LA TELENOVELA. I retroscena del voto a sorpresa con cui il Consiglio ha dato il via libera al raddoppio del ristorante
La “Conchiglia” cresce
«Incubo da 700 mila €»
Dalla Pozza: «Rischiavamo di dover risarcire i privati con un maxi-indennizzo per colpe del centrodestra»
Lo spauracchio di aprire una voragine nei bilanci di palazzo Trissino ha servito su un piatto d’argento l’ampliamento del ristorante “Conchiglia d’oro”. «Non ci sono altre ragioni - ammette l’assessore al patrimonio e agli affari legali Antonio Marco Dalla Pozza - semplicemente c’era il rischio di dover sborsare un indennizzo record da 700 mila euro».
LA TELENOVELA. È da quattro anni che Camillo e Giuseppe Scalesia attendono di vedere la luce in fondo al tunnel. Da quando hanno acquistato, versando fino all’ultimo centesimo, i diritti edificatori alienati dal Comune per quadruplicare lo stabile di via Bassano. Costo totale: 450 mila euro. In realtà, di quei diritti fino a oggi non hanno mai goduto. I permessi di costruire, infatti, non sono mai stati rilasciati, dal momento che l’Edilizia privata (confortata anche nelle aule dei tribunali amministrativi e penali) ha sempre ritenuto il progetto incompatibile con le norme del piano regolatore. In altre parole, è come se il Comune avesse venduto a un privato un prodotto che non possedeva. Ne era nato un braccio di ferro, durante la giunta di centrodestra e nel marzo scorso i titolari avevano notificato la decisione di «procedere giudizialmente per la restituzione della somma versata e per la richiesta dei danni accumulati in questi anni».
LA SVOLTA. La via d’uscita è stata individuata nell’ultimo consiglio comunale, con un controverso emendamento bipartisan alla variante tecnica al Prg che rimette in ordine una volta per tutte le cose e dà il via libera all’ampliamento, che si svilupperà su altri 1.750 metri quadrati. Dalla Pozza respinge ogni tesi dietrologica: «Ricordo che da consigliere comunale votai due volte contro la “Conchiglia d’oro”: quando venne venduto lo stabile e quando vennero alienati i diritti edificatori. Oggi, però, non siamo più all’opposizione, abbiamo l’incarico di amministrare questa città e non ci sottraiamo alle responsabilità, anche se dobbiamo turarci il naso come in questa vicenda». L’assessore si limita a fare due conti: «L’Avvocatura aveva prospettato una pesante sconfitta in tribunale, con il rischio di dover restituire i 450 mila euro, incassati dalla precedente amministrazione e già spesi. La cifra lievita fino a 700 mila euro se si considerano anche la rivalutazione degli ultimi quattro anni e gli oneri passivi. Sarebbe stata una batosta per il bilancio. Non fa parte del mio stile lasciare “chiodi” ai posteri». L’opposizione, però, si è divisa, con il Pdl a votare con la maggioranza e la Lega a tuonare contro l’emendamento: «Ripeto: noi usiamo assumerci le nostre responsabilità, e in qualche caso anche quelle degli altri. In questa storia chi rischiava di più erano i consiglieri dell’allora maggioranza che avevano approvato la cessione dei diritti edificatori: e tra questi c’era anche la capogruppo leghista Manuela Dal Lago».
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