venerdì 29 ottobre 2010

«A Vicenza coprifuoco e Verona ci scippa i poliziotti: una beffa»

Da "Il Giornale di Vicenza" di Venerdì 29 Ottobre 2010

SICUREZZA. Sindacati e assessori denunciano il "prestito" di due agenti alla questura scaligera. Pecori: «I divieti non bastano. Servono risorse per i controlli».
Dalla Pozza: «Forse è una forma di federalismo della sicurezza»

C'è chi lo ha già battezzato "federalismo della sicurezza". Vicenza non solo resta a mani vuote e non ottiene rinforzi dal Viminale, ma addirittura si vede "scippare" due agenti da Verona, che in sei mesi è stata potenziata con 60 nuovi poliziotti. «Oltre al danno, la beffa», commentano Roberto Meridio e Fabio Facchinello, il primo segretario provinciale del Siulp e il secondo segretario provinciale del Coisp, due sindacati di polizia. Rincara la dose Massimo Pecori, assessore al Turismo: «Le ordinanze non bastano, perché gli accoltellamenti sono reati da codice penale, che vanno perseguiti dalle forze dell'ordine. A Vicenza, non solo non viene potenziata la questura, ma addirittura perdiamo due agenti per un mese, prestati a Verona». «Un altro regalo del ministro dell'Interno Roberto Maroni», attacca Antonio Marco Dalla Pozza, assessore alla Sicurezza.

IL PRESTITO. «I giornali che riportano le proteste dei sindacati di Polizia per la mancata assegnazione di agenti alla provincia di Vicenza non sono ancora stati archiviati - osservano Meridio e Facchinello - e già si scopre che il ministero dell'Interno dal 1 al 30 novembre invia due agenti della questura di Vicenza in aggregazione alla questura di Verona, per il servizio "pattuglie miste" con i militari dell'esercito. La scelta del ministero appare ai nostri occhi "punitiva": prima toglie a Vicenza i 20 agenti aggregati per la vigilanza al "Dal Molin", poi non assegna alla questura berica nessun poliziotto, ora addirittura ordina che due uomini di Vicenza vadano a lavorare a Verona».

LA POLEMICA. «Ma a Roma - proseguono i sindacati di polizia - nessuno si rende conto del bisogno di sicurezza del territorio vicentino? Visti anche gli ultimi avvenimenti riguardanti i fatti di cronaca di Campo Marzo che hanno portato ad un ulteriore gravoso impegno delle volanti. La questione assume i toni dell'assurdità quando si guardano i numeri delle assegnazioni della questura di Verona, dove in sei mesi sono arrivati 60 nuovi agenti ed in aggiunta i militari dell'esercito. Bisogna essere amici del ministro Maroni, come il sindaco Flavio Tosi, per avere tanti agenti di polizia sulle strade della propria città?».

CAMPO MARZO. La polemica si avvita nei giorni caldi delle polemiche che hanno avuto per terreno di scontro l'area della stazione e di Campo Marzo. Pdl e Lega nord hanno sferrato duri attacchi alla giunta Variati, che ha emanato in corsa una severa ordinanza che di fatto blinda la zona del degrado e introduce una forma di coprifuoco. «Da assessore al turismo - analizza Pecori - sottolineo che questo accanimento polemico procura un danno di immagine alla città, che proprio in Campo Marzo ha il primo biglietto da visita per chi arriva in treno. La ricostruzione di chi vorrebbe far credere che tutta la colpa debba ricadere sul presunto lassismo dell'amministrazione è semplicemente ridicola. Vale la pena di ricordare che gli accoltellamenti e le aggressioni sono episodi da codice penale, non possono essere normati da una ordinanza sindacale di carattere amministrativo. Anch'io guardo con ammirazione all'esempio di Verona, che ha ottenuto 60 nuovi agenti in sei mesi e mi chiedo quale sia la ragione che ha spinto il ministero a distaccare due agenti vicentini a Verona per tutto novembre. Così Vicenza continua a perdere risorse». La questura berica era stata ignorata a settembre dall'ultimo giro di assegnazioni. L'assessore Dalla Pozza ricorda che «nel 2009 tutto il Vicentino è rimasto a secco dal giro di contributi per progetti legati alla sicurezza, nonostante ci fossero in palio 100 milioni per tutta Italia e nonostante la Lombardia abbia ottenuto 27 milioni di euro, 2 milioni solo Varese. Non si guarda ai problemi oggettivi, ma al colore politico di chi governa le città».

Gian Marco Mancassola

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