assessore Dalla Pozza, insieme con il collega Ennio Tosetto e i vigili del comando di polizia locale si sono riuniti per l’ultimo approfondimento tecnico in vista della messa in funzione del sistema: «C’erano da verificare gli ultimi dettagli tecnico-informatici per garantire il buon funzionamento del sistema e la gestione pratica: è tutto a posto». Dettagli tecnici non secondari perchè si è trattato di definire tutto per evitare contestazioni alle multe.
Automobilisti avvisati, dunque. Anche se, in realtà, dovrebbero già stare in guardia, dal momento che il divieto di accesso alla Ztl per i veicoli non autorizzati è in vigore da 13 anni.
Solo che le multe, oggi, le possono rilevare solo i vigili in carne ed ossa.
E gli agenti della polizia locale, nell’ultimo mese, si sono fatti vedere quotidianamente agli accessi alla Zona a traffico limitato: proprio in vista della messa a regime del sistema di videomulte, Comune e comando di contrà Soccorso Soccorsetto hanno concordato di intensificare la presenza dei vigili per fornire informazione ai cittadini sull’imminente avvio del nuovo sistema di sorveglianza e sanzione.
Una presenza costante, quella degli agenti, che ha permesso non solo di dare informazioni, ma anche ovviamente di punire i trasgressori. Sono stati staccati pacchi di verbali: circa 600 solo nei primi 20 giorni, per un totale di circa 50 mila euro confluiti nelle casse comunali.
E nell’ultima settimana di giugno e nei primi giorni di luglio questa tendenza è proseguita.
Gli otto occhi elettronici sono stati installati in piazzale De Gasperi, via Montagna, contrà Motton San Lorenzo, corso Fogazzaro, contrà Porti, contrà Santa Corona, contrà Gazzolle e contrà Carpagnon che da anni costituiscono le porte di accesso alla zona a traffico limitato.
Sul sito internet www.comune.vicenza.it (sezione Primo piano), con le informazioni sulla Ztl, sono pubblicati gli stampati per la registrazione delle targhe delle categorie autorizzate all’accesso.
«Stimiamo - ricorda l’assessore Dalla Pozza - che gli ingressi abusivi nella zona a traffico limitato siano circa 200-250 al giorno».
Non pochi, anche se la Ztl vicentina ha maglie abbastanza larghe, visto che tra residenti, taxi, bus e autorizzazioni varie «si arriva a circa 5 mila ingressi complessivi nell’arco di una giornata».
Di fronte alle autorizzazioni, non c’è telecamera che tenga.
Il questore Sarlo deciso: «Azioni premeditate»
Da "Il Giornale di Vicenza" di Lunedì 6 Luglio, Cronaca, pag.9, articolo di Ivano Tolettini
DOPO GLI SCONTRI. Alcune centinaia di infiltrati hanno impresso la svolta violenta, in parte attesa, al corteo pacifista
Il questore Sarlo deciso:
«Azioni premeditate»
Si è voluto aggredire le forze di polizia «per scatenare un caso e creare un evento mediatico nazionale»
Caschi da motociclista per non farsi riconoscere; grossi scudi di plastica per fronteggiare le forze dell’ordine; fumogeni per creare la turbativa e cercare di entrare nel perimetro della costruenda base americana al Dal Molin.
Ancora, estintori del peso di 5 kg da lanciare contro poliziotti e carabinieri per intontirli (uno ha colpito un ufficiale dell’Arma creandogli problemi); bulloni e sbarre di ferro sequestrati prima della manifestazione di sabato a Padova e in città. Inoltre, bombe carta per incendiare la siepe, spenta dall’intervento dei vigili del fuoco.
Non è propriamente il cocktail da servire all’ombra di un ramoscello d’olivo di un corteo pacifista, anche se a volere e ingaggiare il corpo a corpo con le forze dell’ordine a ponte Marchese è stato un numero limitato, non più di duecento persone, rispetto alle 10 mila persone (3500 per la questura, 13 mila per gli organizzatori) che hanno voluto sfilare per scandire il loro “No Dal Molin”. Molti dei teppisti, quelli che saranno identificati, saranno denunciati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e altri reati che la procura riterrà opportuno eventualmente contestare.
Il giorno dopo il questore Giovanni Sarlo, attorniato dai suoi funzionari, traccia il consuntivo di una manifestazione che ha riservato quanto tutti si immaginavano. «Anche perché - spiega pacato - se il corteo fosse stato tranquillo, come avrebbe dovuto senza le infiltrazioni esterne, non ci sarebbe stato l’evento mediatico con il ritorno a livello nazionale che invece c’è stato».
