sabato 15 agosto 2009

«Ora il Pd per vincere aiuti il soldato Galan»

La lettera

«Ora il Pd per vincere aiuti il soldato Galan»

di Paolo Costa

Caro direttore il prossimo anno a questa data il Veneto conoscerà il suo governatore. Se disporrà anche di un programma adeguato a gestire quella che augurabilmente sarà l' uscita dalla crisi globale sarà dipeso dalla nostra capacità di identificare, oggi, le poche cose che veramente occorrerà fare a Venezia, o pretendere vengano fatte a Roma e Bruxelles, e le avrà affidate a protagonisti capaci di raccogliere su queste il consenso. Un obiettivo difficilmente raggiungibile limitandosi a cercar di ridurre il conflitto permanente tra Pdl e Lega. La storia insegna che la fusione a tavolino di programmi che rispondono a strategie politiche divergenti porta prima o dopo a disastri politici. Alla ricerca di una «alleanza compatibile con il programma» occorre invece un atto di vera autonomia regionale che ci liberi dal vincolo di dover rispettare gli steccati nazionali: Pdl-Lega, da un lato, e Pd-IdV e Sinistra radicale, dall' altro. Con il Pdl al 29%, la Lega al 28% e il Pd al 20%, secondo il dato della regione restituitoci dalle europee, il perno di ogni futura alleanza per il Veneto può essere teoricamente costituito da ogni coppia dei tre partiti maggiori: Pdl-Lega, Pd-Lega, ma anche Pdl-Pd. È qui che entra in ballo il merito delle politiche da portare avanti nell' interesse del Veneto. Il Mose, il Passante e il rigassificatore, i simboli della politica del fare dei quali va fiero Galan, sono stati ottenuti tutti «contro» la Lega. Sull' altro lato, senza dover inseguire l' antipolitica e il giustizialismo alla Di Pietro, il Pd si sarebbe rattrappito su una opposizione senza identità? Il Veneto di domani non ha bisogno di essere tirato un giorno verso un riformismo di stampo europeo e il giorno dopo sulla strada opposta del protezionismo localista, intrinsecamente separatista. Il Veneto ha bisogno di politiche «nazionali» delle infrastrutture, della giustizia civile, dell' Università e della ricerca, dell' «immigrazione-accoglienza-integrazione» e non solo «immigrazione-sicurezza», ma anche di una rivoluzione fiscale «nazionale» di lotta all' evasione e di efficienza ed equità nella spesa. Tutti risultati che non si otterranno mai proponendosi spocchiosamente di fare da soli, pretendendo che Roma devolva a Venezia poteri nazionali che a Venezia non si potrebbero esercitare utilmente. Il Veneto deve al contrario coltivare le alleanze politiche e territoriali che portino prima di tutto il Paese a darsi quella strategia di modernizzazione di stampo europeo che è nelle corde riformiste del miglior Pdl e del miglior Pd. Questo non postula alcun abbandono del bipolarismo e della democrazia dell' alternanza, anche se potrebbe richiedere un passaggio da «grande coalizione» alla tedesca. Solo che per «salvare (il meglio della politica de) il soldato Galan» il discrimine deve passare tra i «ponti abbassati» della modernizzazione ancorata ai valori europei contro i «muri eretti» dalla miopia localista o dallo sciacallaggio antipolitico.

Paolo Costa

ex sindaco di Venezia e membro federale del Pd

Da "Il Corriere della Sera", 9 agosto 2009, pagina 11
http://archiviostorico.corriere.it/2009/agosto/09/Ora_per_vincere_aiuti_soldato_co_8_090809024.shtml

Nessun commento:

Posta un commento