http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/lettere/Lettere/76439_vigilesse_sorrisi_e_buon_senso/
Egregio Direttore,
è mia consuetudine, e chi si rivolge al mio ufficio lo sa, non affrontare mai il tema delle sanzioni comminate dalla Polizia Locale, negli ultimi tempi giunto per un paio di volte all’attenzione dei suoi lettori attraverso la rubrica delle lettere al giornale. Esistono già organi, ai quali non posso e non devo sostituirmi, preposti all’esame dei ricorsi che chi è stato sanzionato può legittimamente proporre. Francamente però faccio fatica a non rispondere alla lettera del Signor Bussolaro. Tanto più se quel lettore non scrive per lamentarsi d’essere stato multato, il che sarebbe quasi comprensibile, ma per ergersi a difensore d’ufficio dei sanzionati ed assumere la veste del censore nei confronti della Polizia Locale, del Comandante Rosini e dell’Amministrazione, menando giudizi a destra e manca, quasi fosse stato presente in entrambi gli episodi, con incrollabili certezze degne di miglior causa.
Verrebbe a pensare che il lettore, forse, abbia avuto più volte occasione di avere a che fare con la Polizia Locale di Vicenza ed abbia il dente levato per questo. Ma sicuramente non sarà così, e sbaglio io a pensarlo. Prendere una multa scoccia sempre. Scoccia anche all’assessore Dalla Pozza, sanzionato giustamente una settimana fa dai “suoi” vigili per non avere esposto il contrassegno sul parabrezza dell’auto parcheggiata in Piazza Biade. E a nessuno, nemmeno all’assessore, vien certo da pensare – con il sorriso sulle labbra – all’agente che ha elevato la sanzione, mentre si fa la fila in posta col bollettino in mano. Da qui però a fare considerazioni ingenerose e qualunquistiche come quelle del lettore, ne passa.
Ma, come al solito, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E allora, è evidente che “fa notizia” chi scrive al giornale perché ha ricevuto una multa, magari aggiungendo particolari sul comportamento del “vigile” in quel frangente (e chissà perché mai anche su quelli del sanzionato), e non invece chi riceve un sorriso o un’informazione dagli agenti di Polizia Locale. Come pure “fa notizia” quel tale che scrive che, secondo lui, i gamberi di fiume muoiono se immersi nell’acqua del nostro acquedotto, anziché i tanti che ci invitano quotidianamente a promuovere maggiormente la diffusione nelle famiglie del consumo di “acqua del sindaco”, valutandone correttamente l’ottima qualità.
Non voglio a mia volta, anche perché non è nel mio stile, fare il difensore d’ufficio: tutti, a partire da me, sbagliamo, e forse talvolta sbagliano anche gli agenti di Polizia Locale, spesso al lavoro in situazioni di elevata tensione se non addirittura di pericolosità. Per questo è mia abitudine verificare, quando il sanzionato me lo faccia presente, se il comportamento degli agenti sia stato rispettoso del rapporto col cittadino. Il Comandante Rosini sa bene quanto io tenga a ciò, ed in questi casi sul mio tavolo arrivano le relazioni degli agenti coinvolti nella segnalazione, della quale normalmente cerco di appurare la veridicità. Per questo, d’intesa col Comandante, abbiamo richiesto all’Assessorato al Personale che vi sia un’attività formativa continua rivolta principalmente a chi opera a diretto contatto col cittadino sul territorio.
Questo è quello che fanno le aziende per il personale del “front office”, questo è quello che vogliamo anche noi. Perché a noi non interessa l’autoassoluzione, ma migliorare costantemente il rapporto col cittadino, nell’ambito delle leggi dello Stato che la Polizia Locale deve far rispettare. Se c’è qualcosa da migliorare, lo vogliamo fare accettando serenamente anche le critiche, quando hanno una finalità costruttiva e servono a correggere gli errori.
L’unico che però pensa di non fare mai errori, evidentemente, è il lettore che scrive. In realtà sbaglia, e parecchio, quando colpisce ingiustamente le vigilesse, che secondo lui, oltre a non sorridere, guarderebbero le persone con “cipiglio feroce” durante il loro lavoro. La realtà è chiaramente diversa. E quelle vigilesse, che “non guarderebbero in faccia” nessuno, sono le stesse che quotidianamente pattugliano, senza “altezzosità” di sorta ma con tanta dedizione al lavoro, zone “calde” della città come Via Napoli o Campo Marzo; sono le stesse che si fermano, magari ben oltre l’orario di lavoro, per rilevare di notte un incidente mortale; sono le stesse che prestano soccorso agli automobilisti coinvolti in un tamponamento, rincuorandoli fino all’arrivo dell’ambulanza; sono le stesse che danno informazioni ai turisti, o che accompagnano a casa un anziano che si sente poco bene.