Come dire, col minimo sforzo, pochi minuti di scontri, il caso Vicenza è rimbalzato all’attenzione dell’opinione pubblica (prima notizia di Televideo e ampi servizi in tutti i telegiornali nazionali fino a ieri pomeriggio) come antipasto delle prevedibili e consuete proteste in occasione di ogni G8. Che quest’anno si svolgerà sull’asse L’Aquila-Roma.
PROVOCAZIONE.Il questore Sarlo calibra le parole, ma non può esimersi dall’analisi di quelli che per lui sono i dati oggettivi. «C’è stato un salto di qualità in questa manifestazione - osserva - perché si è visto quello che finora non si era mai registrato: la violenza. Circoscritta e limitata, ma pur sempre violenza è stata. Ed è un peccato, perché la stragrande maggioranza dei manifestanti è gente per bene che vuole rappresentare la propria idea di dissenso in termini civili, come si dovrebbe fare. Il fatto che si sia ricorsi alla violenza come mai prima d’ora si era constatato in questi cortei significa pur qualcosa. Intendiamoci, noi non siamo i santi e loro non sono i demoni, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Fin dall’inizio c’è stato un piano preordinato per ingaggiare uno scontro con polizia e carabinieri. Questo è stato pacifico. I momenti caldi sono stati due e le telecamere hanno ripreso bene che cos’è accaduto».
PATTI CHIARI. «Nessun accordo è stato mai fatto con gli organizzatori - aggiunge Sarlo -. Ho spiegato ai rappresentanti del Presidio in maniera chiara che non avremmo consentito l’ingresso nella base in costruzione perché in nessuna parte del mondo si può entrare in un’area militare. Inoltre, non si può lasciare il corteo sulla strada senza la presenza delle forze di polizia. Neanche nel paese dei puffi lo si fa. Abbiamo dislocato adeguate misure per evitare sfondamenti, tanto che ci siamo posizionati lungo l’argine perché se non l’avessimo fatto, viste le palesi intenzioni di alcuni, ci sarebbe stato il tentativo di ingresso nell’area. Tra l’altro, l’argine del Bacchiglione non è una strada, ma è del demanio e ci siamo schierati a difesa».
ATTACCHI. L’avvisaglia che sarebbe stato un pomeriggio ad alta tensione la si è avuta già in via degli Aeroporti a Rettorgole, dopo poche centinaia di metri dalla partenza, quando alcune decine di disobbedienti si sono diretti alle chiuse per gettare un simulacro di passerella per raggiungere l’argine e la rete di recinzione dell’ex aeroporto.
«Questa iniziativa dei disobbedienti non ha portato risultati e durante l’azione - spiega il questore - sono stati lanciati sassi e sono stati usati fumogeni contro il dispositivo di difesa». Poco dopo, davanti al corteo dove fino a quel momento la situazione era del tutto tranquilla, sono apparsi i “guerriglieri” con i caschi e le maschere, muniti di grossi scudi di plastica.
«Usando anche petardi ed estintori contro i carabinieri, come di recente è avvenuto a Torino - afferma Sarlo -, il gruppo di facinorosi voleva raggiungere la recinzione, ma è stato subito disperso. Quindi, mentre il reparto mobile della polizia di Padova bloccava la zona, abbiamo detto chiaro e tondo che i manifestanti avrebbero dovuto togliersi i caschi e gli scudi di plastica, oppure il corteo finiva lì. La mediazione è stata lunga, ma siamo stati irremovibili anche sulla circostanza che in testa al corteo tornasse la gente tranquilla e che i nostri uomini avrebbero accompagnato la manifestazione com’è sempre successo. Questo è avvenuto e non ci sono stati più problemi».
SBARRE DI FERRO E DENUNCE. I carabinieri prima della manifestazione vicino all’area di servizio di strada Sant’Antonino hanno rinvenuto 20 sbarre di metallo che avrebbero dovuto essere usate contro le forze dell’ordine. I funzionari delle varie sezioni della questura, con i colleghi delle altre province interessate, sono impegnati nell’identificazione di quanti sono stati protagonisti della scaramuccia di ponte Marchese. «Denunceremo tutti -, conclude Sarlo -, mentre i controlli lungo tutta l’area e il perimetro della base proseguiranno fino a quando saranno ritenuti necessari».
Fin qui l’analisi del capo della polizia vicentina, il quale ribadisce che l’area dell’ex Dal Molin è “off limits”.
