LA GRANA AI FERROVIERI. La società di Enel e Trenitalia vuole quintuplicare il sito per rifiuti speciali all’Arsenale Fs
Il Tar dà ragione a Wisco
Ultimatum alla Regione
Accolto il ricorso dell’azienda: “illegittimo il silenzio” della giunta Galan dopo il via ambientale. Ora ha 30 giorni per dire “sì” o “no” all’impianto
Il Tar spinge la Wisco più vicino alla meta. «Il silenzio della Regione» sulla richiesta di autorizzazione all’impianto per rifiuti liquidi speciali che l’azienda di Monza vuole realizzare all’Arsenale Fs dei Ferrovieri «è illegittimo». Lo scrivono i giudici della terza sezione del tribunale amministrativo regionale nella sentenza sul ricorso che Wisco ha depositato nel marzo scorso. Dopo il parere favorevole della commissione regionale Via, che risale al marzo 2008, la giunta veneta guidata da Giancarlo Galan avrebbe dovuto esprimersi politicamente. Non lo ha mai fatto. E ora i giudici, accogliendo la tesi dell’azienda, sanzionano quel silenzio: «La Regione - scrive il Tar - deve provvedere» a pronunciarsi sull’autorizzazione dell’impianto «entro trenta giorni» dalla notifica della sentenza. Insomma, deve dire “sì” o “no”. In caso contrario, su richiesta dell’azienda ricorrente il Tar «nominerà un commissario ad acta».
IL VERDETTO TEMUTO. Si è dunque concretizzato l’epilogo giudiziario più temuto da quanti a Vicenza si oppongono all’arrivo ai Ferrovieri di 250 tonnellate al giorno di rifiuti speciali anche pericolosi. L’impianto della società partecipata da Enel e Trenitalia è contestato non solo dai residenti, dal coordinamento dei comitati e dai sindacati, ma anche dalle istituzioni politiche locali: il Comune - con insistenza - e la Provincia - più blandamente - hanno espresso parere negativo con i voti dei rispettivi Consigli (quello comunale si è pronunciato per ben tre volte).
IL SÌ AMBIENTALE DEL 2008. I pareri negativi degli enti non avevano impedito, tuttavia, il pronunciamento favorevole della commissione regionale per la Valutazione d’impatto ambientale: il “semaforo verde tecnico” all’impianto Wisco era giunto a marzo 2008. Ad esso, però, non era seguita alcuna espressione politica da parte della giunta veneta. Tutto era rimasto nel limbo.Un anno dopo, quel silenzio è stato quindi impugnato dall’azienda davanti al Tar. La Regione si è difesa affermando che il giudizio politico era stato sospeso alla luce della presentazione di ulteriori motivi ostativi da parte del Comune. La giunta Variati negli ultimi mesi ha rilanciato la propria battaglia all’impianto Wisco fornendo alla Regione nuovi documenti a rinforzare il parere negativo: alcuni - compresa una relazione di Acque Vicentine - fanno leva sui rischi ambientali di un eventuale sversamento di liquidi inquinanti al depuratore di S. Agostino; altri fanno leva sull’incompatibilità urbanistica. E la Regione ha riaperto la procedura Via.
IL TAR APRE A WISCO. Ma la tesi della Regione non ha fatto breccia: il Tar le impone di pronunciarsi entro trenta giorni dalla notifica della sentenza, minacciando di nominare un commissario in caso di inerzia. Non solo. I giudici richiamano la legge regionale 10 del ’99 ricordando che «il giudizio di compatibilità ambientale è integrato da provvedimento di approvazione o autorizzazione» qualora «la commisisone Via sia stata integrata dai rappresentanti di Provincia e Comuni interessati». Così è avvenuto nel caso-Wisco. E ancora: «La Via provvede all’istruttoria ai fini dell’assunzione dei provvedimenti richiesti che sostituiscono ad ogni effetto pareri e autorizzazione regionali, provinciali e comunali».Tocca alla Regione esprimersi, ma queste parole sembrano restringere di molto la sua discrezionalità.
Nessun commento:
Posta un commento