Gli esempi che ho citato non sono casuali, ma sono tutte segnalazioni giunte da cittadini a me o al mio ufficio, per evidenziare comportamenti encomiabili di agenti della Polizia Locale di Vicenza. Io sì posso dire di aver visto in azione le “mie” vigilesse. Le ho viste nelle notti in cui le ho accompagnate in pattuglia, ed in cui ho avuto modo di apprezzarne la professionalità, la cortesia verso i cittadini, il tanto “buon senso” ed il sorriso stampato in volto anche alle tre di notte, nonostante il freddo e la fatica, mentre probabilmente il lettore dormiva tranquillo nel suo letto.
Per questo respingo fermamente le considerazioni del lettore sull’operato della Polizia Locale, senza dubbio lecite anche se non condivisibili, come pure l’idea che l’Amministrazione abbia dato disposizioni agli agenti di essere scortesi col cittadino. Tutt’altro. Le respingo perché so, e come me lo sa la maggioranza dei cittadini, che non è così, neppure parzialmente. Per me la vicenda si chiude così. Ma resto a disposizione, se il Signor Bussolaro vorrà prendere contatto con il mio ufficio, per accompagnarlo al Comando della Polizia Locale dove potrà apprezzare tutto ciò che ogni giorno la Polizia Locale fa per i cittadini di Vicenza, lui compreso, e non contro di loro.
Antonio Marco Dalla Pozza
Assessore alla Sicurezza
del Comune di Vicenza
08.08.09
«Perché le vigilesse non sorridono mai?»
Nel giornale di sabato 1 agosto la signora Morsoletto lamenta un fatto a dir poco allucinante e cioè che in sede di contestazione della “cintura di sicurezza allacciata irregolarmente in modo tale da eludere la sorveglianza delle forze dell’ordine” , la “vigilessa” si sia rifiutata di dare una occhiata all’impegnativa del medico curante - che la signora recava con sè - attestante una menomazione alla spalla e la necessità di ulteriori cure. Non solo ma, da quanto si evince dall’articolo, i solerti verbalizzanti avevano omesso di includere nel verbale di contravvenzione la circostanza della attestazione medica (che da sola avrebbe chiuso il caso), aggiunta successivamente dopo insistente richiesta della cittadina. Quest’ultima circostanza mi fa pensare veramente male! Ritengo che i signori vigili sapessero che l’art. 172 del codice della strada consente l’esonero dall’obbligo di allacciamento delle cinture agli utenti affetti da particolari patologie, il cui accertamento compete esclusivamente al medico ed al suo insindacabile giudizio professionale. Qualche giorno fa un caso per molti versi analogo. Una signora - cui viene contestato l’uso del telefonino alla guida - chiede di controllare se il proprio portatile (tra l’altro rinchiuso in una borsa depositata sui sedili posteriori) avesse ricevuto chiamate in entrata od in uscita. La vigilessa si rifiuta. In entrambi i casi i tutori dell’ordine hanno invitato, con molta altezzosità, le controparti a rivolgere le proprie rimostranze al giudice di pace, alla faccia della collaborazione e della trasparenza dei rapporti tra dipendenti pubblici e cittadini che pagano le tasse, con tutto quello che ne deriva. Nel mezzo, una lettera al Giornale dell’avv.Rosini, Comandante la Polizia locale di Vicenza, il quale difende a spada tratta, l’onore e la professionalità dei propri vigili, difesa oltre ogni misura parziale - in quanto lo stesso ha sentito soltanto una campana - e, comunque, priva di contenuti tecnici relativi alla fattispecie narrata. Bene, caro comandante, le ricordo che lei non è il titolare di una azienda privata con scopo di lucro (9 milioni di euro in tre anni di multe pagate in massima parte dai cittadini di Vicenza sono un bel fatturato), né il difensore d’ufficio dell’operato delle persone che ha il compito di coordinare (sempre che tale comportamento non faccia parte delle direttive da lei impartite, la qualcosa sarebbe piuttosto grave). Ogni uomo delle istituzioni, e lei è uno di quelli, ha dei precisi doveri verso la propria “utenza”, nella fattispecie tutti i cittadini di Vicenza, i quali tra l’altro chiedono anche una piccola dose di buon senso nella applicazione delle norme e delle direttive ed in particolar modo che vi sia la ragionevole certezza dell’infrazione. Un po’ di sano buon senso farebbe risparmiare ai suoi uffici ed ai cittadini un bel po’ di tempo che, come lei ben sa, è una delle poche cose che non si può riciclare. Se la vigilessa (speriamo che sia la stessa) avesse dimostrato un po’ di disponibilità ed un po’ di buon senso verso coloro che contribuiscono a pagarle lo stipendio ed avesse controllato il telefonino della signora o il certificato medico dell’altra utente, probabilmente non avrebbe stilato i verbali, avrebbe evitato un sacco di lavoro inutile ai suoi uffici, al Giudice di Pace ed alle ricorrenti e, sicuramente, su questo giornale sarebbe apparsa una lettera di encomio e di simpatia per la disponibilità dei tanto bistrattati vigili. E poi, caro comandante, le ha viste la sue vigilesse in azione? Ha mai visto un sorriso? Macché, tutte un cipiglio feroce, non ti guardano in faccia: è una disposizione dell’Amministrazione anche questa?
Enos Bussolaro
Vicenza
07.08.09
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