«Ho esposto i dati oggettivi come si sono delineati l’altro giorno - conclude - quanto al resto è politica e io non ci metto becco. Sono questioni nelle quali non entro. Il fatto è, che sabato alcune centinaia di persone sono venute a Vicenza per cercare lo scontro con le forze dell’ordine. Questo, mi pare, col pacifismo e la gente che vuole rivendicare le proprie idee con spirito democratico, e che rispetto molto, non c’entra nulla. Con i facinorosi si applica la legge e le forze di polizia devono fare il proprio dovere. Sabato l’abbiamo fatto».
DOPO GLI SCONTRI. Alcune centinaia di infiltrati hanno impresso la svolta violenta, in parte attesa, al corteo pacifista
Il questore Sarlo deciso:
«Azioni premeditate»
Si è voluto aggredire le forze di polizia «per scatenare un caso e creare un evento mediatico nazionale»
Caschi da motociclista per non farsi riconoscere; grossi scudi di plastica per fronteggiare le forze dell’ordine; fumogeni per creare la turbativa e cercare di entrare nel perimetro della costruenda base americana al Dal Molin.
Ancora, estintori del peso di 5 kg da lanciare contro poliziotti e carabinieri per intontirli (uno ha colpito un ufficiale dell’Arma creandogli problemi); bulloni e sbarre di ferro sequestrati prima della manifestazione di sabato a Padova e in città. Inoltre, bombe carta per incendiare la siepe, spenta dall’intervento dei vigili del fuoco.
Non è propriamente il cocktail da servire all’ombra di un ramoscello d’olivo di un corteo pacifista, anche se a volere e ingaggiare il corpo a corpo con le forze dell’ordine a ponte Marchese è stato un numero limitato, non più di duecento persone, rispetto alle 10 mila persone (3500 per la questura, 13 mila per gli organizzatori) che hanno voluto sfilare per scandire il loro “No Dal Molin”. Molti dei teppisti, quelli che saranno identificati, saranno denunciati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e altri reati che la procura riterrà opportuno eventualmente contestare.
Il giorno dopo il questore Giovanni Sarlo, attorniato dai suoi funzionari, traccia il consuntivo di una manifestazione che ha riservato quanto tutti si immaginavano. «Anche perché - spiega pacato - se il corteo fosse stato tranquillo, come avrebbe dovuto senza le infiltrazioni esterne, non ci sarebbe stato l’evento mediatico con il ritorno a livello nazionale che invece c’è stato».
Come dire, col minimo sforzo, pochi minuti di scontri, il caso Vicenza è rimbalzato all’attenzione dell’opinione pubblica (prima notizia di Televideo e ampi servizi in tutti i telegiornali nazionali fino a ieri pomeriggio) come antipasto delle prevedibili e consuete proteste in occasione di ogni G8. Che quest’anno si svolgerà sull’asse L’Aquila-Roma.
PROVOCAZIONE.Il questore Sarlo calibra le parole, ma non può esimersi dall’analisi di quelli che per lui sono i dati oggettivi. «C’è stato un salto di qualità in questa manifestazione - osserva - perché si è visto quello che finora non si era mai registrato: la violenza. Circoscritta e limitata, ma pur sempre violenza è stata. Ed è un peccato, perché la stragrande maggioranza dei manifestanti è gente per bene che vuole rappresentare la propria idea di dissenso in termini civili, come si dovrebbe fare. Il fatto che si sia ricorsi alla violenza come mai prima d’ora si era constatato in questi cortei significa pur qualcosa. Intendiamoci, noi non siamo i santi e loro non sono i demoni, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Fin dall’inizio c’è stato un piano preordinato per ingaggiare uno scontro con polizia e carabinieri. Questo è stato pacifico. I momenti caldi sono stati due e le telecamere hanno ripreso bene che cos’è accaduto».
PATTI CHIARI. «Nessun accordo è stato mai fatto con gli organizzatori - aggiunge Sarlo -. Ho spiegato ai rappresentanti del Presidio in maniera chiara che non avremmo consentito l’ingresso nella base in costruzione perché in nessuna parte del mondo si può entrare in un’area militare. Inoltre, non si può lasciare il corteo sulla strada senza la presenza delle forze di polizia. Neanche nel paese dei puffi lo si fa. Abbiamo dislocato adeguate misure per evitare sfondamenti, tanto che ci siamo posizionati lungo l’argine perché se non l’avessimo fatto, viste le palesi intenzioni di alcuni, ci sarebbe stato il tentativo di ingresso nell’area. Tra l’altro, l’argine del Bacchiglione non è una strada, ma è del demanio e ci siamo schierati a difesa».
