Da "Il Giornale di Vicenza" di Martedì 04 Agosto 2009, cronaca, pag.23, di Marco Scorzato
IL REBUS DEL CONSORZIO. L’Autorità deve eleggere il nuovo vertice ma i 121 sindaci sono lontani. Il presidente Mondardo: «Se non c’è accordo la Provincia si defila»
Ato Rifiuti, rinnovo-caos
Lotta dura tra i Comuni
Non c’è intesa sui nomi: il nuovo Consiglio è rimandato a settembre Gios: «L’Altopiano ha diritto al posto». Dalla Pozza: «Anche il capoluogo»
Lotta a tutto campo per il governo dei rifiuti. Il rinnovo del Consiglio di amministrazione dell’Ato Rifiuti, il consorzio che raduna i 121 comuni vicentini, è un grande rebus. «Non c’è accordo» sugli otto nomi che dovrebbero comporre il vertice, ammette il presidente Antonio Mondardo: manca l’intesa sia sulla rappresentanza territoriale che su quella politica, tanto che l’assemblea dei sindaci, in programma ieri, è stata rimandata sine die.L’Ato, costituito un anno fa al posto dei cinque bacini preesistenti, aveva trovato nel primo Cda un equilibrio geopolitico: quattro bacini rappresentati da 4 membri di centrodestra e da altrettanti di centrosinistra. Così, accanto a Schio, Breganze, Longare e Montecchio Maggiore (Pd), ci sono Zermeghedo, Noventa e Pianezze (Pdl-Lega), oltre al presidente Mondardo, assessore provinciale all’Ambiente. Fin dall’inizio era previsto il rinnovo del Cda dopo le elezioni comunali del 2009. E siamo al dunque.
L’ALTOPIANO PUNTA I PIEDI. Trovare un nuovo compromesso, però, sarà dura. La corsa alle poltrone non è questione di gettoni - non ci sono compensi - ma di peso decisionale: in ballo c’è la politica dei prossimi 5 anni in materia di impianti di smaltimento e tariffe. È per questo che tutti vorrebbero esserci. E gli esclusi puntano i piedi. È il caso dell’Altopiano: «Era stato pattuito il nostro ingresso», ricorda Andrea Gios, sindaco di Asiago. «Ogni ex bacino avrebbe avuto diritto a un posto. Poi, l’anno scorso, abbiamo accettato di partecipare da uditori, con il sindaco di Lusiana. Ora, però, tocca anche a noi». È una questione di «patti da rispettare» e di sostanza: «L’Altopiano è anche sede di discarica. E poi abbiamo 19 mila seconde case, un potenziale di 80 mila abitanti». E promette: «Daremo battaglia».
IL CIAT NON MOLLA. Il problema è che nessuno pare disposto a fare spazio. Né l’Alto Vicentino, che ospita l’inceneritore di Schio, né l’Ovest, né Bassano, né tantomeno l’area Ciat - Vicenza e Area Berica -, che rappresenta un terzo dei Comuni e quasi metà della popolazione vicentina. L’assemblea del Ciat - consorzio presieduto da Renato Sperotto - ha rivendicato la volontà di mantenere tre rappresentanti nell’Ato.Era spuntata anche l’idea di mantenere l’attuale Cda, ma è stata contestata poiché alcuni Comuni sono passati dal centrosinistra al centrodestra. Tra questi Montecchio Maggiore che, con la neosindaco Milena Cecchetto, avrebbe avanzato un “diritto acquisito” di presenza. Ma dall’area Pd hanno chiuso le porte, ricordando che non può esserci equazione tra Cecchetto-Lega e Scalabrin-Pd.
VICENZA BUSSA. «Pesa ancora molto la suddivisione in bacini, che parzialmente contraddice lo spirito con cui è nato l’Ato unico», afferma Antonio Marco Dalla Pozza, assessore all’Ambiente a Vicenza. Che ora bussa per avere un posto in Consiglio. «Non pretendiamo nulla, ma sarebbe strano che nei prossimi 5 anni di governo dei rifiuti non ci fosse il comune capoluogo. Spero che nelle indicazioni dei nomi prevalga il criterio della competenza su quello del territorio». Elemento di equilibrio, nell’atttuale Cda, è la presenza istituzionale della Provincia, cui nel 2008 è stata affidata la presidenza dell’Ato. Non è scontato, però, che si ripeta: «Se c’è intesa su una lista unica ci prestiamo ad essere d’aiuto - afferma Antonio Mondardo - come ente di coordinamento potremmo ripetere l’esperienza alla presidenza. Ma se non ci fosse l’accordo e nascessero due liste, non sarebbe corretto che ci schierassimo».
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