martedì 7 luglio 2009

Il questore Sarlo deciso: «Azioni premeditate»

Da "Il Giornale di Vicenza" di Lunedì 6 Luglio, Cronaca, pag.9, articolo di Ivano Tolettini

DOPO GLI SCONTRI. Alcune centinaia di infiltrati hanno impresso la svolta violenta, in parte attesa, al corteo pacifista

Il questore Sarlo deciso:
«Azioni premeditate»


Si è voluto aggredire le forze di polizia «per scatenare un caso e creare un evento mediatico nazionale»


Caschi da motociclista per non farsi riconoscere; grossi scudi di plastica per fronteggiare le forze dell’ordine; fumogeni per creare la turbativa e cercare di entrare nel perimetro della costruenda base americana al Dal Molin.
Ancora, estintori del peso di 5 kg da lanciare contro poliziotti e carabinieri per intontirli (uno ha colpito un ufficiale dell’Arma creandogli problemi); bulloni e sbarre di ferro sequestrati prima della manifestazione di sabato a Padova e in città. Inoltre, bombe carta per incendiare la siepe, spenta dall’intervento dei vigili del fuoco.
Non è propriamente il cocktail da servire all’ombra di un ramoscello d’olivo di un corteo pacifista, anche se a volere e ingaggiare il corpo a corpo con le forze dell’ordine a ponte Marchese è stato un numero limitato, non più di duecento persone, rispetto alle 10 mila persone (3500 per la questura, 13 mila per gli organizzatori) che hanno voluto sfilare per scandire il loro “No Dal Molin”. Molti dei teppisti, quelli che saranno identificati, saranno denunciati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e altri reati che la procura riterrà opportuno eventualmente contestare.
Il giorno dopo il questore Giovanni Sarlo, attorniato dai suoi funzionari, traccia il consuntivo di una manifestazione che ha riservato quanto tutti si immaginavano. «Anche perché - spiega pacato - se il corteo fosse stato tranquillo, come avrebbe dovuto senza le infiltrazioni esterne, non ci sarebbe stato l’evento mediatico con il ritorno a livello nazionale che invece c’è stato».
Come dire, col minimo sforzo, pochi minuti di scontri, il caso Vicenza è rimbalzato all’attenzione dell’opinione pubblica (prima notizia di Televideo e ampi servizi in tutti i telegiornali nazionali fino a ieri pomeriggio) come antipasto delle prevedibili e consuete proteste in occasione di ogni G8. Che quest’anno si svolgerà sull’asse L’Aquila-Roma.
PROVOCAZIONE.Il questore Sarlo calibra le parole, ma non può esimersi dall’analisi di quelli che per lui sono i dati oggettivi. «C’è stato un salto di qualità in questa manifestazione - osserva - perché si è visto quello che finora non si era mai registrato: la violenza. Circoscritta e limitata, ma pur sempre violenza è stata. Ed è un peccato, perché la stragrande maggioranza dei manifestanti è gente per bene che vuole rappresentare la propria idea di dissenso in termini civili, come si dovrebbe fare. Il fatto che si sia ricorsi alla violenza come mai prima d’ora si era constatato in questi cortei significa pur qualcosa. Intendiamoci, noi non siamo i santi e loro non sono i demoni, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Fin dall’inizio c’è stato un piano preordinato per ingaggiare uno scontro con polizia e carabinieri. Questo è stato pacifico. I momenti caldi sono stati due e le telecamere hanno ripreso bene che cos’è accaduto».
PATTI CHIARI. «Nessun accordo è stato mai fatto con gli organizzatori - aggiunge Sarlo -. Ho spiegato ai rappresentanti del Presidio in maniera chiara che non avremmo consentito l’ingresso nella base in costruzione perché in nessuna parte del mondo si può entrare in un’area militare. Inoltre, non si può lasciare il corteo sulla strada senza la presenza delle forze di polizia. Neanche nel paese dei puffi lo si fa. Abbiamo dislocato adeguate misure per evitare sfondamenti, tanto che ci siamo posizionati lungo l’argine perché se non l’avessimo fatto, viste le palesi intenzioni di alcuni, ci sarebbe stato il tentativo di ingresso nell’area. Tra l’altro, l’argine del Bacchiglione non è una strada, ma è del demanio e ci siamo schierati a difesa».
ATTACCHI. L’avvisaglia che sarebbe stato un pomeriggio ad alta tensione la si è avuta già in via degli Aeroporti a Rettorgole, dopo poche centinaia di metri dalla partenza, quando alcune decine di disobbedienti si sono diretti alle chiuse per gettare un simulacro di passerella per raggiungere l’argine e la rete di recinzione dell’ex aeroporto.
«Questa iniziativa dei disobbedienti non ha portato risultati e durante l’azione - spiega il questore - sono stati lanciati sassi e sono stati usati fumogeni contro il dispositivo di difesa». Poco dopo, davanti al corteo dove fino a quel momento la situazione era del tutto tranquilla, sono apparsi i “guerriglieri” con i caschi e le maschere, muniti di grossi scudi di plastica.
«Usando anche petardi ed estintori contro i carabinieri, come di recente è avvenuto a Torino - afferma Sarlo -, il gruppo di facinorosi voleva raggiungere la recinzione, ma è stato subito disperso. Quindi, mentre il reparto mobile della polizia di Padova bloccava la zona, abbiamo detto chiaro e tondo che i manifestanti avrebbero dovuto togliersi i caschi e gli scudi di plastica, oppure il corteo finiva lì. La mediazione è stata lunga, ma siamo stati irremovibili anche sulla circostanza che in testa al corteo tornasse la gente tranquilla e che i nostri uomini avrebbero accompagnato la manifestazione com’è sempre successo. Questo è avvenuto e non ci sono stati più problemi».
SBARRE DI FERRO E DENUNCE. I carabinieri prima della manifestazione vicino all’area di servizio di strada Sant’Antonino hanno rinvenuto 20 sbarre di metallo che avrebbero dovuto essere usate contro le forze dell’ordine. I funzionari delle varie sezioni della questura, con i colleghi delle altre province interessate, sono impegnati nell’identificazione di quanti sono stati protagonisti della scaramuccia di ponte Marchese. «Denunceremo tutti -, conclude Sarlo -, mentre i controlli lungo tutta l’area e il perimetro della base proseguiranno fino a quando saranno ritenuti necessari».
Fin qui l’analisi del capo della polizia vicentina, il quale ribadisce che l’area dell’ex Dal Molin è “off limits”.
«Ho esposto i dati oggettivi come si sono delineati l’altro giorno - conclude - quanto al resto è politica e io non ci metto becco. Sono questioni nelle quali non entro. Il fatto è, che sabato alcune centinaia di persone sono venute a Vicenza per cercare lo scontro con le forze dell’ordine. Questo, mi pare, col pacifismo e la gente che vuole rivendicare le proprie idee con spirito democratico, e che rispetto molto, non c’entra nulla. Con i facinorosi si applica la legge e le forze di polizia devono fare il proprio dovere. Sabato l’abbiamo fatto».

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