ATTACCHI. L’avvisaglia che sarebbe stato un pomeriggio ad alta tensione la si è avuta già in via degli Aeroporti a Rettorgole, dopo poche centinaia di metri dalla partenza, quando alcune decine di disobbedienti si sono diretti alle chiuse per gettare un simulacro di passerella per raggiungere l’argine e la rete di recinzione dell’ex aeroporto.
«Questa iniziativa dei disobbedienti non ha portato risultati e durante l’azione - spiega il questore - sono stati lanciati sassi e sono stati usati fumogeni contro il dispositivo di difesa». Poco dopo, davanti al corteo dove fino a quel momento la situazione era del tutto tranquilla, sono apparsi i “guerriglieri” con i caschi e le maschere, muniti di grossi scudi di plastica.
«Usando anche petardi ed estintori contro i carabinieri, come di recente è avvenuto a Torino - afferma Sarlo -, il gruppo di facinorosi voleva raggiungere la recinzione, ma è stato subito disperso. Quindi, mentre il reparto mobile della polizia di Padova bloccava la zona, abbiamo detto chiaro e tondo che i manifestanti avrebbero dovuto togliersi i caschi e gli scudi di plastica, oppure il corteo finiva lì. La mediazione è stata lunga, ma siamo stati irremovibili anche sulla circostanza che in testa al corteo tornasse la gente tranquilla e che i nostri uomini avrebbero accompagnato la manifestazione com’è sempre successo. Questo è avvenuto e non ci sono stati più problemi».
SBARRE DI FERRO E DENUNCE. I carabinieri prima della manifestazione vicino all’area di servizio di strada Sant’Antonino hanno rinvenuto 20 sbarre di metallo che avrebbero dovuto essere usate contro le forze dell’ordine. I funzionari delle varie sezioni della questura, con i colleghi delle altre province interessate, sono impegnati nell’identificazione di quanti sono stati protagonisti della scaramuccia di ponte Marchese. «Denunceremo tutti -, conclude Sarlo -, mentre i controlli lungo tutta l’area e il perimetro della base proseguiranno fino a quando saranno ritenuti necessari».
Fin qui l’analisi del capo della polizia vicentina, il quale ribadisce che l’area dell’ex Dal Molin è “off limits”.
«Ho esposto i dati oggettivi come si sono delineati l’altro giorno - conclude - quanto al resto è politica e io non ci metto becco. Sono questioni nelle quali non entro. Il fatto è, che sabato alcune centinaia di persone sono venute a Vicenza per cercare lo scontro con le forze dell’ordine. Questo, mi pare, col pacifismo e la gente che vuole rivendicare le proprie idee con spirito democratico, e che rispetto molto, non c’entra nulla. Con i facinorosi si applica la legge e le forze di polizia devono fare il proprio dovere. Sabato l’abbiamo fatto».
Tafferugli al corteo dei No Base
Da "Il Giornale di Vicenza" di Domenica 5 Luglio, Cronaca, pag.11, articolo di Diego Neri
LA MANIFESTAZIONE ATTORNO AL DAL MOLIN. Dalle 15.30 tensione, non si parte. Sul ponte del Marchese faccia a faccia con sassi, gas e botte. Poi la pausa al presidio
Tafferugli al corteo dei No Base
“Contatto” e lacrimogeni tra disobbedienti e forze dell’ordine. E dopo 2 ore 10 mila in marcia pacifica
I temuti scontri sono avvenuti. Tafferugli durati poco più di un minuto, ma che hanno visto da un lato il lancio, da parte di un gruppetto di disobbedienti, di sassi, fumogeni, biglie e tre grossi petardi contro i carabinieri, e dall’altro una carica di alleggerimento con i lacrimogeni. Cinque carabinieri e un poliziotto sono rimasti lievemente feriti.
Erano le 16.55. È stato il momento di tensione più forte in una giornata segnata sul calendario da mesi. Il 4 luglio i No Dal Molin si giocavano molto nella loro festa dell’indipendenza di Vicenza; dall’altra, le forze dell’ordine volevano impedire in tutti i modi che i manifestanti entrassero nell’area militare dove si sta lavorando per la nuova base americana.
Il corteo, alla fine, c’è stato con la partecipazione indicata alla vigilia - circa 10 mila persone: 3 mila per la questura, 13 mila per gli organizzatori -, e a parte quel minuto di botte che lo ha bloccato a lungo è sfilato pacificamente da Rettorgole fino a viale Dal Verme. «Un successo», spiegano dal presidio permanente. Ma vittoria la canta anche il questore Sarlo, che con il colonnello dei carabinieri Sarno aveva pianificato un servizio d’ordine d’eccezione. Mai, in città, per le manifestazioni anti-base, si erano viste tante divise. Più di 1500, secondo le stime di ieri, con l’aeroporto presidiato in massa e funzionari giunti da tante città italiane a controllare la zona nord della città.
