Il dg Alessandri: «Vogliamo mantenere sempre vivo il ricordo di un valido servitore dello Stato»
Da "Il Giornale di Vicenza" di Giovedì 20 Maggio 2010, Cronaca, pagina 24, di Franco Pepe
Una commozione discreta che scivolava anche sulle pareti. Una tristezza colma di sensazioni, di quelle che fanno sentire meno soli. Una straordinaria mozione degli affetti. La ferita per la morte di Valerio Gildoni, il colonnello dei carabinieri ucciso in una tragica notte di luglio dello scorso anno a Bosco di Nanto appena cinque giorni dopo essere arrivato a Vicenza, è profonda, è fresca, come fosse appena inferta, non si può rimarginare. Il dolore è dei carabinieri, che quando cade uno di loro dovunque, è come fosse uno di casa, un fratello di sangue. Ma il lutto è anche dei vicentini, che hanno pianto con lacrime vere questo coraggioso ufficiale che ha sacrificato la sua vita per essere fedele ai principi con cui era intessuta la sua divisa, come lo è quella di qualsiasi carabiniere. Così la cerimonia di ieri mattina al S. Bortolo per intitolare l'unità semplice di medicina legale diretta dal dott. Andrea Galassi alla memoria del colonnello Gildoni ha richiamato questi sentimenti controllati ma ricchi di pathos, di pensiero, di tensione morale. Attorno alla moglie Barbara, ai genitori di Valerio si sono stretti proprio come quei giorni di luglio non solo tanti esponenti di ogni grado della Benemerita, ma anche le altre forze dell'ordine, le istituzioni. C'erano il prefetto Melchiorre Fallica, il comandante della legione carabinieri del Veneto Sabatino Cavaliere, il comandante del Coespu Umberto Rocca, il comandante provinciale Vito Sarno, il questore Giovanni Sarlo, il comandante della guardia di finanza Antonio Morelli, gli assessori provinciali Nereo Galvanin e Marcello Spigolon, l'assessore comunale Antonio Dalla Pozza. Nell'aula magna della scuola convitto i discorsi come fosse sempre e ancora quella notte di luglio spezzata da un sparo improvviso e crudele. Il dg Antonio Alessandri ha parlato di Gildoni, della decisione di dare il suo nome al reparto di medicina legale, per mantenere vivo il ricordo di un «valido servitore dello Stato», ma anche «per il forte legame che unisce l'Ulss all'Arma dei Carabinieri per le molte e fruttuose collaborazioni». Emozione poi per le parole del colonnello: «Il nome di un eroe custodirà per sempre un luogo di scienza e di ricerca per tutte le forze di polizia». Dalla Pozza ha rovesciato per Gildoni una frase di Brecht, quella secondo cui è “fortunato il popolo che non ha bisogno di eroi”: «Vicenza è stata fortunata ad avere un eroe caduto non solo nell'adempimento di un dovere ma per generosità. È come se la città avesse perso un figlio». Uguali echi di rimpianto da Galvanin: «Era un amico della nostra terra. Ricordarlo significa averne assimilato la lezione umana». Infine il prefetto, che si è rivolto ai familiari del colonnello: «Sono orgoglioso di avervi conosciuto. I carabinieri sono dediti al dovere e conoscono il rischio. Ho rapporti con loro da 30 anni. Sono sempre pronti. La presenza di tutte le forze dell'ordine è il segno che c'è una forte unione contro la delinquenza». Poi all'aperto la seconda parte della cerimonia. Lo scoprimento della targa, dopo la benedizione di don Aldo De Toni, sopra l'ingresso del reparto di medicina legale al centro del vecchio ospedale. Entro il 2011 però - Alessandri lo ha promesso - la struttura avrà una nuova sede, dove opererà in sinergia un polo funzionale formato da anatomia patologica, medicina necroscopica e medicina legale.
Una commozione discreta che scivolava anche sulle pareti. Una tristezza colma di sensazioni, di quelle che fanno sentire meno soli. Una straordinaria mozione degli affetti. La ferita per la morte di Valerio Gildoni, il colonnello dei carabinieri ucciso in una tragica notte di luglio dello scorso anno a Bosco di Nanto appena cinque giorni dopo essere arrivato a Vicenza, è profonda, è fresca, come fosse appena inferta, non si può rimarginare. Il dolore è dei carabinieri, che quando cade uno di loro dovunque, è come fosse uno di casa, un fratello di sangue. Ma il lutto è anche dei vicentini, che hanno pianto con lacrime vere questo coraggioso ufficiale che ha sacrificato la sua vita per essere fedele ai principi con cui era intessuta la sua divisa, come lo è quella di qualsiasi carabiniere. Così la cerimonia di ieri mattina al S. Bortolo per intitolare l'unità semplice di medicina legale diretta dal dott. Andrea Galassi alla memoria del colonnello Gildoni ha richiamato questi sentimenti controllati ma ricchi di pathos, di pensiero, di tensione morale. Attorno alla moglie Barbara, ai genitori di Valerio si sono stretti proprio come quei giorni di luglio non solo tanti esponenti di ogni grado della Benemerita, ma anche le altre forze dell'ordine, le istituzioni. C'erano il prefetto Melchiorre Fallica, il comandante della legione carabinieri del Veneto Sabatino Cavaliere, il comandante del Coespu Umberto Rocca, il comandante provinciale Vito Sarno, il questore Giovanni Sarlo, il comandante della guardia di finanza Antonio Morelli, gli assessori provinciali Nereo Galvanin e Marcello Spigolon, l'assessore comunale Antonio Dalla Pozza. Nell'aula magna della scuola convitto i discorsi come fosse sempre e ancora quella notte di luglio spezzata da un sparo improvviso e crudele. Il dg Antonio Alessandri ha parlato di Gildoni, della decisione di dare il suo nome al reparto di medicina legale, per mantenere vivo il ricordo di un «valido servitore dello Stato», ma anche «per il forte legame che unisce l'Ulss all'Arma dei Carabinieri per le molte e fruttuose collaborazioni». Emozione poi per le parole del colonnello: «Il nome di un eroe custodirà per sempre un luogo di scienza e di ricerca per tutte le forze di polizia». Dalla Pozza ha rovesciato per Gildoni una frase di Brecht, quella secondo cui è “fortunato il popolo che non ha bisogno di eroi”: «Vicenza è stata fortunata ad avere un eroe caduto non solo nell'adempimento di un dovere ma per generosità. È come se la città avesse perso un figlio». Uguali echi di rimpianto da Galvanin: «Era un amico della nostra terra. Ricordarlo significa averne assimilato la lezione umana». Infine il prefetto, che si è rivolto ai familiari del colonnello: «Sono orgoglioso di avervi conosciuto. I carabinieri sono dediti al dovere e conoscono il rischio. Ho rapporti con loro da 30 anni. Sono sempre pronti. La presenza di tutte le forze dell'ordine è il segno che c'è una forte unione contro la delinquenza». Poi all'aperto la seconda parte della cerimonia. Lo scoprimento della targa, dopo la benedizione di don Aldo De Toni, sopra l'ingresso del reparto di medicina legale al centro del vecchio ospedale. Entro il 2011 però - Alessandri lo ha promesso - la struttura avrà una nuova sede, dove opererà in sinergia un polo funzionale formato da anatomia patologica, medicina necroscopica e medicina legale.
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