Fra i tanti personaggi pubblici presenti ieri in un pomeriggio caldo e molto afoso - i residenti delle vie lungo il tragitto hanno lasciato i rubinetti aperti per consentire di dissetarsi - hanno risposto all’appello anche alcune centinaia di giovani militanti dei centri sociali, nell’area dei Disobbedienti. Sono arrivati a Caldogno con i caschi. A Padova, la polizia aveva fermato un gruppo di persone diretto a Vicenza con biglie, bulloni e maschere antigas. «Era un attacco preordinato», ha commentato Sarlo.
Il corteo è sfilato regolarmente fino a Ponte Marchese. Quando gli organizzatori si sono accorti che c’erano i carabinieri, di là dal ponticello, hanno fermato il serpentone con le bandiere colorate. In quella mezz’ora, un gruppetto di disobbedienti con delle tavole di legno ha attraversato il fiume, che era controllato anche dai sommozzatori dei vigili del fuoco, cercando di risalire l’altra riva lanciando dei fumogeni per raggiungere la recinzione dell’area militare; ma i carabinieri li hanno respinti.
Subito dopo, altri disobbedienti con un gruppo di giovani vicentini hanno indossato i caschi e si sono posti alla testa del corteo. In totale, 150-200 persone. Dietro allo striscione “No Dal Molin, Yes we can” e la basilica palladiana stilizzata, hanno messo delle barriere di plexiglass. «Serviranno per tenere lontani carabinieri con scudi e manganelli dal corteo», ha annunciato lo speaker. Il ragionamento degli organizzatori è che la presenza di divise lungo il tragitto «era una provocazione».
In realtà, quando quel gruppetto è avanzato, anzichè passare dritto ha virato verso lo schieramento del battaglione: con le barriere hanno spinto i carabinieri, ed è iniziato a volare di tutto. Da una parte sassi, biglie, fumogeni e la schiuma degli estintori; si sono sentiti tre grossi botti, probabilmente petardi. Non è mancato chi ha parlato di molotov o di bombe carta. Alcune sterpaglie hanno preso fuoco. I carabinieri hanno risposto a manganellate e con i lacrimogeni. Con quel denso fumo - sostanze irritanti e urticanti - il manipolo è tornato sui suoi passi. In tanti, nei paraggi, hanno avvertito bruciore agli occhi e alla gola. E il corteo si è fermato.
La pausa è durata quasi un’ora e mezza. L’assessore comunale alla Sicurezza, Dalla Pozza, che aveva cercato di mediare e che ha definito quegli scontri «una tristezza», ha tentato a lungo di far trovare un accordo. Gli organizzatori hanno cercato una linea comune, e alla fine è prevalsa quella più pacifica. «Passiamo lo stesso, anche se ci sono le divise». I carabinieri sono rimasti al loro posto, e il corteo è sfilato “protetto” da una ventina di manifestanti senza caschi né sassi. Lo stesso è avvenuto più avanti, davanti all’aeroporto civile.
In quel momento, intorno alle 18.30, è sfilato il corteo così com’era stato organizzato: la consueta festa di bandiere e di slogan contro la base e per un mondo diverso, che è possibile. «Senza guerra», hanno ripetuto i tanti gruppi politici, cattolici, di cittadini che avevano formato il serpentone. Dei disobbedienti, a quel punto, nessuna traccia. È rimasto Luca Casarini, in testa al corteo.
La minaccia di pioggia ha convinto tutti a tornare a casa, giunti in viale Dal Verme, così come aveva suggerito il sindaco Variati a Dalla Pozza. Mezz’ora dopo era già grandine.
LA MANIFESTAZIONE ATTORNO AL DAL MOLIN. Dalle 15.30 tensione, non si parte. Sul ponte del Marchese faccia a faccia con sassi, gas e botte. Poi la pausa al presidio
Tafferugli al corteo dei No Base
“Contatto” e lacrimogeni tra disobbedienti e forze dell’ordine. E dopo 2 ore 10 mila in marcia pacifica
I temuti scontri sono avvenuti. Tafferugli durati poco più di un minuto, ma che hanno visto da un lato il lancio, da parte di un gruppetto di disobbedienti, di sassi, fumogeni, biglie e tre grossi petardi contro i carabinieri, e dall’altro una carica di alleggerimento con i lacrimogeni. Cinque carabinieri e un poliziotto sono rimasti lievemente feriti.
Erano le 16.55. È stato il momento di tensione più forte in una giornata segnata sul calendario da mesi. Il 4 luglio i No Dal Molin si giocavano molto nella loro festa dell’indipendenza di Vicenza; dall’altra, le forze dell’ordine volevano impedire in tutti i modi che i manifestanti entrassero nell’area militare dove si sta lavorando per la nuova base americana.
Il corteo, alla fine, c’è stato con la partecipazione indicata alla vigilia - circa 10 mila persone: 3 mila per la questura, 13 mila per gli organizzatori -, e a parte quel minuto di botte che lo ha bloccato a lungo è sfilato pacificamente da Rettorgole fino a viale Dal Verme. «Un successo», spiegano dal presidio permanente. Ma vittoria la canta anche il questore Sarlo, che con il colonnello dei carabinieri Sarno aveva pianificato un servizio d’ordine d’eccezione. Mai, in città, per le manifestazioni anti-base, si erano viste tante divise. Più di 1500, secondo le stime di ieri, con l’aeroporto presidiato in massa e funzionari giunti da tante città italiane a controllare la zona nord della città.
Fra i tanti personaggi pubblici presenti ieri in un pomeriggio caldo e molto afoso - i residenti delle vie lungo il tragitto hanno lasciato i rubinetti aperti per consentire di dissetarsi - hanno risposto all’appello anche alcune centinaia di giovani militanti dei centri sociali, nell’area dei Disobbedienti. Sono arrivati a Caldogno con i caschi. A Padova, la polizia aveva fermato un gruppo di persone diretto a Vicenza con biglie, bulloni e maschere antigas. «Era un attacco preordinato», ha commentato Sarlo.
Il corteo è sfilato regolarmente fino a Ponte Marchese. Quando gli organizzatori si sono accorti che c’erano i carabinieri, di là dal ponticello, hanno fermato il serpentone con le bandiere colorate. In quella mezz’ora, un gruppetto di disobbedienti con delle tavole di legno ha attraversato il fiume, che era controllato anche dai sommozzatori dei vigili del fuoco, cercando di risalire l’altra riva lanciando dei fumogeni per raggiungere la recinzione dell’area militare; ma i carabinieri li hanno respinti.
Subito dopo, altri disobbedienti con un gruppo di giovani vicentini hanno indossato i caschi e si sono posti alla testa del corteo. In totale, 150-200 persone. Dietro allo striscione “No Dal Molin, Yes we can” e la basilica palladiana stilizzata, hanno messo delle barriere di plexiglass. «Serviranno per tenere lontani carabinieri con scudi e manganelli dal corteo», ha annunciato lo speaker. Il ragionamento degli organizzatori è che la presenza di divise lungo il tragitto «era una provocazione».
In realtà, quando quel gruppetto è avanzato, anzichè passare dritto ha virato verso lo schieramento del battaglione: con le barriere hanno spinto i carabinieri, ed è iniziato a volare di tutto. Da una parte sassi, biglie, fumogeni e la schiuma degli estintori; si sono sentiti tre grossi botti, probabilmente petardi. Non è mancato chi ha parlato di molotov o di bombe carta. Alcune sterpaglie hanno preso fuoco. I carabinieri hanno risposto a manganellate e con i lacrimogeni. Con quel denso fumo - sostanze irritanti e urticanti - il manipolo è tornato sui suoi passi. In tanti, nei paraggi, hanno avvertito bruciore agli occhi e alla gola. E il corteo si è fermato.
La pausa è durata quasi un’ora e mezza. L’assessore comunale alla Sicurezza, Dalla Pozza, che aveva cercato di mediare e che ha definito quegli scontri «una tristezza», ha tentato a lungo di far trovare un accordo. Gli organizzatori hanno cercato una linea comune, e alla fine è prevalsa quella più pacifica. «Passiamo lo stesso, anche se ci sono le divise». I carabinieri sono rimasti al loro posto, e il corteo è sfilato “protetto” da una ventina di manifestanti senza caschi né sassi. Lo stesso è avvenuto più avanti, davanti all’aeroporto civile.
In quel momento, intorno alle 18.30, è sfilato il corteo così com’era stato organizzato: la consueta festa di bandiere e di slogan contro la base e per un mondo diverso, che è possibile. «Senza guerra», hanno ripetuto i tanti gruppi politici, cattolici, di cittadini che avevano formato il serpentone. Dei disobbedienti, a quel punto, nessuna traccia. È rimasto Luca Casarini, in testa al corteo.
La minaccia di pioggia ha convinto tutti a tornare a casa, giunti in viale Dal Verme, così come aveva suggerito il sindaco Variati a Dalla Pozza. Mezz’ora dopo era già grandine.
venerdì 3 luglio 2009
Dieci sanzioni nella sola serata di ieri a clienti di prostitute
Ordinanza antiprostituzione: ben dieci nella sola giornata di ieri i verbali contestati dalla polizia locale di Vicenza. Lo comunica l’assessore alla sicurezza Antonio Dalla Pozza segnalando che 4 trasgressori sono stati sanzionati in viale Verona e in viale San Lazzaro nell’ambito del servizio straordinario “Notti tranquille”. Altri 6 verbali sono stati elevati ad altrettanti clienti di prostitute fra via dello Stadio e via Zanecchin, durante il servizio ordinario.“Notti tranquille - commenta l’assessore Dalla Pozza - continua a dare i suoi frutti così come l’azione ordinaria svolta nella zona dello Stadio, dove ci sono state anche recenti segnalazioni dei cittadini per il dilagare del fenomeno. Gli agenti della polizia locale e il comandante Rosini stanno facendo il possibile con gli strumenti di cui sono dotati. Resta il fatto che per debellare davvero il problema della prostituzione servirebbe una legislazione nazionale, che ancora non si vede all’orizzonte”. Sempre nell’ambito di “Notti tranquille” sempre ieri sera è stata ritirata una patente di guida per stato d'ebbrezza a un’automobilista che in zona stazione zigzagava con il proprio veicolo: alla verifica dell'etilometro dava un valore pari ad 1, 46 milligrammi per litro, superando la soglia legale stabilita nello 0,5.
mercoledì 1 luglio 2009
Raccolta rifiuti: a Ospedaletto e Anconetta per 1500 famiglie arriva il porta a porta con il "transponder"
Raccolta rifiuti: a Ospedaletto e Anconetta per 1500 famiglie arriva il porta a porta con il "transponder"
Raccolta dei rifiuti: Vicenza, da luglio, entra a tutti gli effetti in una nuova era. Inizia infatti la prima sperimentazione su larga scala della raccolta porta a porta del rifiuto “secco” con il coinvolgimento di un elevato numero di utenti, compresi quelli condominiali.E’ una delle prime attuazioni pratiche, sicuramente la principale, della delibera approvata a fine gennaio dal consiglio comunale, su impulso dell’assessore all’ambiente Antonio Marco Dalla Pozza, che porterà, oltre al minimo adeguamento della tariffa con il solo recupero dell’inflazione dei cinque anni passati, a rivoluzionare la raccolta dei rifiuti in città, mettendosi al passo delle città più virtuose e ponendosi come obiettivo il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata da attuare entro il 31 dicembre 2012, come prescritto dalla normativa.Il nuovo sistema permetterà di togliere i cassonetti stradali del rifiuto indifferenziato in strada Postumia all’Anconetta e a Ospedaletto, con l’obiettivo di eliminarli progressivamente dall’intera città e contrastare così il conferimento abusivo di rifiuti da parte dei residenti nei comuni contermini, con una diminuzione che potrebbe arrivare fino al 5% dell’intero “monte – rifiuti” raccolto nel capoluogo.I bidoni per la raccolta porta a porta saranno consegnati alle 1500 famiglie della zona al posto dei 39 cassonetti oggi collocati in strada e saranno tutti dotati per la prima volta di un transponder, in modo da associare il contenitore all’utente, per responsabilizzare i cittadini e cominciare a raccogliere una serie di dati statistici sull’effettivo rifiuto prodotto.“E’ un cambiamento epocale – ha affermato l’assessore Dalla Pozza presentando il nuovo servizio – fatto con l’obiettivo di migliorare il servizio per i cittadini, che non solo non dovranno più recarsi al cassonetto, ma eviteranno di trovarvi dentro, e di pagarli come propri, i rifiuti prodotti da altri, con il rischio sempre presente di rinvenirvi prodotti pericolosi come bidoni di vernice e lastre di eternit, come testimoniano gli episodi anche recentemente accaduti e per i quali stiamo cercando di rintracciare i responsabili.” “Cercheremo – ha proseguito l’assessore – di evitare disagi per i cittadini. I loro suggerimenti ci saranno utili per migliorare, strada facendo, questo importante cambiamento delle modalità di raccolta. Per questo il servizio si estenderà un po’ alla volta, testando “sul campo” i risultati ottenuti. Se tutto andrà bene, in un futuro speriamo non troppo lontano, i cittadini pagheranno solo la quantità di rifiuti che effettivamente produrranno, dando una mano all’ambiente con la probabile riduzione dei quantitativi prodotti, riducendo i conferimenti in discarica o nei termovalorizzatori, e pagando conseguentemente meno."
Fino ad oggi
Nel concreto, fino ad oggi il Comune e AIM Vicenza SpA – Igiene Ambientale hanno ideato un sistema di gestione dei rifiuti impostato su una “griglia di servizi” articolata tra contenitori stradali e servizi a casa, in funzione del territorio e delle utenze da servire, in modo da dare a tutte le persone, a seconda dei propri stili di vita, abitudini e orari, la possibilità di accedere alla raccolta differenziata. In queste senso oggi sono attivi diversi sistemi di raccolta: manuale porta a porta, nell’area monumentale; a cassonetto stradale con monooperatore, nei quartieri ad alta intensità abitativa, dove esistono un grosso volume di rifiuti prodotti e la mancanza di spazi; a bidone stradale, nell’area del centro storico; a cassonetto stradale a vuotamento posteriore, nelle aree periferiche non accessibili dai mezzi più pesanti; domiciliato, a bidone unifamiliare con esposizione nelle giornate di passaggio, per le aree esterne, ai limiti del territorio comunale; domiciliato, a sacco con esposizione nelle giornate di passaggio, nelle zone industriali ovest ed est.
Le prime sperimentazioni in zona ovest
Per aumentare sempre più la percentuale di raccolta differenziata, ora si è pensato di intervenire in due modi: eliminando i contenitori stradali nelle aree periferiche per ridurre i quantitativi provenienti dai Comuni contermini nei quali, per la quasi totalità dei casi, è attivo il sistema di raccolta porta a porta spinto; estendendo il sistema di raccolta domiciliato, a bidone unifamiliare con esposizione nelle giornate di passaggio, per una maggiore responsabilizzazione del singolo utente e per delimitare flussi di conferimento, a partire proprio dalle aree periferiche.Le sperimentazioni fin qui effettuate hanno dimostrato come l’eliminazione dei cassonetti stradali abbia abbattuto sensibilmente il conferimento abusivo di rifiuto da parte di non residenti nel Comune di Vicenza.Tra queste c’è l’esperienza del tratto di Strada Statale 11 Padana Superiore verso Verona , dove la sostituzione del servizio a cassonetti stradali con bidoni domiciliati ha dato ottimi risultati in termini di riduzione del rifiuto e relegato il fenomeno dell’abbandono a evento occasionale.Le variazioni organizzative hanno sinora riguardato ampi tratti stradali della zona Ovest (Strada della Serenissima, Strada di Carpaneda, Strada Padana 11 verso Verona, Strada del Monte Crocetta – Pian delle Maddalene – Biron di Sopra, Strada di Lobia, Stradone Nicolosi, SS.Riviera Berica tra curva di Longara e Ponti di Debba) per un totale di 44 cassonetti, sostituiti con circa 700 bidoni vuotati con frequenza bisettimanale. Si stima che rispetto al sistema del cassonetto stradale posizionato in suolo pubblico, la riduzione della quantità di rifiuto sia compresa tra il 25 e il 40%, ragionevolmente attribuibile in larga parte al fenomeno del conferimento abusivo. Va tuttavia detto che questi buoni risultati ottenuti sono riferiti a tratti stradali di collegamento alla città e con tessuto urbano di tipo residenziale composto da abitazioni unifamiliari e bifamiliari.
La riorganizzazione del sistema a Ospedaletto e Anconetta: arriva il transponder
Per tutti questi motivi l’assessorato all’ambiente del Comune di Vicenza e AIM – Igiene Ambientale hanno deciso di sperimentare un sistema di raccolta nuovo e tecnologicamente avanzato nella zona compresa tra strada di Ospedaletto, la frazione di Ospedaletto e la strada statale Postumia. Il nuovo sistema sperimentale prevede l’utilizzo dei trasponder di identificazione, applicati al bidone, che potranno permettere il monitoraggio del servizio oltre che fornire una serie di dati statistici riferiti all’esposizione e al numero dei vuotamenti per ogni singola utenza. In questa fase non è prevista la pesatura puntuale dei quantitativi conferiti, che però potrà avvenire in futuro, quando questa modalità di raccolta sarà estesa alla maggior parte della città. L’adozione di questo sistema, fin qui applicato ad aree periferiche e prevalentemente a case sparse, consentirà di testarlo anche per un ambito territoriale a maggiore densità abitativa, come è quello di Anconetta.Fin dai prossimi giorni, quindi, a partire da strada di Ospedaletto i residenti della zona riceveranno lettere informative e la visita di operatori Aim che consegneranno i bidoni per il porta a porta. Il servizio di raccolta sarà bisettimanale. Sulla strada resteranno i contenitori per i materiali recuperabili: carta, vetro, plastica e verde.
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